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A cura di Blog Collettivo

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M5S al bivio: solo controllore del potere, o forza di trasformazione reale

In questi giorni molti cittadini seguono con attenzione le vicende legate alla formazione di un governo dopo elezioni i cui esiti hanno reso molto difficile comporre una maggioranza. Uno dei temi centrali di riflessione è ovviamente il dialogo tra il Partito Democratico e gli esponenti della lista 5 Stelle. Perché l'esito di questo confronto è così importante per il nostro futuro?

In questi giorni molti cittadini seguono con attenzione le vicende legate alla formazione di un governo dopo elezioni i cui esiti hanno reso molto difficile comporre una maggioranza. Uno dei temi centrali di riflessione è ovviamente il dialogo tra il Partito Democratico e gli esponenti della lista 5 Stelle. Perché l'esito di questo confronto è così importante per il nostro futuro? Perché in realtà la posta in gioco non è  solo la governabilità dell'Italia nel breve periodo, questione comunque importante e vitale per tutti noi. In gioco io vedo anche il corso futuro della nostra democrazia.

Il punto principale è se i 5 Stelle, seppur gradualmente, diventeranno un normale partito parlamentare che, attraverso proposte di legge, posizioni programmatiche e iniziative politiche, cerca di influenzare l'agenda delle decisioni, oppure decideranno, come pare in queste settimane, di rimanere una forza extraparlamentare che si alimenta della "società della sfiducia" e interpreta un ruolo vagamente rivoluzionario ( nel senso dei giacobini della Rivoluzione Francese) di "sorveglianza" del potere per conto del popolo.

In questo scenario si introdurrebbe una variante non da poco nella nostra fragile democrazia rappresentativa, quella di deputati che interpretano la rappresentanza secondo un copione di "mandato imperativo" costituto dal controllo e vigilanza continua della moralità, sobrietà, onestà personale della restante parte dei rappresentanti, tutti vissuti come diversi e nemici ( tutti morti che camminano secondo il lessico raffinato di Grillo). Insomma un ruolo che, sempre vagamente,  ricorda l'opera di denuncia che nella Francia settecentesca del Terrore veniva considerata da Marat come un imperativo civico.

Se prevalesse appunto questo scenario, seppure modernizzato in salsa burlesca e senza ghigliottina, si aprirebbe un problema veramente acuto di governabilità in senso profondo: come se il tema del governo e della opposizione, ovvero la fisiologia di ogni sistema politico democratico, si ritrovasse ristretto ad un campo occupato da poco più della metà dei cittadini, fuori dal quale vi sono una massa enorme di non votanti o di votanti non interessati alla promozione di specifiche politiche pubbliche ma soltanto alla bonifica morale del potere.

La contraddizione strutturale del Movimento 5 stelle sta infatti proprio nella scelta di costituirsi in lista elettorale, rompendo con la pratica più diffusa nei movimenti sociali degli ultimi venti anni,  che è quella di controllare e condizionare il potere su alcuni temi importanti rimanendo estranei all'idea di rappresentare queste istanze nelle assemblee elettive (solo il movimento dei Verdi in Europa ha scelto finora la strada parlamentare).

Anche per queste ragioni, e non tanto o non solo per motivi tattici, Bersani fa benissimo a prodigarsi per far emergere quella vena più civica e propositiva che sicuramente  anima il campo dei simpatizzanti ed elettori dei 5 Stelle, aiutandola a diventare forza di trasformazione reale e non di semplice testimonianza. E  di questo sforzo tutti gli italiani interessati al futuro della nostra vita democratica dovrebbero ringraziarlo, a prescindere dall'esito immediato della vicenda di governo.

 

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