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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Neonato morto, le versioni sull'accaduto

BRINDISI - “Secondo quanto è stato riferito ai miei assistiti, i genitori del neonato, la morte sarebbe avvenuta per l’ingestione di un quantitativo eccessivo di liquido amniotico. Quello che intendiamo appurare è se, nel caso in cui si fosse intervenuti prima, si sarebbe potuto evitare il tragico epilogo”.

BRINDISI - “Secondo quanto è stato riferito ai miei assistiti, i genitori del neonato, la morte sarebbe avvenuta per l’ingestione di un quantitativo eccessivo di liquido amniotico. Quello che intendiamo appurare è se, nel caso in cui si fosse intervenuti prima, si sarebbe potuto evitare il tragico epilogo”. E’ quanto spiega Giovanni Zaccaria, l’avvocato della famiglia della partoriente, una donna di 34 anni di Carovigno (Brindisi) che nella tarda serata di martedì scorso ha dato alla luce un bimbo senza vita.

“Abbiamo presentato stamani un esposto in procura, chiedendo di fare chiarezza – riferisce il legale – ho appreso dal padre del neonato che tanto la moglie, quanto l’incubatrice cui si è fatto ricorso in seguito, sono stati condotti dal nono piano alla sala operatoria che si trova al quinto attraverso una rampa esterna, perché gli ascensori erano rotti. Ad ogni modo noi vorremmo comprendere più in generale se vi sia stata colpa medica, visto che l’ultima ecografia era stata eseguita il 2 gennaio, mentre il parto cesareo era fissato per l’8 gennaio”.

Secondo quanto riferito nella denuncia la giovane madre avrebbe percorso in barella un tratto esterno del nosocomio, scortata dai vigilantes, dopo essere stata avvolta in alcune coperte. “Nessuna connessione tra la morte del neonato e i guasti agli ascensori”, ritiene invece la Asl di Brindisi che ha già eseguito una ricognizione interna sulla vicenda della donna che nella serata di martedì 7 gennaio ha dato alla luce un neonato morto all’ospedale Perrino di Brindisi. A quanto ha potuto apprendere il direttore sanitario Graziella Di Bella la donna, al nono mese di gravidanza, aveva in programma il parto cesareo, sempre nel reparto di Ginecologia dell’ospedale Perrino di Brindisi, con appuntamento fissato per la mattinata dell’8 gennaio.

Dopo aver accusato dei fastidi, però, si sarebbe recata, la sera prima, dal suo medico curante che le avrebbe consigliato di andare in ospedale. La partoriente, sempre stando a quanto risulta alla direzione sanitaria, è giunta autonomamente in reparto senza passare per il pronto soccorso alle 21.55: l’unità di Ginecologia si trova al nono piano e vi sarebbe arrivata con un elevatore di quelli “piccoli”. Una volta visitata, i medici le hanno consigliato di anticipare l’intervento: alle 22.30 è stata allestita la sala operatoria che si trova al quinto piano, alle 23 vi è giunta l’equipe di neonatologia.

Per andare in sala operatoria, a quel punto, la paziente trasportata su una barella avrebbe effettuato un percorso diverso da quello solito, a causa del malfunzionamento di un blocco di ascensori. Alle 23.24 il feto è nato, ma era già senza vita. Questa la ricostruzione della Asl, ad ogni modo nell’esposto esposto presentato oggi in procura si chiede il sequestro delle cartelle cliniche e l’autopsia, oltre all’accertamento di un eventuale nesso di causalità tra i guasti agli ascensori del Perrino, che si ripetono ormai quotidianamente da circa un mese, e quanto accaduto al feto.

L’inchiesta è quindi stata avviata, come per prassi. Si attende il conferimento incarico che potrebbe essere disposto già nelle prossime ore. Il fascicolo non è stato ancora assegnato dal procuratore capo a un sostituto.

 

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