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I medici: "Inquinamento ambientale, questione irrisolta e le malattie aumentano"

I medici: "Inquinamento ambientale, questione irrisolta e le malattie aumentano"

BRINDISI – Estremamente preoccupato dall’involuzione dei problemi ambientali a Brindisi e in alcune aree della provincia il consiglio dell’Ordine dei Medici lancia un invito alla Regione Puglia affinchè venga istituito e attivato con le dovute procedure e garanzie scientifiche il Registro regionale dei timori, e torna a denunciare un incremento non solo delle malattie neoplastiche, ma anche di quelle endocrine e cardiovascolari. L’aggancio con la discussione in atto in questi giorni attorno al rinnovo della convenzione con Enel è immediato.

“Il Consiglio dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Brindisi, dopo aver esaminato le recenti vicende di cronaca in materia ambientale e riconsiderate questioni di vecchia data, esprime preoccupazione per l’impatto sulla salute dei cittadini, in particolare dei bambini, della complessiva situazione ambientale del capoluogo e di alcune aree della provincia. Il grave inquinamento chimico della falda di pertinenza dell’area industriale- dice l’organismo di rappresentanza dei medici  - rilevato dalle caratterizzazioni, ancorché non ancora oggetto di azioni di contrasto e di bonifica, può aver prodotto effetti sanitari nelle aree limitrofe che non risultano essere stati indagati”.

“A Torchiarolo – prosegue il comunicato - gli sforamenti nei valori di PM10 delle centraline per l’inquinamento atmosferico sono attribuiti dall’Arpa a emissioni di camini ed a combustioni illecite operate da cittadini. Ben diversa da questa valutazione sembra quella del Procuratore della Repubblica di Brindisi resa pubblicamente all’indomani dei provvedimenti giudiziari concernenti le torce del Petrolchimico. È necessario porre rimedio al fatto che la rete di rilevamento passata in gestione all’Arpa abbia centraline mal collocate e che registrano il PM10 e non il PM5 o il PM 2,5 in assenza del piano di monitoraggio globale previsto come prioritario nel piano di risanamento dell’area ad elevato rischio di crisi ambientale”.

A Brindisi non si comprende come, prosegue la nota dell’Ordine dei medici, “dopo le motivazioni del sequestro giudiziario, sia stato possibile ritenere autorizzabile la riapertura della discarica della piattaforma polifunzionale per rifiuti pericolosi colmata  ben al di sopra del livello di campagna. Né come sia possibile pensare di poter introdurre una nuova centrale a biomasse dopo quella annessa allo zuccherificio appena avviato nell’area industriale”.

È motivo di preoccupazione per la categoria medica, nel settore agricolo. “l’impiego incontrollato di pesticidi e fitofarmaci che mette a rischio la salute di lavoratori e consumatori. Così come lo stravolgimento della vocazione agricola del nostro territorio con la sostituzione delle colture con impianti fotovoltaici che avranno come conseguenza un massiccio impiego di diserbanti”.

Il giudizio sulla bozza di convenzione non pare positivo: “Non si vedono iniziative concrete né per la sostituzione né per la riduzione del carbone bruciato nelle centrali brindisine ma anzi assistiamo a proposte di combustione di materiale  proveniente da rifiuti che aumenterebbe soltanto l’immissione di pericolosi inquinanti nell’ambiente. I rifiuti dovrebbero essere interamente recuperati - dice ancora l’Ordine dei medici - così come raccomanda da anni l’Unione Europea proprio perché è stato riconosciuto che la riduzione delle emissioni di diossine nell’ambiente può derivare solo da una diminuzione del ricorso all’incenerimento”.

Dalla differenziata che si fa poco al tema delle patologie in aumento: “Le pratica medica percepisce un incremento delle malattie neoplastiche e cardiovascolari (peraltro già rilevato da anni negli studi disponibili) ma anche di quelle endocrine, in particolare della tiroide, ed ematologiche. Riteniamo che siano necessari studi epidemiologici approfonditi e settoriali. Studi in cui  siano adeguatamente analizzate le popolazioni esposte  a fonti di rischio sanitario e in cui si tenga in debito conto la distribuzione degli inquinanti in base alle caratteristiche delle fonti ed al mutare delle condizioni meteorologiche”.

Ci sono casi particolari in cui “studi epidemiologici sono necessari non solo nel comune capoluogo ma anche in Comuni come Ceglie Messapica la cui popolazione non ha ancora trovato risposta all’eccesso di mortalità per tumore al polmone registrato dai dati Istat fin dal 1980. In particolare il Consiglio dell’Ordine non ritiene più tollerabile il ritardo della Regione Puglia e delle sue articolazioni (Assessorato alla Salute, Osservatorio Epidemiologico Regionale, Dipartimenti di Prevenzione ed Unità di Epidemiologia e Statistica delle ASL) nell’attivazione di un Registro Tumori Regionale realizzato con procedure e metodologie scientificamente validate”.

La conclusione: “La situazione ambientale della Provincia ha bisogno di una duplice risposta: da un lato una azione di contrasto delle nocività note con il contenimento delle emissioni inquinanti e con una politica dei rifiuti tesa al riutilizzo degli stessi; dall’altro una azione di approfondimento epidemiologico che permetta di conoscere per tempo fonti di rischio per la salute”.

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