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A cura di Blog Collettivo

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"Italia in ritardo sulla programmazione 2013-2020 dei fondi europei"

Stenta a decollare in Italia il dibattito sulla programmazione dei fondi europei nella nuova fase 2013-2020. Eppure la discussione non verte sul sesso degli angeli ma su quanti soldini potra' disporre l'unione europea per rispondere ai bisogni dei propri cittadini, dalla sicurezza alimentare, all'ambiente, dalla sicurezza alla politica estera,al sostegno alle imprese,alla cultura, alla ricerca, ai giovani. Proviamo dunque a portare un po' di luce. Il negoziato che impegnera' governi e parlamenti nazionali, parlamento e commissione europea vertera' su alcuni punti cruciali: la cifra complessiva del bilancio la sua ripartizione sugli assi fondamentali (Pac e fondi strutturali), il finanziamento della politica estera e di sicurezza, la competitività e la crescita.

Stenta a decollare in Italia il dibattito sulla programmazione dei fondi europei nella nuova fase 2013-2020. Eppure la discussione non verte sul sesso degli angeli ma su quanti soldini potra' disporre l'unione europea per rispondere ai bisogni dei propri cittadini, dalla sicurezza alimentare, all'ambiente, dalla sicurezza alla politica estera,al sostegno alle imprese,alla cultura, alla ricerca, ai giovani. Proviamo dunque a portare un po' di luce. Il negoziato che impegnera' governi e parlamenti nazionali, parlamento e commissione europea vertera' su alcuni punti cruciali: la cifra complessiva del bilancio la sua ripartizione sugli assi fondamentali (Pac e fondi strutturali), il finanziamento della politica estera e di sicurezza, la competitività e la crescita.

Su questi nodi l'italia deve avere una posizione comune e deve stringere le giuste alleanze con altri, e in cio' non aiuta la leggerezza dell'attuale governo. La crisi economica e finanziaria, le difficoltà in cui versano le casse  nazionali,  si scaricheranno certamente sulla scelta della cifra totale del Bilancio Ue. È noto che il governo Cameron e molti dei governi del Nord  puntano  ad un sensibile dimagrimento fino a ridurre i fondi europei del 20-30 per cento rispetto alla già modestissima dotazione attuale (865 mdi in 7 anni) , mentre il governo francese punta a congelare la Pac e in prospettiva potrebbe profilarsi uno sciagurato trade-off: in cambio di un mantenimento della Pac, la Francia potrebbe accettare una riduzione complessiva del Bilancio poliennale.

La posizione tedesca è diversa: essa punta ad inserire all'interno dei fondi strutturali una nuova categoria di beneficiari, quelle regioni il cui Pil ha superato il 75 per cento ma non il 90 per cento della media comunitaria, che abbisognerebbero di sostegni coesivi a causa della forte incidenza della congiuntura economica internazionale. In tale categoria potrebbero rientrare anche alcune regioni italiane, tra cui Basilicata, Abruzzo, Molise e Sardegna.A me pare che tale proposta sia accoglibile solo nella misura in cui non tocca di un euro gli altri obiettivi della politica di coesione.

La Commissione Europea mira invece a ricomprendere la politica strutturale, quella agricola, e quella per la crescita e lo sviluppo  all'interno della strategia Europa 2020 e in particolare all'interno della "Smart, sustainable and inclusive growth" e certamente sarà contraria ad una riduzione del budget; ma dalle prime battute appare debole, priva di mordente e destinata a capitolare di fronte alle richieste di alcuni stati membri, se non sarà accompagnata da una forte offensiva del Parlamento europeo tesa a : 1) Non arretrare rispetto alla attuale dotazione finanziaria e proporre una vera riforma del bilancio con risorse addizionali rinvenienti da eurobond, tassa sulle grandi transazioni finanziarie e carbon tax. 2) Eliminare la vergogna dei privilegi dei moralisti immorali che dall'84, vedi Uk, ricevono indietro due terzi del loro contributo al bilancio europeo. 3)Difendere riformandola, la Pac, e verificando la possibilità di un sia pur minimo cofinanziamento nazionale. 4) Prevedere una maggiore flessibilita' nell'uso delle risorse per fronteggiare emergenze non prevedibili e garantire un adeguato finanziamento alla azione esterna, alla sicurezza e alla difesa (anche attraverso il varo di un esercito europeo deputato ad azioni di peacekeeping) 5) Sulla politica di coesione, che interessa grandemente l'Italia, se vogliamo neutralizzare le spinte riduttrici e i desideri nazionalistici, non dobbiamo semplicemente difendere lo status quo ma avanzare proposte di riforma.

Le tre linee di riforma a cui penso: A) Concentrazione delle risorse: i cinque obiettivi della Strategia 2020 devono essere tradotti in venti punti su cui concentrare tutti i fondi. B) Condizionalità ex ante: affinché si possa beneficiare dei fondi strutturali, i beneficiari devono impegnarsi a realizzare quelle riforme essenziali per il conseguimento dell'obiettivo perseguito. C) Metrica: occorre misurare quantitativamente i benefici che i fondi comportano per i cittadini.

A mio giudizio sia la deputazione italiana al Pe che il Parlamento ed il Governo italiano potranno sposare questa piattaforma, ricercando una intesa con i Paesi Visegrad, i nuovi entrati, che hanno interesse a non ridurre la dotazione dei Fondi Strutturali. Ma sopratutto questa piattaforma potrà trovare il sostegno di tutte quelle forze politiche, sociali ed economiche che non vogliono rinunciare a rafforzare l'Unione Europea, sapendo che senza una Ue piu forte noi tutti saremmo piu deboli all'interno  e meno influenti nel mondo.

* vicepresidente vicario del Parlamento europeo

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