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Lunedì, 29 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Lettera a Edi Rama: “L’Albania ricambi l’accoglienza e dica no al filo spinato”

Le riflessioni di Bruno Mitrugno, già direttore della Caritas diocesana di Brindisi, sull’istituzione di centri per il rimpatrio di migranti in Albania, nell’ambito di un accordo con l’Italia

Riceviamo e pubblichiamo una personale riflessione di Bruno Mitrugno, già direttore della Caritas diocesana di Brindisi, con una lettera al presidente dell’Albania, Edi Rama, in merito alla decisione del governo di Istituire Centri per il rimpatrio in Albania.

Presidente Edi Rama,

Le scrive Bruno Mitrugno, per tanto tempo Direttore della Caritas Diocesana di Brindisi-Ostuni, nel 1991, a partire dall’8 marzo e nei giorni successivi, 25.000 Albanesi sbarcarono nel nostro porto. La città aprì le porte delle case, delle parrocchie, delle scuole, dei sindacati per accoglierli, preti e laici, uomini e donne, mense improvvisate agli angoli della città, tutti impegnati ad aiutare, compresa la signora Gina di 80 anni che friggeva uova tutto il giorno per sfamare la Sua gente presidente, che vagava smarrita per la città.

Nessun, dico nessun albanese fu fermato o portato in posti di polizia per essere schedato o interrogato in quanto profugo. E ancora negli anni successivi, in migliaia in fuga dall’Albania in seguito al fallimento delle Finanziarie del Vostro Paese, e poi nel ‘ 99 a causa alla guerra del Kossovo; sempre porte aperte, tanta gente accolta amorevolmente prima sulle panchine del nostro porto e poi nelle città italiane.

E dopo gli anni ‘90 tanto è stato fatto in Albania dalle centinaia di Caritas Diocesane di tutta Italia con i gemellaggi, quello di Brindisi con Kanina, un luogo incantato che domina la Baia di Valona, una piccola e povera comunità, dove la Caritas di Brindisi insieme agli abitanti e ai missionari del posto hanno scritto tante belle pagine di storia pregna di umanità.

Tanto abbiamo dato ma tanto abbiamo ricevuto dal Vostro popolo. Presidente Rama, proprio per la riconoscenza che il popolo albanese deve all’Italia, non permetta che nella sua nazione venga costruito un Centro di Detenzione per chi, come i tanti albanesi qualche anno fa, fugge dalla propria Patria in cerca di un avvenire migliore.

Sappia Presidente Rama che i Centri Per il Rimpatrio come quelli presenti in Italia sono peggio delle carceri, dove almeno esistono delle regole, diritti e punti di riferimento Istituzionali, in quei Centri le posso assicurare no, e le uniche figure presenti sono le forze dell’ordine.

Presidente, la prego, dica di no a questi Centri sul suolo albanese, la riconoscenza lei non la deve dimostrare verso i governanti Italiani di turno, guardi fosse per quelli del ’91 i profughi albanesi dovevano rimanere al freddo sulle panchine del porto per dissuadere l’arrivo di altri, le sofferenze dovevano essere un deterrente, proprio come adesso.

La gente pugliese invece rispose diversamente. Presidente, la riconoscenza va al popolo pugliese alla gente semplice, alle tante Gine e la stessa solidarietà allora ricevuta va rivolta ai tanti fratelli Immigrati di oggi che attraverso il Cimitero del Mediterraneo arrivano nell’agognato Occidente, come allora “Nel sogno italiano” di tanti Albanesi, fratelli che hanno bisogno di accoglienza, non di detenzione.
 

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