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A cura di Blog Collettivo

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La crisi-Italia sommergerà i Comuni, è giunta l'ora di sindaci e consigli protagonisti della politica

C’è molta preoccupazione per il rischio - Italia ma forse l’opinione pubblica non ha ancora capito che siamo ad un passo dal baratro. Gli ingredienti ci sono tutti. Una crisi politica che porta al pettine i nodi del ventennio berlusconiano, un’economia che stenta, un disagio sociale preoccupante. Pochi hanno si sono resi conto che niente è più come prima e che soprattutto il futuro sarà ancora più oscuro e che siamo vicini al venir meno di funzioni pubbliche fondamentali. Tranne i sindaci. L’associazione dei comuni ha svolto a Padova l’assemblea annuale riunendo un migliaio circa di amministratori. Il tema del dibattito era il federalismo. La discussione invece ha avuto risvolti assai drammatici sulla condizione dell’Italia.

C’è molta preoccupazione per il rischio - Italia ma forse l’opinione pubblica non ha ancora capito che siamo ad un passo dal baratro. Gli ingredienti ci sono tutti. Una crisi politica che porta al pettine i nodi del ventennio berlusconiano, un’economia che stenta, un disagio sociale preoccupante. Pochi hanno si sono resi conto che niente è più come prima e che soprattutto il futuro sarà ancora più oscuro e che siamo vicini al venir meno di funzioni pubbliche fondamentali. Tranne i sindaci. L’associazione dei comuni ha svolto a Padova l’assemblea annuale riunendo un migliaio circa di amministratori. Il tema del dibattito era il federalismo. La discussione invece ha avuto risvolti assai drammatici sulla condizione dell’Italia.

Si fa strada fra i sindaci, senza differenza di parti politiche, la sensazione che fra poco nessuno di loro sarà in grado di svolgere il suo lavoro. Ho già ricordato, nella mia rubrica quotidiana sul “Riformista”, che un alto dirigente di Confindustria, analizzando il caso italiano, ha pronosticato che fra breve anche i nostri sindaci, come il capo della municipalità di Buenos Aires, dovranno rinunciare persino alla manutenzione delle strade comunali per mancanza di fondi. Il dato drammatico che viene alla luce, ma che viene poco discusso, è che siamo in una situazione in cui non solo non c’è speranza per i giovani, soprattutto del Sud, e rischiamo di dover rinunciare alla protezione sociale per chi perde il lavoro, ma che una serie di servizi fondamentali che il cittadino riceve, in cambio delle tasse, dai comuni e dallo Stato potrà diventare di difficile erogazione.

Il grido d’allarme è venuto in particolare dai sindaci del Sud e quello di Agrigento ha detto di temere addirittura una rivolta che può trovare nei municipi il primo obiettivo. In questo quadro che senso ha parlare di federalismo? Nella prossima finanziaria, che sarà poca cosa rispetto alla manovra che un governo vero dovrà fare nei prossimi mesi, un maxi-emendamento sancirà la fine delle aspettative degli enti locali. Mentre la Lega ha imposto una astratta discussione su una riforma oscura, il mondo che dovrebbe beneficiarne subirà un  colpo che potrebbe essere mortale. Se le cose stanno così, sulla testa dei sindaci incombono doveri sconosciuti. Spetta a loro in primo luogo, in quanto espressione di una classe politica più vicina ai cittadini, mobilitare le comunità perche la crisi non si risolva nel solito danno a  carico dei soliti noti.

I sindaci oggi si trovano di fronte a un’ipotesi federalista che cozza con il loro impoverimento e sono privi di una Carta delle autonomie che sancisca i loro nuovi poteri. Se non vogliono quindi chiudere i battenti devono trovarsi un altro ruolo e svolgere il compito di tutori delle loro comunità. Nei momenti cruciali della storia del Mezzogiorno il Comune diventò il centro propulsore della battaglia per il riscatto. Oggi si vede in giro troppa apatia. La stessa politica  appare staccata dai grandi problemi dei cittadini e si respira nell’opinione pubblica un aria di anti-parlamentarismo qualunquista. Ecco perché i consigli comunali e i sindaci devono riempire la scena. Se non ora, quando?

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