Prima tolgono le tende dal Comune, meglio è per la città
La deludente partecipazione al voto nelle elezioni regionali ci ha consegnato l’elevato livello di sfiducia, di distacco e di insofferenza dei cittadini nei confronti della politica e delle amministrazioni, a causa delle tante inefficienze, degli sprechi, ma anche per un’attività politica e amministrativa improntata all’approssimazione, al politichese, in cui non sono in gioco idee, progetti, programmi, ma solo convenienze, tattiche, acquisizione e manipolazione del consenso
La deludente partecipazione al voto nelle elezioni regionali ci ha consegnato l’elevato livello di sfiducia, di distacco e di insofferenza dei cittadini nei confronti della politica e delle amministrazioni, a causa delle tante inefficienze, degli sprechi, ma anche per un’attività politica e amministrativa improntata all’approssimazione, al politichese, in cui non sono in gioco idee, progetti, programmi, ma solo convenienze, tattiche, acquisizione e manipolazione del consenso.
In questa chiave va interpretata la recente decisione del sindaco di Brindisi di nominare solo l’assessore alla programmazione economica, rinviando la nomina del vice sindaco e dell’assessore ai servizi sociali, e quant’altro riterrà opportuno, solo dopo l’approvazione del bilancio di previsione del 2015, che di previsione ha smarrito il senso, essendo ormai trascorsa la metà dell’anno interessato.
Un’abitudine ormai consolidata che ci consegna una amministrazione, che ha dimostrato di non avere una narrazione credibile di futuro da proporre , un progetto per questa città, che naviga a vista.
Un’attesa, ma forse una prudenza, dettata dalla necessità di evitare colpi di testa, di far digerire ai consiglieri di “maggioranza” il molto probabile aumento della tassazione sui servizi indivisibili (Tasi), per uno o due milioni di euro. Evidentemente nella insaziabile voracità di questa amministrazione non sono stati sufficienti gli oltre 25 milioni di euro di arretrati recuperati dall’evasione Ici delle centrali elettriche, le maggiori entrate per oltre 5 milioni l’anno rivenienti dalla centrale Enel, le rilevanti somme che si stanno recuperando dalle chiese e caserme e dall’evasione delle tasse e delle imposte.
Un fiume di denaro dilapidato in fretta, senza conseguire effettivi miglioramenti, ma anche senza adottare alleggerimenti nella tassazione dei cittadini, diventata per molti assolutamente insostenibile. In pratica si torna indietro. Sotto una veste diversa, si torna a far pagare ai cittadini l’Ici sulla prima casa. Si fa pagare ai cittadini l’incapacità dell’amministrazione a far quadrare i conti, ad eliminare gli sprechi, a governare con efficacia un bilancio diventato invece ormai ingestibile, praticamente ingessato, che non consente alcun margine di manovra.
Come hanno evidenziato il mancato rispetto del patto di stabilità, il continuo riscorso alle sempre più rilevanti anticipazioni di cassa, l’aumento dell’indebitamento del Comune, nonostante i dichiarati impegni assunti nel programma di mandato, che è rimasto in gran parte confinato nelle carte programmatiche.
Una classe politica che nel tempo e nel complesso si è rilevata spesso inadeguata al ruolo che era stata chiamata a svolgere, che ha mutato in questi ultimi tre anni cinque volte la compagine di governo della città, conferendo finora 25 incarichi alla carica di assessore per coprire i 9 posti disponibili, che nella sua voracità sembra incapace di mettere fine a questa precarietà, che è la causa se non esclusiva, senz’altro determinante, della situazione economica e sociale ed ambientale del nostro territorio. E non è detto che sia finita qui.
Queste purtroppo le caratteristiche peculiari di una amministrazione in cui è sempre più difficile capire chi entra e chi esce, costantemente impegnata nella soluzione di quei problemi, che con accorta prudenza e sensibilità vengono riferiti a questioni riguardanti la visibilità, che più prosaicamente attengono alla rigorosa applicazione del manuale Cencelli. Alla spartizione degli incarichi in proporzione al proprio peso elettorale.
Il lato drammatico di questa situazione e che questa maggioranza ha legato il destino e gli interessi della popolazione brindisina ai propri umori, agli interessi del proprio gruppo o di partito e vuol far credere, che la difesa degli interessi dei cittadini possano dipendere da un rimpasto o dall’assegnazione di un incarico.
Sulle condizioni di estrema difficoltà che vive questa città, sul lavoro che manca, sui giovani ai quali viene negato il lavoro ed il futuro, costretti a cercare di costruire altrove un progetto di vita, sulla crescente povertà, sull’ambiente, sul decoro urbano, sulla gestione delle società partecipate, sulla crisi del commercio, sul traffico, sulla mobilità urbana, sulla pulizia, sui rifiuti, sulla sicurezza, sulle strade, sugli alloggi, sulla desertificazione del centro storico, sul degrado della periferie, sul piano regolatore parcheggiato ormai nella cancelleria del tribunale, nessuna parola, nessun riferimento.
Niente che possa comunque destare meraviglia, considerato che spesso tutta l’architettura politica proposta, si è risolta nella applicazione della nobile arte della conta, nella individuazione del diciassettesimo di turno per il consiglio comunale. Su questo si deve ragionare, se non si vuole allontanare ulteriormente i cittadini da questa politica, politicante, stanchi dei soliti inconcludenti giochini proposti a palazzo. Non credo che si possa continuare a campare o, peggio, a governare minacciando i consiglieri di andare a casa, facendo finta di niente, ignorando le inefficienze e le necessità di questa città.
Noi crediamo che il punto limite sia stato raggiunto, occorre solo l’attestazione formale di un fallimento politico che è nei fatti , perché quelli che scuotono la maggioranza di governo della città sono anche la conseguenza della crisi di un progetto politico, che non è mai decollato e che vive solo nella mente di chi, dopo averlo evocato nel programma, trascina stancamente la politica di tutti i giorni, agitando continuamente quella illusione.
Su questo credo si debba concentrare la riflessione dei cittadini,che richiede una reazione da parte di tutti, per riflettere sulle cose da fare per evitare il disastro, per cercare di arrestare la deriva negativa di questi anni, per darsi tutti insieme un’occasione per cambiare. Costringendo la maggioranza cambiare passo, altrimenti a fare la sua prima buona azione per questa città: togliere le tende da palazzo.