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A cura di Blog Collettivo

La menzogna: perché diciamo bugie, dall'infanzia all'età adulta

Tutti mentiamo prima o poi, è normale, istintivo. E se affermassimo il contrario già saremmo bugiardi! La società punisce chi mente, con l’etica e leggi stabilite. Eppure, è impossibile non mentire mai a nessuno

Tutti mentiamo prima o poi, è normale, istintivo. E se affermassimo il contrario già saremmo bugiardi! La società punisce chi mente, con l’etica e leggi stabilite. Eppure, è impossibile non mentire mai a nessuno. La forza della menzogna risiede nel suo potere di ricreare la realtà, di plasmarla a piacimento, poiché sentiamo più potere mentendo, anziché dicendo la verità, attenendoci alla faticosa corrispondenza tra le parole e i fatti. Mentre gli animali assumono comportamenti ingannevoli per la sopravvivenza, la difesa della nidiata, del cibo; noi lo facciamo per motivi più egocentrici. 

Il percorso evolutivo della bugia

Ogni età e ciascuno dei due sessi ha le proprie bugie tipiche. La menzogna come conquista cognitiva serve al bambino per cercare la sua posizione e indipendenza nel contesto familiare, sviluppando un proprio pensiero, per misurare la reazione dell’adulto a tale comportamento, per paura, bisogno di rassicurazione o di percezione inesatta della realtà. 

A partire dall’adolescenza, motivo psicologico tipico della bugia è il bisogno di nascondere parti di sé.  Da adulti mentiamo per svariati motivi: timidezza, evitare punizioni (evitamento), ottimizzare la reputazione e il prestigio (acquisizione); quando mentiamo per non creare litigi nella coppia o nelle relazioni, evitare la sofferenza delle persone amate, proteggerci stiamo difendendo qualcosa, sono le bugie buone e sono vitali perché tutelano il nostro Sé dai traumi che deriverebbero se prendessimo coscienza di come stanno le cose.

La bugia e il tradimento

Nel momento in cui si mente un tradimento, le cose cambiano e qui si apre un vasto capitolo che potremo sviscerare in un altro ambito. Sembra poi essere caratteristica maschile raccontare menzogne per esagerare le proprie qualità; mentre per le donne mentire è connesso ad un clima relazionale di confidenze e segreti giurati e poi traditi. Importante è l’autoinganno che ci lascia confusi, poiché mettiamo in atto un meccanismo di difesa come la razionalizzazione e la denegazione. Con la prima inventiamo spiegazioni del nostro o altrui comportamento assicuranti o funzionali per noi ma non corrette. Nella denegazione rifiutiamo di riconoscere qualche aspetto della realtà interna o esterna evidente per gli altri. In entrambi i casi potremo iniziare anche a crederci a quella bugia come reale. 

La bugia patologica

In tutte le situazioni citate mentire possiamo dire che sembra essere una difesa.  La bugia patologica non ha scopo, non si riesce a distinguere la verità dalla fantasia, e danneggia le diverse sfere di vita. La capacità di inganno comporta anche e necessariamente quella di prevedere gli effetti del proprio agire sugli altri, di immaginazione del futuro, di buona memoria. La potenza della menzogna si manifesta nei confronti degli ingannati e del mentitore stesso, poiché diviene la sua prigione, nella quale convive con il senso della vergogna, della morale, della potenza della verità e del giudizio. 

Le modalità del raccontare una bugie cambia in base allo scopo, al contesto, alle caratteristiche personali e della persona da ingannare. Ci sono bugie raccontate in modo contrario tale che la vittima non ci creda: il marito che, dopo un incontro con l’amante, torna a casa e, alla domanda sospettosa della moglie: “dove sei stato?”, risponde senza scomporsi: “dove vuoi che sia stato, dall’amante!”. 

Insomma ognuno di noi è stato vittima di menzogne come ognuno di noi ha a sua volta mentito, ma ricordiamoci che

"si può mentire a qualcuno per sempre, a tutti per qualche tempo, ma non a tutti per sempre” (A. Lincoln). 

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