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“Vi lasciate o mi lasciate?”. Cosa provano bambini divisi tra mamma e papà

Quando due genitori si separano, a volte si incorre in certi strani giochi di alleanze e contrapposizioni. Per addolcire l’amara pillola da mandar giù, una delle classiche frasi detta ad un bambino è che molte cose belle potrebbero addirittura raddoppiare, come i regali per il compleanno e Natale

Quando due genitori si separano, a volte si incorre in certi strani giochi di alleanze e contrapposizioni. Per addolcire l’amara pillola da mandar giù, una delle classiche frasi detta ad un bambino è che molte cose belle potrebbero addirittura raddoppiare, come i regali per il compleanno e Natale. Questi luoghi comuni, in realtà fanno leva sulla suggestionabilità dei bambini, forse minimizzando le implicazioni psicologiche ed emotive dell’evento della separazione di mamma e papà.

Sarebbe opportuno ed utile che i genitori insieme dimostrassero al bambino che il dolore non è manipolato, l’affetto non comprato, e che il valore del figlio passerà attraverso la comunicazione emotiva e non gli oggetti. Nel processo della separazione spesso, inevitabilmente e inconsciamente le energie sono concentrate sull’ostilità verso l’ex partner, sulla ricostruzione della propria identità come uomo (o donna), prendono il sopravvento rabbia, depressione, frustrazione, delusione, sfiducia lasciando meno spazio alle parole del bambino.

Nella mente dei più piccoli che vivono la separazione dei genitori si affollano pensieri ed emozioni contraddittorie e pessimiste: si sentono responsabili, in colpa per ciò che accade, convinti che le liti tra mamma e papà siano nate da un loro inadeguato comportamento, e che se si lasciano, abbandonano anche lui. Nel terremoto emotivo della separazione dei genitori il bambino difficilmente ritrova la base sicura e la crescita veloce a cui è costretto, lo spinge ad una sensazione di aver perso mamma e papà: esplodono rabbia e tristezza.

Alcune frasi tratte dal famoso libro “Vi lasciate o mi lasciate?” (Pellai, Tamborini 2009) sono “Voglio che entrambi rimanete coinvolti nella mia vita” altrimenti “a me sembra di…non meritarmi il vostro affetto”. “…cercate di trovare un'intesa su ciò che mi riguarda” “…amo ogni istante che trascorro con ciascuno di voi”, si comprende l’immane sofferenza a cui sono esposti i bambini e che difficilmente riescono a trasmettere ai genitori poiché la stessa tristezza rimane imbrigliata nella paura di raccontarla, nell’incertezza di comprendere se gli adulti sono capaci di tollerare un’emozione tanto complessa che crea disagio in chi la vive e in chi l’accoglie.

La tristezza meno visibile, viene celata dalla rabbia facilmente percepibile e forse anche più giustificata “socialmente”, se un bambino si arrabbia, spesso gli adulti intervengono per contenerlo, ma se un bambino è triste, frequentemente i grandi preferiscono far finta di niente. La rabbia si contiene, dalla tristezza si fugge perché causa troppo dolore. Tutto questo durante le feste natalizie, per tradizione incentrate sulle rimpatriate famigliari, s’ingigantisce, diventa quasi insopportabile tale che le stesse festività assumono un sapore amaro, disgustoso.

La voglia di rintanarsi fino all’indomani dell’Epifania, la lama pungente che investe e distrugge le bellezze di queste settimane, il sorriso spensierato di chi vive situazioni più serene, divorano e fanno crescere invidia, rabbia, gelosia. Comprensibilissimo. Durante queste ricorrenze in cui s’innalza l’unione famigliare, passare da una casa all’altra, da un genitore all’altro, da un letto all’altro sono dure prove di adattamento che un bambino affronta, avendo il fardello addosso della separazione dei genitori; trasformazioni che deve farsi andare bene, perché diventano la sua quotidianità.

Per il piccolo questo non è insito nel processo della separazione, per cui necessita di essere accompagnato, preso per mano, avere una sorta di continuità sentendosi sempre più amato anche se la relazione tra mamma e papà si è sdoppiata. Riproporre piccoli semplici riti già esistenti (stessa colazione, stessa lampada, orsacchiotto preferiti) garantisce un ponte di comunicazione nelle due case, tra un passato che non torna e un futuro da accettare. “Vi lasciate o mi lasciate?” Occorre specificare che a dividersi è la coppia genitoriale e non quella madre (o padre) – bambino. Queste settimane di feste mettono a dura prova l’emotività dei più piccoli che meritano l’onestà, la stabilità, la continuità (per quanto possibile nelle divere abitudini di ogni genitore) l’amore che solo un genitore può dare.

Queste le parole di un bambino maturo nella sua piccola età “Non dimenticate mai che voglio che entrambi rimanete un punto di riferimento per la mia vita. Ho bisogno di una mamma e di un papà per diventare grande, per imparare ciò che è importante per me, per ricevere aiuto quando ho dei problemi”. (Kim L. e Kelly C. Helping Children Understand Divorce, University of Missouri, 2004). (rita.verardi@libero.it)

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