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Venerdì, 26 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

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La storia di Melissa e delle altre non è una bega di pomate

MESAGNE - La tragedia del 19 maggio 2012 non può diventare una faccenda di pomate negate dal Servizio sanitario nazionale. In certi casi strumentalizzata anche per colpire un governo regionale, quello della Puglia, che sin qui ha fatto interamente il proprio dovere per assicurare la copertura finanziaria per le cure extraospedaliere delle studentesse rimaste ferite, e in alcuni casi letteralmente strappate alla morte, cosa risultata purtroppo impossibile per la loro compagna 16enne Melissa Bassi.

MESAGNE - La tragedia del 19 maggio 2012 non può diventare una faccenda di pomate negate dal Servizio sanitario nazionale. In certi casi strumentalizzata anche per colpire un governo regionale, quello della Puglia, che sin qui ha fatto interamente il proprio dovere per assicurare la copertura finanziaria per le cure extraospedaliere delle studentesse rimaste ferite, e in alcuni casi letteralmente strappate alla morte, cosa risultata purtroppo impossibile per la loro compagna 16enne Melissa Bassi.

Dalla Regione oggi sono stati accreditati presso la tesoreria del Comune di Mesagne 200mila euro, affidando al sindaco Franco Scoditti ed alla sua amministrazione il compito di provvedere all’assegnazione di quote di questa somma alle famiglie delle studentesse ferite. “Abbiamo già chiesto al sindaco di Mesagne di anticipare le spese che le famiglie delle ragazze ferite nell’attentato del maggio scorso stanno sostenendo per le cure, in attesa che arrivino i fondi stanziati dalla Regione Puglia”, è stato costretto a precisare oggi l’assessore regionale alle Politiche della Salute, Ettore Attolini, per chiarire la situazione sulle cure alle giovani ragazze della scuola Morvillo - Falcone.

“La difficoltà riguarda una sola ragazza, che ha necessità di curarsi con una pomata non prescrivibile. E’ stato erroneamente riportato, invece, che le difficoltà riguardano tutte le ragazze, ma non è così”, ha sostenuto Attolini. “Come non è vero che le famiglie siano state lasciate sole. Ci tengo a ricordare che già dal 21 maggio la giunta della Regione Puglia aveva stanziato 200.000 euro in favore delle ragazze colpite e delle loro famiglie; nei prossimi giorni questa somma sarà nella piena disponibilità del Comune di Mesagne, che potrà poi distribuire alle famiglie, secondo le necessità e i criteri stabiliti. Intanto, abbiamo già concordato con il sindaco Scoditti che le spese sostenute dalle famiglie delle ragazze, saranno anticipate dall’amministrazione di Mesagne”.

Dunque il meccanismo del supporto finanziario è stato veloce come quello delle indagini: 18 giorni per catturare l’autore dell’attentato e ottenerne la confessione. Un mese e mezzo per far giungere la somma stanziata dalla Regione a destinazione, quasi nulla considerando che il mandato doveva essere emesso solo dopo l’arrivo a Bari di una relazione del sindaco sulla situazione delle ragazze (una cartelletta che BrindisiReport.it ha integralmente pubblicato nei giorni scorsi), fatto avvenuto a fine giugno.

Nessuno è stato abbandonato, dunque. Inutile cercare a Mesagne risvolti buoni ad alimentari sistemi mediatici assai criticabili come quelli scattati nella non lontana Avetrana. Giusto anche, come prevede il sindaco Scoditti, utilizzare una consulenza medica per assegnare le quote della somma stanziata dalla Regione Puglia in base a quelle che saranno le future e le immediate esigenze di terapie poste dalle diverse situazioni.

Ci sembra meno giusto, anzi quasi un atto di sfiducia nei confronti delle famiglie delle ragazze, un passaggio di un comunicato dell’amministrazione  comunale di Mesagne: “…bisognerà – come è noto – avviare una procedura per garantire che quella cifra sia ripartita secondo criteri oggettivi e ponderati; peraltro, nell'impossibilità di assegnarla direttamente alle ragazze beneficiarie del provvedimento regionale, perché tutte al di sotto dei 18 anni di età, occorrerà rivolgersi al Tribunale dei Minori perché venga nominato per ciascuna un tutore”. No, non è affatto noto. Queste ragazze hanno un padre e una madre nel pieno possesso, l’uno o l’altro, della patria potestà. Il sindaco non si fida di loro, per caso, tanto da chiedere la nomina di un tutore per ognuna al giudice dei minori? Spiegateci.

E la faccenda dell’associazione promossa dal vicesindaco di Brindisi, Paola Baldassarre, per raccogliere aiuti privati? Per carità (anche cristiana): lasciate respirare Sabrina, Azzurra, Veronica, Vanessa, Selena. Non devono dimenticare, ma devono ricordare, tornare a vivere, tornare a scuola. Hanno bisogno delle loro medicine, dello loro compagne di scuola e dei loro insegnanti. Nulla deve turbare la solidarietà tra loro e quella tra le loro famiglie. Ci sono in giro troppi procuratori di cui francamente non si sente il bisogno.

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