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Omicidi Cairo e Spada, svolta dopo più di 20 anni: fermati due fratelli

Sottoposti a provvedimento di fermo del Pm, Cosimo Morleo ed Enrico Morleo, ritenuti rispettivamente il mandante e l'esecutore materiale dei delitti dei due imprenditori, aggravati dalla premeditazione e dal metodo mafioso. Decisive le rivelazioni di un collaboratore di giustizia

BRINDISI – A più di 20 anni di distanza, arriva la svolta nei casi riguardanti la scomparsa di Salvatore Cairo e l’omicidio di Sergio Spada, imprenditori brindisini attivi nel settore dei casalinghi (cosiddetti padellari). All’alba di oggi i poliziotti della Squadra mobile di Brindisi diretti dal vicequestore Rita Sverdigliozzi hanno eseguito un provvedimento di fermo del pm della Dda di Lecce, Milto Stefano De Nozza, a carico dei fratelli brindisini Cosimo Morleo, 57 anni, ed Enrico Morleo, 56 anni, per il reato di duplice omicidio pluriaggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso. I due delitti sarebbero stati commessi rispettivamente nel maggio 2000, quando scomparve Salvatore Cairo, e nel novembre 2001, quando il corpo privo di vita di Sergio Spada venne ritrovato in un’area di servizio dismessa sulla circonvallazione di Brindisi, con un foro di proiettile sulla nuca. Il fatto che la svolta fosse nell'aria lo si era capito dal sopralluogo effettuato lo scorso gennaio presso un deposito all'inizio della litoranea sud di Brindisi, nei pressi della zona industriale, in cui si presume sia stato consumato l'omicidio di Cairo. 

Video: i due indagati condotti in carcere

Pozzo omicidio Cairo-2

Da quanto appurato dagli inquirenti, Cosimo Morleo ed Enrico Morleo sarebbero stati rispettivamente il mandante e l’esecutore materiale degli omicidi. Inoltre le “efferate modalità esecutive – si legge in una nota a firma del procuratore della repubblica di Lecce, Leonardo Leone De Castris – ed il relativo movente hanno permesso di ritenere entrambe le ipotesi delittuose aggravate dal metodo mafioso”. (Nella foto in basso, Enrico Morleo)

Enrico Morleo-3

Riguardo all’omicidio di Cairo, “sono stati acquisiti elementi idonei a sostenere che questi sia stato assassinato perché ritenuto responsabile di un ammanco di diversi milioni di lire commesso ai danni della Golden Star (società attiva nel commercio di articoli per la casa, di fatto riconducibile a Cosimo Morleo ed allo stesso Salvatore Cairo, liquidata a causa di tale evento), nonché responsabile di aver violato, costituendo la società Indoor Srl, l’obbligo conseguentemente impostogli da Cosimo Morleo di non svolgere una autonoma attività di distribuzione all’ingrosso di articoli per la casa ma solo ed esclusivamente, quella di vendita ‘porta a porta”.  Secondo gli inquirenti “l’omicidio sarebbe stato consumato con estrema brutalità ed il corpo, una volta fatto a pezzi, occultato con le modalità tipiche della cosiddetta lupara bianca”. (Nelle foto in basso, Cosimo Morleo)

 Cosimo Morleo-2

Per quanto riguarda l’omicidio Spada, “è stato inoltre verificato dall’ipotesi accusatoria che la vittima sia stata uccisa perché ritenuto responsabile, da Cosimo Morleo, di essersi ingerito nel rapporto di esclusiva che legava la Mc Europe (società distributrice di articoli per la casa, di fattto riconducibile a Cosimo Morleo) alle società “Tutto Srl” e “Inox Pran” nonché perché ritenuto responsabile di aver stipulato un preliminare di compravendita con il legale rappresentante della Indoor, avente ad oggetto l'acquisto del capannone  di tale società, già acquistato da Cairo e per il quale aveva manifestato interesse Cosimo Morleo”. Tale capannone, fra l’altro, poi sarà oggetto di danneggiamento ad opera di ignoti dopo la morte di Spada.

