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Venerdì, 26 Aprile 2024
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A Mesagne si è chiuso un ciclo per la sinistra, ma non vanno perdute le idee ispiratrici

Si è aperto da giorni, attraverso iniziative, analisi, commenti, un dibattito sul centro-sinistra mesagnese, e non solo mesagnese, al quale intendo dare un contributo. Ritengo che questo dibattito non solo vada alimentato ma sarebbe anche opportuno che lo sforzo di chiunque intenda cimentarsi fosse quello di elevarlo sempre più

Si è aperto da giorni, attraverso iniziative, analisi, commenti, un dibattito sul centro-sinistra mesagnese, e non solo mesagnese,  al quale intendo dare un contributo. Ritengo che questo dibattito non solo vada alimentato ma sarebbe anche opportuno che lo sforzo di chiunque intenda cimentarsi fosse quello di elevarlo sempre più, perché non ne gioverebbe solo il centro-sinistra e i partiti o movimenti che ne fanno parte ma ritengo che ciò comporterebbe un vantaggio per la città, la quale rischia di finire sullo sfondo quando è altresì necessario che ritorni ad essere l’oggetto principale della discussione.

Occorre ripartire dai problemi.  Un’esperienza amministrativa volge al termine e porterà via con sè una grande stagione politica. Non sto parlando di un fallimento e non sono ispirato da tattica pre- elettorale, anche se in questi giorni mi è parso di capire, dalle dichiarazioni dell’on. Toni Matarrelli, che l’esercizio in voga sia quello di prendere le distanze dal sindaco e dalle scelte di governo di questi anni, dopo aver assunto ruoli quanto meno da comprimari condizionando in ogni momento l’esperienza amministrativa nel bene o nel male (ai posteri l’ardua sentenza).

Io intendo riferirmi alla fine della stagione politica del centro-sinistra, ma soprattutto alla consunzione delle idee che hanno ispirato l’azione di governo per diversi anni. Guardo a questa esperienza non per il rifiuto di andare oltre o per nostalgia ma proprio perché bisogna volgere lo sguardo verso il futuro e in questo senso la storia ancora può dire qualcosa.

Due idee fondanti sono stati alla base delle realizzazioni del centro-sinistra: liberare la città dal fenomeno mafioso e dalla illegalità, processo che ha comportato una “riforma” della società, un nuovo modo di concepire lo sviluppo economico locale, e intere aree a partire dal centro storico “riconsegnate” alla città (tanto ancora c’è da fare se penso al combinato disposto di nuovi modelli che ispirano in alcuni casi le più giovani generazioni e il lavoro e l’occupazione che non arrivano anche di fronte al peso di grandi sacrifici); la cultura come baluardo del cambiamento e come idea interconnessa alla prima.  

Sulla base di queste due intuizioni poggiava un patto con la città che ha garantito buon governo e grandi cambiamenti. Esaurita la carica propulsiva di questa stagione credo che la cosa con la quale confrontarsi sia la ridefinizione della sinistra, in quanto movimento reale e non come una categoria del pensiero, sulla base di idee nuove. Se il centro-sinistra non accetta questa sfida non basteranno più cartelli elettorali. Problemi vecchi e nuovi sono sul tavolo. Qualcuno bisognerà affrontarlo entro la fine di questa esperienza amministrativa.

Penso al grande tema della rigenerazione urbana del quartiere “ex campo sportivo”, penso al centro storico con una destinazione da dare a piazza Commestibili (da sottrarre allo stato di abbandono), il progetto di ampliamento della zona Pip, il monitoraggio dei lavori per la conclusione della circonvallazione con conseguente ripensamento della viabilità urbana. Ma oltre all’esperienza di governo la sinistra deve provare a ripensare i canoni sui quali costruire la città nuova, tenendo presenti quali sono i nuovi attori sul campo a partire da quelli istituzionali.

Un esempio sono le provincie: abolite qualche giorno fa dalla riforma del Senato, ma al momento ancora in piedi con le stesse funzioni,  i cui organi esecutivi saranno eletti ad ottobre dai consigli comunali. Tutto ciò implica che i grandi temi a partire dallo sviluppo economico non potranno che essere ripensati per realtà territoriali più vaste e con comuni limitrofi.

La possibilità generare nuove economie non potrà più prescindere da una seria riflessione sull’agricoltura, tema che oltre a non poter essere più eluso o abbandonato a se stesso può ritornare ad essere principale vocazione della nostra economia, produrre nuova occupazione, basti vedere come ormai questo settore è legato a doppio filo allo sviluppo del terziario, dei servizi e del turismo rurale. Ma chiede soluzione (sempre nell’ambito del tema dell’agricoltura) il grande problema del nutrimento, che con la crisi più buia da un secolo a questa parte interessa anche in maniera rilevante il nostro territorio (chiedere alle associazioni di volontariato che da diversi mesi aiutano e assistono famiglie disagiate che aumentano sempre più).

Francesco RogoliE ancora il tema dell’ambiente e della gestione del ciclo dei rifiuti che, in seguito all’accorpamento degli Ato, riguarderà un ambito territoriale più esteso. Credo che processi virtuosi come la raccolta differenziata non possano più pesare sulle spalle delle famiglie, con percentuali di differenziata più basse e città sempre meno pulite. In questo senso molto può e deve fare la Regione garantendo in ogni territorio o nuovo ambito la chiusura del ciclo abbattendo i costi per lo smaltimento.  

Occorre far rientrare sacche di cittadini a rischio di esclusione sociale attraverso un ripensamento del sistema di welfare alla luce dei problemi che hanno riguardato l’ambito numero 4 di cui il  nostro è comune capofila. Serve riaprire una discussione su quali politiche urbanistiche intendiamo fondare lo sviluppo di questa città, a partire dal centro storico cui facevo cenno prima fino ad arrivare alle periferie e perché no, considerare l’omogeneità di un territorio dentro confini sempre più vasti (Nella foto, il segretario del Pd di Mesagne, Francesco Rogoli).

Un centro-sinistra che intende proporsi come nuovo non può non partire da una discussione sul Pug.  Per governare questi processi, che riguardano la qualità della vita dei cittadini, i diritti al lavoro, alla salute, all’ambiente, alla non esclusione economica e fisica attraverso aree urbane che si integrino sempre più  la sinistra avrà bisogno di un popolo. Per questo non serve una discussione tra gli eletti o peggio che si fossilizzi sulla cronaca di accordi elettorali.

Se il centro-sinistra che si propone al governo della Puglia e vuole riproporsi al governo della città non fa leva sulla grande ambizione, cioè quella di essere a capo di un percorso di cambiamento ricercando il protagonismo della gente, e lascia spazio alla piccola ambizione che coincide con quella personale, si potrà anche vincere la sfida elettorale ma sarà arduo superare la prova del governo. Per questa ragione il dibattito che riguardi solo la scelta tra gli uomini o le donne che concorreranno a rappresentare le istituzioni non serve a nessuno.

Anche sulla selezione del personale politico non bisogna precludere la possibilità di affidarsi al popolo del centro-sinistra da chiamare a raccolta attraverso strumenti di consultazione democratica e aperta. Ci si confronti quindi e si discuta apertamente senza che alcuno senta di essere l’innovatore assoluto contro i conservatori come emerge dalla stampa locale di questi giorni. Un’altra cosa il centro-sinistra non dimentichi: se è vero, come tanti scrivono, che il vecchio non c’è più, il nuovo non c’è ancora, occorre che prenda forma sulla base di sfide nuove.

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