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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Il Teatro Verdi e Ferrarese: dietro le quinte qualcosa non quadra

Il rischio che nel prossimo futuro il nuovo teatro “Verdi” non possa mantenere lo stesso livello di qualità sinora assicurato nel cartellone, è alto e reale. Si è giunti alla metà di aprile e ancora il consiglio di amministrazione della Fondazione non è riuscito a riunirsi per varare il budget per la programmazione della prossima stagione. Le dimissioni da sindaco di Mennitti, che per statuto era anche presidente della Fondazione, hanno certamente influito sul rallentamento dell’attività, ma non bastano a giustificare il clima di pesante incertezza che incombe sul futuro prossimo dell’istituzione.

Il rischio che nel prossimo futuro il nuovo teatro “Verdi” non possa mantenere lo stesso livello di qualità sinora assicurato nel cartellone, è alto e reale. Si è giunti alla metà di aprile e ancora il consiglio di amministrazione della Fondazione non è riuscito a riunirsi per varare il budget per la programmazione della prossima stagione. Le dimissioni da sindaco di Mennitti, che per statuto era anche presidente della Fondazione, hanno certamente influito sul rallentamento dell’attività, ma non bastano a giustificare il clima di pesante incertezza che incombe sul futuro prossimo dell’istituzione.

Il commissario prefettizio, il dott. Bruno Pezzuto, più che gestire –anche con l’encomiabile impegno di chi questa città la conosce meglio di chiunque altro, avendoci vissuto e lavorato con successo per una trentina d’anni- l’ordinaria amministrazione e la quadratura dei conti, altro non può fare. Il resto tocca alle istituzioni ed alla politica. E qui cominciano i dolori. Il teatro costa. Al di là degli indiscussi meriti della programmazione artistica, unanimemente riconosciuti anche fuori dalla nostra provincia, la gestione politica ed amministrativa della Fondazione è stata una riserva personale del Mennitti sindaco.

Gestione opaca? Chi può dirlo? Mancano i riscontri. Ogni volta che qualche consigliere comunale ha cercato di penetrare nel sistema teatro per capirci qualcosa si è scontrato sempre contro un muro impenetrabile. Gli azionisti della Fondazione sono due, il Comune di Brindisi (60%) e l’Amministrazione Provinciale (40%). Nel consiglio di amministrazione (tre componenti) siedono il sindaco della città, presidente, ed il presidente della Provincia, vice. Il sostegno finanziario diretto dei soci è, più o meno, riconducibile alle stesse quote di partecipazione. Il resto arriva dagli sponsor e dalla biglietteria.

Questo rapporto ha funzionato senza intoppi sino a quando al vertice della Provincia c’era il brindisino Michele Errico. Fu lui a far passare in consiglio provinciale quella forma di partecipazione alla Fondazione molto probabilmente quale “risarcimento” politico verso la sua città, a cui non era stato attribuito neanche un assessore pur rappresentando circa un quarto dell’intero corpo elettorale della provincia. Qualcuno pensa che quell’omaggio alla città di Brindisi facesse parte anche degli accordi, “politicamente scorretti”, tra Errico (centrosinistra) e Mennitti (centrodestra), per l’atteggiamento comune assunto nel rifiuto del rigassificatore, ma questo è solo un malizioso pensiero del cronista.

Ora però in piazza Santa Teresa c’è un altro inquilino, si chiama Massimo Ferrarese, è di Francavilla Fontana ed abita a Oria, e del futuro del “Verdi” e della Fondazione, di cui per statuto è vice presidente, non sembra che gliene importi più di tanto (anche perché lui di assessori brindisini ne ha nominati ben tre). E’ vero che è stato lo stesso Ferrarese, all’indomani delle dimissioni di Mennitti da sindaco per ragioni di salute, a volerlo nominare presidente onorario della Fondazione, ma l’impressione è che si sia trattato di un gesto, uno dei tanti a cui il presidente della Provincia ci ha abituato in questi anni, utile più a stare sui giornali.

Solo un colpo di teatro, è veramente il caso di dirlo. La Provincia pur essendo formalmente impegnata a farlo (ha regolarmente versato a suo tempo la prima tranche) non ha ancora corrisposto alla Fondazione il saldo di 150 mila euro di contributo per l’ultima programmazione, ed in quanto al futuro, per bocca dell’assessore provinciale al Bilancio, Vincenzo Baldassarre, che pure è brindisino verace, vista la situazione finanziaria dell’ente, non c’è niente di buono all’orizzonte. Solo difficoltà di cassa e di bilancio o anche l’anticipo di un cambio di indirizzo politico?

La Provincia intende uscire dalla Fondazione? Dopo la violenta cancellazione di quella che fu la Cittadella della Ricerca, ora la “pulizia etnica” tocca il “Verdi”? Ma lì di ex comunisti mesagnesi non ce n’è neanche l’ombra. Sta di fatto che da mesi neanche il consiglio di amministrazione della Fondazione si riesce a convocare perché, si dice in giro, dalla Provincia fanno sapere che il “Presidente è impegnato”. Figuriamoci poi se c’è da discutere la fissazione del budget e le iniziative per la prossima stagione. Lo stesso Mennitti, che pur essendo ormai fuori dall’agone mastica però pane e politica da oltre mezzo secolo, ha annusato nell’aria qualcosa che non quadra e, in una recente uscita in occasione di una mostra fotografica a teatro, ha lanciato il grido di allarme per il futuro.

Brindisi rischia di perdere l’unica eccellenza che negli ultimi anni è riuscita a conquistare in Puglia e nel Salento e che può rappresentare un formidabile volano di crescita non solo culturale. E’ evidente che l’attuale clima di generale incertezza politica ha paralizzato la città in attesa delle elezioni di maggio, ma sarebbe delittuoso che giochi di potere e piccole rivalità di provincia mettessero a repentaglio l’unica cosa buona che i brindisini, tutti, ricorderanno dei sette anni di Mennitti sindaco. Un minimo di chiarezza non guasterebbe.

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