In 200 in piazza a Brindisi: "Lavorare non è più un diritto"
Manifestazione contro il governo in piazza Vittoria, fra insofferenza nei confronti dell'obbligo delle mascherine e rabbia per le misure anti Covid
Dei problemi concreti di commercianti e partite Iva e di proposte per superarli si è parlato poco. L’insofferenza nei confronti dell'obbligo delle mascherine e la rabbia per le misure di contenimento della pandemia da coronavirus hanno fatto da filo conduttore della manifestazione contro il governo che si è svolta stasera (giovedì 29 ottobre) a Brindisi. Circa 200 persone, alcune delle quali provenienti anche da Erchie e Mesagne, si sono ritrovate in piazza Vittoria in quella che gli organizzatori hanno definito un’assemblea pubblica. Il megafono è passato di mano in mano per circa un’ora e mezza, fra le 20 e le 21.30, senza particolari momenti di tensione, in una cornice di sicurezza garantita dalla Digos, con il supporto dei colleghi del Reparto Mobile, rimasti in disparte.
I manifestanti hanno esposto vari striscioni. “Se lavorare non è più un diritto – si leggeva su uno di questi – pagare le tasse non è più un dovere”. E poi ancora: “Con noi muoiono i nostri dipendenti”; “Noi chiediamo autonomia ma vogliamo lavorare”; “Dopo tanta agonia e Dpcm vari è venuta a mancare la libertà del lavoro, ne danno il triste annuncio tute le partite Iva di Mesagne”.
I promotori del sit in hanno espresso la volontà di coordinarsi con gli organizzatori di altre iniziative analoghe che si sono svolte in altre città italiane. L’obiettivo finale è quello di una manifestazione di piazza a Roma. Ma intanto ci si sta organizzando per una seconda assemblea che potrebbe svolgersi martedì prossimo (3 novembre), davanti alla prefettura. La stessa location, intanto, domani pomeriggio, alle ore 18.30, ospiterà una manifestazione promossa dalla Confesercenti Brindisi.