Le testimonianze decisive

Le nuove indagini, partite a settembre 2021, sono scaturite dalla testimonianza di Massimiliano Morleo, che ha avviato il percorso di collaborazione con la giustizia dopo essere stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Sincro”, sfociata in un processo celebrato con rito abbreviato che la scorsa settimana si è concluso con la condanna dello stesso Massimiliano Morleo e di altri cinque imputati. Ma non solo. Fondamentale anche la testimonianza di un uomo, 18enne all’epoca dei fatti, che nel maggio 2000 si sarebbe trovato, per motivi di lavoro, nel luogo in cui, stando al suo racconto, il cadavere di Cairo fu fatto a pezzi, per poi essere distrutto con il fuoco e l’acido. 

Quest'ultimo ha raccontato ai poliziotti della Squadra mobile e al pm della Dda di Lecce, Milto Stefano De Nozza, di essere stato all'epoca dei fatti minacciato di morte e per questo di non aver mai rivelato quanto aveva visto. A convincerlo a deporre, una volta saputa la verità, è stata la moglie. Nel provvedimento di fermo ci sono anche le intercettazioni delle conversazioni di uno dei due indagati che, prima di essere arrestato, rappresentava il timore alla compagna di passare in cella il resto della sua vita. 
Per condurre le indagini, riaperte dopo la collaborazione di Massimiliano Morleo, è stata ricostruita la stessa squadra investigativa che aveva operato fino al 2003 e che aveva dovuto arrendersi, all'epoca, alla mancanza di elementi certi per procedere. Per entrambi gli indagati il pm ha ritenuto fosse concreto il pericolo di fuga. In una conversazione emerge che uno dei due aveva dichiarato di aver "preparto le valigie".

La scomparsa di Cairo

Salvatore Cairo, 36enne, la mattina del 6 maggio 2000 era atteso a Lecce per un appuntamento di lavoro. La moglie lo aspettava per pranzo. Ma il marito non rientrò mai. Il 9 maggio l’auto dell'imprenditore fu recuperata nei pressi dello svincolo per Squinzano (Lecce) della strada statale che collega Brindisi a Lecce.

Salvatore Cairo(1)-2

La macchina era stata abbandonata nelle campagne con le chiavi inserite nel quadro di accensione. Sul sedile lato passeggero vi erano segni di bruciatura. Le forze dell’ordine rinvennero all’interno dell’abitacolo una valigetta con dei documenti di lavoro. Le sue spoglie non sono mai state ritrovate. Il 4 aprile 2011 il tribunale di Brindisi ordinò la pubblicazione per richiesta di morte presunta dell’imprenditore.

L’uccisione di Spada

Diciotto mesi dopo fu ucciso il 46enne Sergio Spada, titolare della ditta Diamont. Il corpo privo di vita, con un colpo di pistola alla nuca, fu ritrovato in un distributore di benzina abbandonato situato sulla circonvallazione di Brindisi, nei pressi di Sant’Elia, alle prime luci del 20 novembre 2001.  Spada fu visto per l’ultima volta intorno alle ore 21 della sera precedente, quando lasciò il suo ufficio, al rione Santa Chiara, per rientrare presso la sua abitazione al rione Casale. La moglie, come accadde per la consorte di Cairo, lo attese invano. 

Il sequestro del deposito

I due casi sono tornati d’attualità lo scorso 22 gennaio, quando la Squadra Mobile e la Scientifica di Brindisi hanno posto sotto sequestro un immobile nella zona industriale di Brindisi, in località Santa Teresa. Si tratta di un fabbricato che all’epoca dei fatti era utilizzato come deposito di legna. Quello, da quanto appurato dagli investigatori, fu il luogo in cui venne ucciso Salvatore Cairo. Gli investigatori perlustrarono l’area per giorni, scoprendo un vecchio pozzo coperto da una lastra di cemento. Il sito fu ispezionato con cura, ma da quanto risulta non vennero ritrovati resti umani. 
 

Articolo aggiornato alle ore 11:54 (indagini partite dalla testimonianza di un collabiratore di giustizia)

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