Don Ciotti al Paradiso: " Contro l'illegalità memoria attiva e non retorica"
BRINDISI – Giornata brindisina quella di oggi 13 marzo per don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera. Una provincia che don Ciotti ha visitato spesso, perché qui c’è il nucleo di Libera che ha fatto da apripista in Puglia per la presa in carico e la gestione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata. E perché questa è stata una delle frontiere, negli anni Ottanta e Novanta e sino alla sconfitta del contrabbando, nel 2000, della lotta alla Sacra corona unita.
Oggi gli scenari sono solo parzialmente mutati. La lotta alla legalità deve nutrirsi di memoria attiva e non di retorica, ha detto don Ciotti nel tardo pomeriggio, di fronte al pubblico di cittadini e autorità radunatosi nello spazio del Centro di aggregazione giovanile del quartiere Paradiso, creato anni fa dal Comune di Brindisi in quella che fu la villa di un caposquadra del traffico di sigarette. In mattinata don Ciotti è stato al Liceo linguistico Palumbo.
Un centro sociale, il Cag, nel cuore di uno dei quartieri polari della città, un quartiere dove la classe operaia e la piccola borghesia hanno convissuto con quella parte della società contaminata dal mercato parallelo costruito dal contrabbando, ma senza consegnarsi ad essa. Neppure quando qualcuno nascondeva bombe a mano nelle aiuole della scuola elementare, neppure quando imperversano gli agguati e gli omicidi.
Un quartiere che ha rivendicato il proprio diritto ad una vita dignitosa, non sempre ascoltato, per lungo tempo trascurato dai pubblici poteri. E anche oggi – forse qualcuno avrebbe dovuto ricordarlo – quando una minoranza ha assediato il parroco sui social e con scritte e manifesti, sol perché la chiesa si era schierata in difesa dei migranti.
Memoria attiva vuol dire, ha spiegato don Luigi Ciotti, vivere quotidianamente i principi della difesa della legalità, nei comportamenti individuali innanzitutto. Discorso rivolto soprattutto, immaginiamo, a coloro i cui comportamenti personali incidono maggiormente nella vita pubblica. Solo così il ricordo di chi ha dato la vita per liberare i territori dall’oppressione mafiosa diventa pratica e produce frutti.
Il percorso virtuoso, la strada da seguire, è la diffusione della cultura nella società. La cultura esclude i principi del potere mafioso, la subordinazione all’illegalità, ha esortato don Luigi Ciotti. E la scuola deve essere il cuore di questa emancipazione.