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A cura di Blog Collettivo

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Industria, ambiente e salute: il ruolo degli studi scientifici e gli altri da fare

Partecipiamo volentieri al dibattito che si è aperto a Brindisi sulle interconnessioni tra industria, ambiente e salute, osservando con favore come anche i dati scientifici siano assunti come elemento da considerare nelle decisioni. Non possiamo che rallegrarcene, giacché è sui dati che si fondano la conoscenza dei fenomeni, le decisioni e le conseguenti azioni politiche ed amministrative.

Partecipiamo volentieri al dibattito che si è aperto a Brindisi sulle interconnessioni tra industria, ambiente e salute, osservando con favore come anche i dati scientifici siano assunti come elemento da considerare nelle decisioni. Non possiamo che rallegrarcene, giacché è sui dati che si fondano la conoscenza dei fenomeni, le decisioni e le conseguenti azioni politiche ed amministrative. Consapevoli, tuttavia, che non di soli dati si nutrono i percorsi decisionali proponiamo una rapida rilettura delle conoscenze acquisite negli ultimi anni in campo epidemiologico ed ambientale e le lacune che dovrebbero essere colmate.

È utile premettere che gli studi epidemiologici ed ambientali pubblicati su Brindisi, coerentemente a quanto accade nel resto d’Italia e del mondo, si basano su dati di Istituzioni sanitarie (Asl), di organismi pubblici (Osservatorio epidemiologico regionale, Arpa, Istat) e, in misura molto ridotta, di aziende quali Enel. In quest’ultimo caso, vi si è fatto ricorso per alcuni lavori nei quali era necessario ricavare informazioni sulla concentrazione di inquinanti in atmosfera, in periodi nei quali non era ancora attiva la rete di monitoraggio di Arpa.

È utile premettere un secondo elemento: i dati sono elaborati seguendo il metodo scientifico. Il disegno dei nostri studi, i modelli matematici e i metodi statistici di analisi sono accettati dalla letteratura scientifica internazionale. I metodi conferiscono ai lavori pubblicati il carattere della riproducibilità: seguendo esattamente i metodi indicati negli articoli si ottengono gli stessi risultati ottenuti dagli autori.

I materiali e i metodi utilizzati hanno permesso che gli studi fossero pubblicabili su riviste scientifiche nazionali e internazionali seguendo il classico percorso degli articoli scientifici che prevede la lettura critica del lavoro da parte di esperti del settore, sconosciuti agli autori, i quali non di rado, hanno suggerito anche modificazioni delle procedure per migliorare la qualità del lavoro. Inoltre, se i lavori fossero stati ritenuti di scarso valore, tali esperti avrebbero negato la pubblicazione. Ed infine, anche quando un articolo è pubblicato, non è mai preclusa la possibilità di discuterlo, sul piano strettamente scientifico, trasmettendo alla rivista un commento.

I nostri lavori scientifici si sono focalizzati su tre aspetti. Il primo è l’analisi dell’esposizione della popolazione agli inquinanti atmosferici, con riferimento ai fattori naturali (velocità e direzione del vento) ed antropici (emissioni industriali e portuali) che quotidianamente influenzano l’aria che si respira. La domanda era ed è: in che misura le singole sorgenti emissive influenzano l’aria che si respira a Brindisi. Se una risposta dettagliata non è ancora stata raggiunta, una ragionevole certezza la possiamo affermare: non basta assicurare che le emissioni dai singoli camini industriali siano a norma di legge.

Nei nostri lavori, come anche in molti articoli scientifici, si ricava che possono verificarsi esiti avversi alla salute anche con emissioni e aria ambiente a norma. Basti, a riprova, sottolineare che per l’Organizzazione Mondiale della Sanità il limite per il particolato sottile (PM10) dovrebbe essere di 20 microgrammi al metro cubo. Al contrario il limite di legge europeo, lontano dal salvaguardare la salute delle popolazioni, è di 40 microgrammi al metro cubo.

Il secondo è l’analisi degli effetti a breve termine dell’inquinamento sulla salute. Questo filone di studi, avviato nel 2005, si è arricchito nel tempo di risultati di grande interesse scientifico e, lo speriamo per le popolazioni, per le politiche di protezione della salute pubblica. A picchi di polveri o specifici gas presenti in atmosfera si associano a distanza di pochi giorni incrementi significativi di decessi e ricoveri. Eventi, questi ultimi, che sono più frequenti quando la città è sottovento rispetto alla zona industriale e al porto.

Sul finire del 2013, inoltre, sono stati pubblicati i risultati dello studio nazionale Epiair. Il progetto, finanziato dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) del Ministero della salute e coordinato nella prima fase dal Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario della Regione Lazio e, nella seconda, dal Dipartimento di epidemiologia e salute ambientale di ARPA Piemonte, ha fornito risultati anche per Brindisi. Di particolare interesse in questo progetto è lo studio sull’impatto, in termini di decessi, dell’inquinamento da polveri sottili.

Il terzo filone di ricerca ha riguardato le malformazioni congenite e l’associazione con l’inquinamento atmosferico. Nella letteratura internazionale il numero di studi sull’argomento suggeriscono l’ipotesi di un ruolo dell’ambiente nell’eziologia di queste malattie che, giova ricordarlo, in Italia rappresentano una delle prime cause di ricovero nei primi anni di vita. Questa è in sintesi la strada percorsa. Di strada da fare per aumentare la conoscenza sui fenomeni sanitari connessi all’inquinamento ambientale ne rimane di sicuro.

Sul piano dei materiali, guardiamo con interesse all’istituzione del registro regionale di malformazioni congenite, fonte potenzialmente utile a migliorare gli studi epidemiologici e ad impostare attività di prevenzione primaria; attività che consistono nel ridurre fino a rimuovere del tutto le cause delle malattie. Con l’obiettivo di avviare studi sugli effetti a lungo termine dell’inquinamento sulla salute, non possiamo, inoltre, che attendere con fiducia il consolidamento del registro tumori anche nella provincia brindisina.

Le prospettive di analisi sono diverse: tra queste, lo stato di salute nei singoli quartieri della città e un’analisi approfondita di tutti gli eventi avversi della salute riproduttiva quali aborti o decessi del feto a causa di una malformazione congenita; parti pre-termine; basso peso alla nascita; rapporto dei sessi e malformazioni congenite alla nascita, in relazione alle principali sorgenti di inquinamento presenti a Brindisi. Su questi aspetti si è basata la proposta trasmessa al Sindaco di Brindisi dagli Istituti del Cnr nei quali lavoriamo. La porta del nostro laboratorio rimane ovviamente aperta per ascoltare proposte, segnalazioni e indicazioni utili allo scopo comune: proteggere l’ambiente e la salute.

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Emilio Gianicolo, ricercatore dell’Istituto di fisiologia clinica (IFC) del Cnr di Lecce
Cristina Mangia, ricercatrice dell’Istituto di scienza dell’atmosfera e il clima (ISAC) del Cnr di Lecce
Marco Cervino, ricercatore dell’Istituto di scienza dell’atmosfera e il clima (ISAC) del Cnr di Bologna
Antonella Bruni, collaboratore tecnico di ricerca dell’Istituto di fisiologia clinica (IFC) del Cnr di Lecce
Maria Angela Vigotti, ricercatore dell’Universita’ di Pisa, associata dell’Istituto di Fisiologia Clinica (IFC) del CNR
Maurizio Portaluri, ricercatore associato dell’Istituto di Fisiologia Clinica (IFC) del CNR
Giuseppe Latini, , ricercatore associato dell’Istituto di Fisiologia Clinica (IFC) del CNR
 
 

 

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