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Lunedì, 29 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Gli anni '70 e le lotte sindacali nella scuola: importanti conquiste anche a Brindisi

Intervento del professor Mario Carolla sui risultati delle prime manifestazioni pubbliche all'epoca organizzate a sostegno dei diritti di studenti e famiglie

Parlare degli anni ’70 vissuti da molti di noi delle generazioni attorno alla mia (classe 1939), delle sensazioni provate di fronte ai tanti eventi straordinari che li hanno caratterizzati, parlare dei riflessi che tali eventi hanno avuto sulla nostra formazione professionale, umana e sociale richiederebbe un tempo illimitato. Se poi a qualcuno viene in mente di scrivere su quegli anni avrà bisogno di uno spazio illimitato. Tali eventi, infatti, sono tali e tanti che ci si deve limitare solo ad elencarli scegliendo di approfondirne uno soltanto. 

Essi, infatti, sono: le prime elezioni regionali nel contesto delle elezioni amministrative del 1970, le lotte operaie e lo statuto dei lavoratori anch’esso del 1970, le riforme nel settore della scuola, i dubbi e le certezze sulle azioni delle logge massoniche, le stragi di matrice nera -piazza Fontana nel 1969, che apre il decennio cosiddetto “degli anni di piombo”, piazza della Loggia a Brescia e l’Italicus presso San Benedetto Val di Sambro nel 1974, quella della stazione di Bologna nel 1980- e le stragi di matrice rossa con il fenomeno delle brigate rosse, le leggi sui diritti civili, il divorzio, l’aborto, il diritto di famiglia, che aprono la strada anche per l’abolizione del “delitto d’onore” con la legge del 1981, la morte di Pasolini, il compromesso storico, la presenza nell’agone politica di Berlinguer e Moro nel contesto di governi difficili, l’assassinio di quest’ultimo da parte delle brigate rosse e l’elezione del settimo Presidente della Repubblica del socialista Sandro Pertini nel 1978, l’apporto di Luciano Lama alla Cgil, eletto segretario generale della stessa nel 1970 e segretario generale nel 1972 della Federazione Cgil, Cisl, Uil, insieme a Storti e Vanni, esperienza questa che terminerà nel 1984, ecc.

Anche io, quindi, mi sono limitato solo ad elencare alcuni di questi eventi e scelgo di soffermarmi solo sui fatti che hanno interessato il mondo della Scuola. In tale mondo della istruzione e della formazione, il Sessantotto, non poteva che incidere profondamente avviando una sua totale trasformazione come nel mondo universitario e in altri vasti settori della vita sociale. Lo ha fatto il Sessantotto in tutto il pianeta proprio per le sue caratteristiche di fenomeno socioculturale di massa, sostenuto da milioni di persone e strati sociali differenti, che è nato e si è sviluppato per il superamento dell’autoritarismo, del moralismo emarginante i suddetti strati sociali, in generale, quelli meno abbienti e segnatamente quelli giovanili e femminili. Il disagio di tali strati sociali, compresso per anni, anche da noi non poteva che esplodere con il Sessantotto, ancorché indotto da fuori del nostro Paese. 

Tante sono le iniziative legislative, immediatamente a ridosso del Sessantotto, che in Italia hanno cercato di dare risposte a tali disagi e, principalmente nel settore di cui voglio occuparmi, al disagio giovanile e studentesco. In quegli anni anche il mondo degli insegnanti è in fermento ed è dimostrato proprio dalla presenza sempre più incisiva e diffusa sul territorio nazionale della Cgil Scuola, dopo la tormentata nascita ad Ariccia del 1965, che riuscì a portare un’aria di novità nel mondo della Scuola, dominato dall’autoritarismo fronteggiato insufficientemente solo dal sindacalismo autonomo. Anche a Brindisi nasce la Cgil Scuola nel 1969-1970 ad opera del primo compianto segretario (indipendente, ma in quota Pc) Ezio Santacesaria, che la ha retta fino al 1974 costruendola dal niente insieme all’allora socialista, Enio Caliolo, che fu il secondo segretario della Cgil Scuola a partire dal maggio 1974 e fino a tutto il 1979. A quei tempi la Cgil era organizzata in componenti e dominavano la scena gli iscritti al Pc e al PSI. E io, socialista già da lunga data, fui tra i primi iscritti alla Cgil Scuola di Brindisi nel 1970.  

