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A cura di Blog Collettivo

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Le due occasioni perdute di Nichi Vendola

Nichi Vendola continua la sua trionfale cavalcata nella politica nazionale. E’ un fenomeno nuovo che sta mietendo molti successi. E’ difficile prevedere se sarà in grado di battere il candidato riformista, probabilmente Bersani, nella futura gara delle primarie, quel che è certo che molti risultati li ha già raggiunti. In primo luogo sta riportando sulla scena principale della politica italiana la cosiddetta sinistra radicale. Espulsa dal parlamento dalla svolta di Veltroni, la sinistra radicale è risorta grazie alla forza dell’immagine del governatore pugliese.

Nichi Vendola continua la sua trionfale cavalcata nella politica nazionale. E’ un fenomeno nuovo che sta mietendo molti successi. E’ difficile prevedere se sarà in grado di battere il candidato riformista, probabilmente Bersani, nella futura gara delle primarie, quel che è certo che molti risultati li ha già raggiunti. In primo luogo sta riportando sulla scena principale della politica italiana la cosiddetta sinistra radicale. Espulsa dal parlamento dalla svolta di Veltroni, la sinistra radicale è risorta grazie alla forza dell’immagine del governatore pugliese.

Nichi si avvale del lungo lavoro di accreditamento svolto dal suo predecessore Fausto Bertinotti, ma in un certo senso interrompe la sua rivoluzione culturale. L’ultimo Bertinotti aveva sottoposto a radicale revisione il suo comunismo e sembrava sul punto di rinnegarlo. Chi gli ha parlato negli ultimi mesi della sua vita pubblica ricorda come preferisse ormai la definizione “socialista” a quella comunista. Conservo ancora un suo bigliettino che mi inviò durante una seduta della Camera in  cui mi invitava a un confronto ravvicinato “da socialista, si fa per dire, a , si fa per dire, socialista… perché possa ricominciare una discussione a sinistra”.

Nichi ha saltato completamento questo passaggio. La sua splendida narrazione non prevede il revisionismo, cioè quella faticosa ricerca di un bandolo della matassa che ti fa abbandonare vecchie strade e ti schiude i difficili percorsi di territori nuovi. Non prevede neppure il “gesto” alla Achille Occhetto che d’un botto cancellò una grande storia sulla base di una geniale e salvifica intuizione.  In questo senso Nichi è berlusconiano. Nel senso che include nella sua nuova parabola tutto quel che ribolle nel suo campo senza invitarlo a scelte dilanianti e strategiche. Non bisogna dare un giudizio negativo su questa scelta. Bisogna solo sapere che c’è e che incuba contraddizioni che prima o poi esploderanno. Molti avrebbero preferito che Nichi si iscrivesse al grande movimento dei riformatori della sinistra, cioè che lasciasse alla sinistra, oltre che l’immagine di un leader fascinoso, anche una nuova storia fatta di cesure e continuità. Non sta accadendo ed è una occasione persa che pagheremo nel tempo.

La seconda occasione persa riguarda la rinuncia che Nichi fa al suo ruolo di leader del Mezzogiorno. Vendola si propone oggi come leader del centro-sinistra e competitor di Berlusconi. C’era un’altra strada che lo avrebbe portato prima o poi allo stesso traguardo con una scelta diversa. Guardiamo al Sud. Nella crisi il Mezzogiorno ha pagato un prezzo altissimo. Aumenta il divario, si accrescono le differenze interne. Il consumismo e i nuovi stili di vita non nascondono il nuovo arretramento civile, una marea di giovani sta andando allo sbando, la criminalità, malgrado gli arresti dei latitanti, controlla come e più di prima immensi territori. Lo Stato in qualche caso combatte, in molte realtà si è arreso. L’opinione pubblica è narcotizzata e stordita dalla  propaganda nordista. Gli intellettuali si sono rinchiusi nelle loro torri d’avorio. Alcuni resistono. Durante l’ultima puntata di “Annozero” è stato commovente vedere quella decina di giornalisti calabresi ribadire il loro impegno civile malgrado le minacce. Anche questo giornale online è sintomo di un Sud nuovo. La politica meridionale non è mai stata così screditata come in questo periodo. Persino la legge elettorale ha dato impulso alla formazione di una casta senza più legami, come si sarebbe detto una volta, con il popolo.

Il Sud ha bisogno di nuovi leader. Nichi avrebbe potuto esserlo. Sarebbe stato bello se invece di sbattersi in viaggio lungo tutta l’Italia avesse concentrato la sua azione solo nel Mezzogiorno. Poteva riuscire a lui quello che non è riuscito a Bassolino. Nichi sa parlare, è un predicatore moderno, le sue parole avrebbero potuto galvanizzare quelli che sentono l’urgenza di un  nuovo protagonismo meridionale. Dopo aver raccolto queste forze avrebbe potuto tentare l’assalto al cielo. Ha scelto la scorciatoia e l’impazienza. Sono questi i due difetti mortali della sinistra contemporanea. La via maestra e la pazienza sono state le virtù principali che ci aveva lasciato la grande storia della sinistra, anche nel Sud. Avete mai sentito parlare di Di Vittorio e di Giorgio Amendola?

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