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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Nuova giunta o gioco degli specchi? La politica e il governo di Brindisi

Ho sempre avuto difficoltà a credere che la risoluzione dei problemi dell’amministrazione di questa città potesse dipendere da un semplice rimpasto, o dalla sostituzione di uno o più assessori, o facendo ricorso esclusivamente a competenze tecniche, confortato anche di recente in quest’ultima convinzione dai risultati palesemente deludenti, se non disastrosi, che una simile sperimentazione ha conseguito a livello nazionale.

Ho sempre avuto difficoltà a credere che la risoluzione dei problemi dell’amministrazione di questa città potesse dipendere da un semplice rimpasto, o dalla sostituzione di uno o più assessori, o facendo ricorso esclusivamente a competenze tecniche, confortato anche di recente in quest’ultima convinzione dai risultati palesemente deludenti, se non disastrosi, che una simile sperimentazione ha conseguito a livello nazionale con il governo tecnico del prof. Monti.

Anche perché non mi risulta che all’interno dell’amministrazione comunale di Brindisi facciano difetto tecnici di alto spessore professionale. Oltretutto, in questa circostanza, mi risulta ostico rintracciare la conferma del proposito, più volte manifestato in questa città, di rinnovamento e di rinascita della politica, che ne esce in verità piuttosto malconcia.

Nondimeno devo confessare che la notizia della nascita della nuova giunta, dopo un così lungo periodo di gestazione, mi ha procurato grande sollievo, dovuto essenzialmente alla considerazione, che si sarebbe finalmente posto fine al tormentone del toto assessore, che ha messo per molto tempo la sordina alle tante urgenze di una città, che vive sulla propria pelle, con grande affanno, gli effetti disastrosi di una crisi di lunga data, che sta corrodendo la vita a tante famiglie e negando il futuro a tanti giovani.

Purtroppo dei servizi scadenti, del livello di disoccupazione, dell’inquinamento, della crescente povertà, del degrado dei quartieri, della desertificazione del centro urbano, della crisi del commercio, dell’artigianato e dell’industria, del livello di emigrazione, che fotografa una città invecchiata, che perde sempre più giovani, costretti ad andare via per trovare altrove un lavoro ed un progetto di vita, nessun passo avanti, nessun fatto concreto.

Io naturalmente non mi avventuro a sindacare sul diritto del sindaco di modificare a suo piacimento la compagine di governo di questo Comune, essenzialmente perché rientra nella sua valutazione discrezionale, oltre che nella sua responsabilità politica. Mi interrogo però, come tanti altri cittadini in questi giorni, sui reali motivi di quanto è avvenuto in questi mesi e sulle decisioni adottate, considerato che in tutte quelle circostanze, si continuava a ripetere, che tutto andava a gonfie vele e che la critiche all’esecutivo erano infondate e strumentali.

Comprendere cioè, se i continui cambiamenti effettuati sono stati imposti da questioni che attengono alla insufficienza dell’azione di governo per come si è concretizzata, o dalla inadeguatezza degli assessori di volta in volta sostituiti, ma anche, se quest’ultimo giro di incarichi prelude ad una rivisitazione del programma di governo, delle priorità di intervento o al cambiamento delle sue linee di sviluppo.

Io credo che sia necessario fare chiarezza con i cittadini e con la città, perché quello che è avvenuto non può essere considerato come normale routine, ma deve essere valutato in tutte le sue implicazioni politiche, che non credo possano essere superate facendo riferimento esclusivamente ai numeri in consiglio comunale, ma devono essere suffragate dalla esistenza del collante di una comune prospettiva, di un progetto per la città, che siano finalmente concreti e non fumosi, capaci di rilanciare un’azione amministrativa all’altezza dei bisogni della gente e degli impegni assunti in campagna elettorale.

Occorre una risposta convincente, altrimenti questo cambiamento verrà recepito dalla città per quello che appare. Cioè una operazione camaleontica di scarso spessore, un diversivo, che ripropone in maniera prepotente e porta al centro del dibattito di questa città, il tema della inadeguatezza storica della politica brindisina, che non ha saputo o voluto leggere e risolvere i veri problemi di questa città, che spesso ha anteposto gli interessi di parte e del proprio gruppo di riferimento, a quelli della popolazione.

Questa città non chiede o spera nei miracoli o in fatti straordinari, ha solo urgente bisogno di una sana normalità, di un sindaco e di una giunta autorevoli, che abbiano una maggioranza di riferimento certa per poter governare, che sappiano realmente cosa e come fare per portare la città fuori dalle secche di un declino, che sta diventando inarrestabile.

Un compito delicato che può essere svolto solo se in condizioni di lavorare in tranquillità, liberi dall’assillo di dover fare giornalmente i conti con i numeri di consiglio comunale e con gli avvisi di garanzia. Non credo che si possa ragionevolmente pensare di poter continuare a campare, facendo finta di niente, ignorando le inefficienze e le necessità di questa città, dalle quali si deve necessariamente partire, per poter stabilire le priorità sulle quali intervenire immediatamente. Altrimenti, come al solito, si parla di aria fritta.

Non c’è più tempo per i soliti giochetti, perché su questa città, sui suoi problemi, sui cittadini, sui giovani, sul loro futuro, credo debba essere riservato un impegno più ampio rispetto alla solita demagogia, che una certa politica ha saputo sempre abilmente padroneggiare in questa città.

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