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A cura di Blog Collettivo

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Allattamento in pubblico tra vecchi tabù e forti ipocrisie

Mi sono chiesta che cosa può dar fastidio nel vedere una donna che allatta al seno il proprio cucciolo e creare, in alcuni, un disagio tale da scomodare “un’offesa al pudore”. Cosa si può trovare di sconveniente in un gesto così naturale?

Mi sono chiesta che cosa può dar fastidio nel vedere una donna che allatta al seno il proprio cucciolo e creare, in alcuni, un disagio tale da scomodare “un’offesa al pudore”. Cosa si può trovare di sconveniente in un gesto così naturale? Che cosa di inadeguato ci sarebbe in una pratica che imbarazza molti, tanto da aver indotto alcune neomamme ad interrompere bruscamente il nutrimento del proprio bimbo, abbandonare il luogo pubblico nel quale sono state guardate con disapprovazione, nell’urgenza di una poppata “concessa” in un ristorante, in un aeroporto o in un centro commerciale.

Rimango perplessa nell’osservare “l’uso” legittimo e comunemente accettato della mercificazione del corpo di una donna, vestita discintamente e in atteggiamenti seduttivi, per pubblicizzare la vendita di un orologio da uomo o un’automobile di lusso. C’è da chiedersi se queste pratiche consolidate urtino o meno la “sensibilità” di quelle stesse persone..

Certo è che le poppate vanno soddisfatte ogni qual volta si presentino e non sempre si riesce a programmarle. Né si può negare il diritto, salutare alla mamma e al bambino, di poter uscire all’aria aperta, anche per una passeggiata tra amiche o, addirittura, arrivare a costringere entrambi a nascondersi in un bagno, poco accogliente, di un qualche luogo pubblico. I bimbi hanno il diritto  di esser nutriti “dove, come e quando” è più opportuno per loro. Così recita anche la Convenzione dei diritti dell’Infanzia, ratificata anche dall’Italia nel ’89 e in 190 Paesi nel mondo.

Cosa fare per superare queste ipocrisie e questi incomprensibili tabù? A parte il buon senso, evidentemente ancora poco ancorato nel quotidiano di molti, c’è ancora molta strada da fare per compiere questa necessaria rivoluzione culturale. Si possono portare avanti campagne di sensibilizzazione che riportino, i più reticenti, alla rassicurante “naturalezza” della pratica, facendo vedere, in luoghi e mezzi pubblici, foto di donne che allattano al seno.

Una ragguardevole iniziativa è stata promossa dall’Unicef, con i cosiddetti baby pit stop, che hanno consentito, in varie città italiane ed in prestigiose location, come la Reggia di Caserta, di allestire uno spazio confortevole dove poter comodamente allattare i propri pargoli. Anche a Brindisi, grazie alla sinergia di tre associazioni del territorio, Adisco, Rotary C. Brindisi Appia Antica e Ammi, nel marzo di questo anno, vi è stata una speciale raccolta fondi per inaugurare uno spazio attrezzato all’allattamento in un edificio pubblico e fare in modo che anche qui sia sdoganato quell’amorevole atto di intimità, unicità e totalità, che spaventa ancora molti. (gabriella.gravili@yahoo.it)

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