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Lunedì, 29 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

"Si è fatto buio", una buona pagina di scrittura nella vita frenetica di New York

Recensione e analisi del libro di Marcantonio Gallo. Romanzo che rinuncia ad una trama a piramide per sviluppare suites di scene a spirale

"Sì è fatto buio" il primo romanzo di Marcantonio Gallo, attore, regista e scrittore. Una penna raffinata come la sua meritava di essere raccontata in un libro. L'autore ci regala così una bella pagina di scrittura. Tema principale della storia l'amore. A fare da sfondo la vita frenetica di New York, i silenzi, la pioggia, i ricordi, l'Io narrante, un protagonista senza nome, personaggi strampalati che hanno voglia di raccontare ed essere ascoltati, quasi facessero parte di un film

Felliniano e quel "Peep" intercalato tra le pieghe del racconto dove porterà? Un libro ben costruito, che scorre come corre la vita frenetica a New York, si ha voglia di leggerlo tutto d'un fiato, per capire come finirà. Un romanzo pronto per essere portato in scena, come ha dichiarato lo stesso autore. Nella crepa che mano a mano si forma tra la storia raccontata c’è la verità nascosta. Ma quale storia è la più vera? Quella narrata densa di metafore che lasciano presagire qualcosa o la storia che sta nei silenzi e tra le pieghe delle parole? E se fosse la stessa storia ma raccontata diversamente? Quando racconti qualcosa hai bisogno disperatamente di crederci e lo fai anche a costo di cambiare la verità. E anche quando leggi devi necessariamente credere. Lasciarti incantare. Devi perderti nella storia così come i protagonisti fanno a New York.

La storia è sempre solo quella che ti vivi dentro, cambia lo sfondo. Quello che vivi nella tua testa a volte non combacia esattamente con quello che vive un altro nella sua. Spesso è lontano. Ma il libro si regge con la forza dello stile, che è drammaticamente ironico, con un soggetto celato o quasi invisibile. Amo i romanzi che si sostengo sulla potenza delle frasi, quei romanzi sul “niente” che includono tutto e questo lo è.

Non c’è una vera e propria trama ma tutto concorre a formare un racconto in cui l’io narrante include diversi personaggi che appaiono e scompaiono subito dopo e di cui non sapremo più nulla fino al finale. Non ci sono colpi di scena nel vero senso della parola, ma i brevi racconti e i loro protagonisti lo diventano loro malgrado.

Il romanzo rinuncia a una trama a piramide e si sviluppa per suites di scene, a spirale, avendo come punto di concatenamento solo la coscienza dell’io narrante. È la memoria di un individuo la struttura narrativa di questo libro anche se le metafore a cui ricorre per raccontare fanno pensare che ci sia qualcosa che va oltre la memoria il flusso di coscienza.

Si tratta di una narrazione stesa su un tappeto di ricordi in sapiente fusione di vicini e lontani, un richiamo a un mondo che non c’è, ma che c’è stato e che ora si nega. Fa niente che il topos di un amore non riuscito e gettato alle ortiche sia la fonte, la trama è più uno spaccato sull’incomunicabilità di oggi. Abituati a guardarci attraverso gli specchi deformanti che sono i social, in cui le nostre vite sono brillanti e luccicano, i due protagonisti si incontrano e non si riconoscono. Finiscono per perdersi chiedendosi come avrebbe potuto essere la loro storia se avesse avuto uno svolgimento.

Infatti c’è solo l’inizio di un amore, strepitoso come sanno esserlo gli inizi, e la fine, banale e che sa di sconfitta. Eppure nella rappresentazione di questa storia è fondamentale lo sfondo, una New York inventata e superba nella morale privata e pubblica dei personaggi che la abitano che difficilmente si dimenticherà. E anche i rumori diventano parte integrante della storia.

“Siamo le città che visitiamo” dice a un certo punto l’io narrante, “ci costruiamo una città a nostra immagine” e ancora “la vita si compone di noi e delle persone che la abitano”, forse per dire che ogni cosa viene filtrata attraverso i nostri sensi e la nostra percezione, quindi la nostra coscienza e la capacità di entrare nel tessuto urbano e umano del luogo che stiamo visitando.

Questo romanzo andrebbe letto due volte. La prima volta lo leggi, la seconda volta lo senti. C’è una sorta di consapevole tranquillità in esso, che si spiega nel finale, è come se l’io narrante sapesse cose che al lettore verranno svelate nel finale. E allora verrà il desiderio di rileggerlo per capire e scoprire cose che inizialmente sono sembrati solo dettagli.

Applausi e complimenti, dunque a Marcantonio Gallo, per il suo primo esordio come autore di romanzi, già regista e attore, che la città di Brindisi apprezza e stima tantissimo. Ad maiora!
 

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