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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Dopo le primarie dei parlamentari, un partito con dirigenti rinnovabili

Quando avremo alle spalle anche queste primarie per i parlamentari, spero che qualcuno si occupi di dare sostanza al partito. In verità altre primarie ci aspettano, quelle per l’elezione del segretario nazionale se Bersani dovesse andare a palazzo Chigi e quelle di tutte le altre cariche di partito che scadrebbero con il congresso. Tuttavia il tema all’ordine del giorno non saranno a quel punto le carriere, le rappresentanze nelle istituzioni ma come il Pd intende svolgere il suo ruolo nella società. Di tutta questa stagione alcune cose sono indiscutibili. La prima riguarda quello che chiamerei il piacere della partecipazione.

Quando avremo alle spalle anche queste primarie per i parlamentari, spero che qualcuno si occupi di dare sostanza al partito. In verità altre primarie ci aspettano, quelle per l’elezione del segretario nazionale se Bersani dovesse andare a palazzo Chigi e quelle di tutte le altre cariche di partito che scadrebbero con il congresso. Tuttavia il tema all’ordine del giorno non saranno a quel punto le carriere, le rappresentanze nelle istituzioni ma come il Pd intende svolgere il suo ruolo nella società. Di tutta questa stagione alcune cose sono indiscutibili. La prima riguarda quello che chiamerei il piacere della partecipazione.

Mentre tutti gli altri attori della scena politica, da Monti a Grillo, si baloccano con nomine e atti autoritativi, il Pd ha scelto la strada maestra del coinvolgimento di iscritti e elettori. Si tratta di una acquisizione irrevocabile. Anche chi non pensa che le primarie siano il fine ma più semplicemente un mezzo buono per selezionare classe dirigente, deve ammettere che è molto meglio decidere in grande compagnia che in circoli ristretti. Al tempo stesso questa partecipazione si rivela come il frutto di una lunga e generosa opera di migliaia di costruttori. Il partito pesante, come ho scritto altre volte, aiuta l’avvento del partito leggero.

Il Pd si trova così nella particolare congiuntura di essere al tempo stesso l’ultimo e unico partito della vecchia tradizione e il primo della nuova era. Questo dovrebbe dare uno spazio maggiore a chi nel partito è in grado di tenere assieme le due scelte. C’è bisogno di dirigenti capaci di allestire e tenere in azione una macchina organizzativa e di dare ad essa l’obiettivo di costruire rapporti politico-sociali. Se ci si pensa bene il modello di partito che sta venendo avanti utilizza il meglio dei partiti precedenti in quanto ripropone la centralità dell’organizzazione territoriale, la sua universalità ma  sollecita l’attenzione verso l’intera società verso una  nuova procedura democratica.

Il limite delle primarie, e anche di quelle per i parlamentari, è che spesso rischiano di premiare chi ha già una posizione di rilievo. Non c’è dubbio che chi ricopra cariche elettive sia favorito rispetto all’outsider che  non ha avuto la stessa visibilità. Si può cioè manifestare un primato del partito degli assessori, ovvero dei consiglieri comunali e regionale nonchè dei parlamentari uscenti, rispetto a chi nel partito  lavora nell’ombra. Non c’è rimedio a questa situazione se non nella vitalità delle organizzazioni di base che dovrebbero essere più incisive nel dare spazio a chi lo spazio se lo è guadagnato ma trova lo sbocco ostruito da rendite di posizione. Questo dovrebbe spingere chi vuole mettersi in mostra a cercare un consenso virtuoso piuttosto che uno vizioso.

Intendo dire che la nuova classe dirigente si potrà affermare se riuscirà a fare delle  organizzazioni che dirige un vero canale di collegamento con la società. Il Pd si trova in un momento in cui può realizzare un doppio obiettivo: quello di chiamare alla partecipazione quei cittadini che vogliono farlo ma non intendono o non possono dedicare tutto il loro tempo libero alla politica e al tempo stesso selezionare una classe dirigente sulla base dell’aggancio popolare. Partito di quadri e di massa. Vi ricorda qualcosa? A me fa venire in mente più che le assonanze le differenze. Una fra tutti: la possibilità che i nuovi gruppi dirigenti siano transitori, che l’incarico che ricoprono sia contendibile.

Questo può rendere il nuovo partito assai diverso da quelli precedenti. Non so se accadrà  nelle prossime settimane. Vedo troppa gente saltare da un incarico ad un altro e aspirare a nuovi impegni lasciando quelli per cui poco tempo fa ha chiesto il voto popolare. Tuttavia, loro malgrado, il meccanismo che si sta rodando dice che nel prossimo futuro ci sarà maggiore possibilità di ricambio.

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