Tra le tante iniziative legislative, preannunziate prima, che hanno riguardato il settore della Scuola mi preme ricordare che viene avviata una sperimentazione per dare un nuovo assetto all’esame di maturità (legge n. 119 del 5 aprile 1969), vengono liberalizzati gli accessi all’Università e portati a cinque anni tutti i corsi di studi di istruzione secondaria di secondo grado (legge n. 754 del 27 ottobre 1969 e legge n. 910 dell’11 dicembre 1969), con la legge n. 820 del 24 settembre 1971 viene istituita la scuola a tempo pieno e la sperimentazione di attività integrative in aggiunta a quelle delle discipline curriculari e viene stabilito il numero massimo di alunni per classe fissandolo a 25. Il fine di questi provvedimenti, introdotti con queste leggi è quello di dare ai giovani in formazione la possibilità di un’educazione quanto più possibile completa, ricca e fruibile al di là delle provenienze di classe.

Ma il nucleo centrale fondamentale della riforma scolastica segue immediatamente dopo con la legge 30 luglio 1973, n. 477, recante delega al Governo per l'emanazione di norme sullo stato giuridico del personale direttivo, ispettivo, docente e non docente della scuola materna, elementare, secondaria e artistica dello Stato. Il 31 maggio 1974 furono emanati i decreti delegati Dpr n. 416, 417,418,419 e 420 che sconvolsero l’assetto piramidale e centralistico dell’intera amministrazione scolastica, che fino ad allora aveva retto dal 1923 per effetto della riforma Gentile sostenuta dal fascismo. 

Questi decreti delegati riguardarono un nuovo assetto degli Oo.Cc. della Scuola fondato sulla partecipazione, tra essi da ricordare l’istituzione dei distretti scolastici e l’importanza dei Consigli di classe e interclasse, dei Consigli d’Istituto e del Consiglio provinciale, ma anche quelli per l’aggiornamento e la valutazione, oggi denominati Invalsi e Indire. I decreti delegati introdussero il diritto di assemblea e stigmatizzarono le libertà d’insegnamento e sindacali di tutto il personale della scuola dagli ausiliari agli ispettori con le norme dello stato giuridico, rivisitandone anche il trattamento economico. (A margine devo dire che fu emanato anche un sesto decreto delegato riguardante il personale scolastico che opera all’estero, ma che non è mai entrato in vigore perché la Corte dei conti lo respinse).

Gli anni che seguirono ai decreti delegati videro noi della Cgil Scuola impegnati a portarne avanti il contenuto valoriale della partecipazione degli studenti, dei genitori e degli addetti ai lavori, il personale della scuola. Ricordo di quegli anni la costituzione all’I.t. c. “Marconi” di Brindisi della prima sezione sindacale unitaria Cgil, Cisl e Uil Scuola alla presenza dei tre segretari provinciali dell’epoca, Santacesaria, Massari e Luisi (forse la prima in Italia) in un contesto dominato dal sindacato autonomo che spadroneggiava, peraltro, come ho accennato sopra, nella Scuola italiana sin dalla Liberazione del 1945. La nostra azione si rivelò nel tempo incisiva tanto da conquistare il consenso degli studenti e di molte famiglie; sono di quegli anni le prime manifestazioni pubbliche organizzate da noi per rivendicare la scuola nuova al “Marconi”, ponendo le basi per la sua splendida realizzazione avvenuta qualche decennio dopo, che spicca alla Minnuta. Ma la nostra azione si rivelò vincente anche nei confronti dei docenti che pian piano passarono in molti dalla nostra parte.

Ricordo con emozione quegli anni che ci videro impegnati a realizzare la partecipazione dal basso alla gestione delle scuole dalle primarie alle superiori e i tanti successi ottenuti nelle elezioni scolastiche, che ancora oggi si ripetono nelle elezioni delle Rsu. Devo, però, anche sottolineare che il tempo (credo non solo esso) ha eroso pian piano anche quelle conquiste. Oggi il mondo della Scuola è in crisi e il mio rammarico è che non s’intravedono all’orizzonte valide analisi per farlo uscire da tale crisi. Il “merito” è una parola ambigua, vuota, che bisogna riempire di contenuti. Bisogna iniziare dagli impianti culturali dei vari segmenti scolastici? Bisogna iniziare dalla formazione degli addetti ai lavori (non solo degli insegnanti)? Bisogna rivedere i termini della partecipazione alle scelte ad ogni livello? Bisogna che la nostra società assuma per la Scuola con determinazione nuovi indirizzi con il contributo di tutte le agenzie educative (Tv in testa)? Sono domande cogenti e che richiedono risposte chiare e urgenti. Il “berlusconismo” di cui è fortemente intrisa l’intera nostra società non aiuta affatto.
 

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