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A cura di Blog Collettivo

Il valore della giornata della memoria: ricordare la Shoah non è un esercizio di retorica

Le riflessioni del professor Mario Carolla sui tentativi di sminuire l'importanza delle iniziative in memoria dell'olocausto del popolo ebraico che si svolgeranno il 27 gennaio

Da anni il Dipartimento “Cultura” della Lega Spi Cgil di Brindisi, che ho l’onore di coordinare, celebra il 27 gennaio “Giorno della Memoria” con manifestazioni in presenza nella sede cittadina di via Palestro o con interventi sul web o nelle scuole avvalendosi della collaborazione di altre Associazioni progressiste e antifasciste che operano nel territorio. Per noi questa giornata è “una ricorrenza simbolo contro ogni sopraffazione e violenza dell'uomo contro il suo simile” e, dunque, va celebrata sempre perché la polvere del tempo tende a ricoprire tutto facendo pericolosamente sprofondare nell’oblio anche i valori più alti. La memoria della Shoah in questi anni è stata raccontata da chi è sopravvissuto a questo terribile sterminio messo in atto dal Terzo Raich per affermare la supremazia della “razza ariana”; esso non conta solo circa sei milioni di ebrei, ma anche un numero importante di rom, disabili, omosessuali, dissidenti politici, testimoni di Geova, non-ariani e indesiderabili. Grande è il merito che va riconosciuto a questi sopravvissuti che nelle scuole, nelle piazze, alla radio, in Tv e ovunque hanno tenuto vivo il ricordo delle atrocità commesse dai nazi-fascisti. 

Una stima dell’Economist, però, ci avverte che fra poco più di un decennio non sarà più in vita uno solo dei sopravvissuti. Sarà dunque fondamentale attrezzarsi in tempo affinché la memoria di questi eventi, che hanno degradato la specie umana, non vada dispersa. Molte organizzazioni nel mondo lo stanno già facendo e, nel nostro piccolo, lo faremo anche noi del Dipartimento che, dopo un lungo tempo di stasi delle attività, dovute alle vicende burrascose che hanno caratterizzato questi anni, riprenderemo a svolgere le attività culturali; per far ciò attendiamo solo la conclusione del Congresso Cgil 2022-2023 in corso. Non possiamo però lasciar passare sotto silenzio questa giornata; per farlo non troviamo modo più appropriato che riproporre la riflessione che segue per la sua attualità, in considerazione anche delle cose dette sopra, e per il suo profondo significato. Essa è rivolta a tutti coloro, compresi gli artefici del nuovo corso della politica governativa, che intendono ridurre la portata del succitato significato, strettamente legato anche alla memoria del 25 aprile, e che si ripromettono di mistificare. 

Retorica e valori del “giorno della memoria"

La ricorrenza del “Giorno della Memoria” 2021 ha colpito molti per due ordini di motivi: il primo, per la grande mole di interventi pubblicati sui social media, compresi quelli pubblicati su Facebook e, tra questi, quelli pubblicati sull'apposito gruppo creato a Brindisi, dal titolo: “Giornata della Memoria 2021”; il secondo, perché si può ravvisare in molti di questi interventi una sfrenata voglia di sminuire l'importanza della ricorrenza, senza condannarla, ma evidenziando la necessità di inserirla in un contesto più ampio che includa tutti i deprecabili eccidi verificatesi nel mondo e che continuano a verificarsi.
Sul primo motivo: la grande mole d'interventi sul “Giorno della Memoria”, si può dedurre che quegli avvenimenti, segnati da una ferocia inaudita dettata dall'ideologia mostruosa e abominevole, siano fortemente scolpiti nella nostra mente e, considerato l'interesse mostrato da tanti giovani, si appalesa l'esigenza che tale interesse vada coltivato con uno studio approfondito della ricerca storica che a quegli avvenimenti si riferisce.

Ma, la parte che più di tutte appare interessante è quella che si riferisce al secondo punto: retorica e valori. In molti di questi interventi si è evidenziato che ricordare l'Olocausto è ormai diventato un po' un esercizio di retorica che si ripete stancamente ogni anno. Qualche autore ha anche aggiunto che tale retorica appare ancora più evidente perché si dimenticano gli altri tantissimi eccidi che sono stati perpetrati nel corso della storia e che continuano a perpetrarsi da parte degli Stati sedicenti civili. In qualcuno di questi interventi si arriva a dire che occorrerebbe sostituire questa ricorrenza con una giornata dedicata a tutti gli eccidi che si sono avuti nella storia.

Non sembra affatto che attestarsi su tali posizioni sia culturalmente corretto perché chi parla di retorica nella ricorrenza del 27 gennaio e/o evidenzia una presunta insufficienza della stessa rispetto agli altri eccidi confonde la retorica con la necessità di affermare con ogni mezzo, in ogni dove e in ogni tempo i valori che sempre ricorrenze così uniche sottendono. I tempi che viviamo, caratterizzati da una forte crisi di valori e da rigurgiti nazi-fascisti, richiederebbero invece ben altre riflessioni a cominciare da quella che discuta l'assenza di un'efficace azione educativa nei confronti delle giovani generazioni e, ahimè, anche delle generazioni più attempate e che condanni senza se e senza ma le ideologie mostruose che hanno prodotto la Shoah.

Il sostantivo “retorica” nell'uso moderno e nella sua accezione spregevole, in Treccani, è un: “modo di scrivere e di parlare ampolloso e risonante, enfatico e sostanzialmente vuoto, privo o povero di impegno intellettuale, civile e morale”. Se negli interventi citati questo vuol essere il significato della parola, c'è subito da dire che essa è usata in modo sbagliato e pericoloso perché il ricordo dell'Olocausto non è affatto un adempimento di legge “sostanzialmente vuoto, privo o povero di impegno intellettuale, civile e morale”, ma è esattamente il contrario.

Il 20 luglio del 2000 in Italia è stata approvata la legge n° 211, composta da due soli articoli che fu pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n° 177 del 31 luglio 2000.
Da notare subito che tale legge ha preceduto la risoluzione n° 60/7 dell'Assemblea Generale dell'Onu del 1° novembre 2005 che ha istituito tale ricorrenza in tutto il mondo. Quindi, l'impegno intellettuale, civile e morale ha riguardato l'intera umanità e la persecuzione che si condanna non riguarda soltanto l'Olocausto degli ebrei, ma anche cittadini inermi colpevoli solo di non condividere il nazi-fascismo o di essere in una condizione di vita tale che era sgradita al repellente sistema.

Quindi, mantenere viva la memoria fa onore oggi, e lo farà per sempre, a tale universale impegno. La ricorrenza del “Giorno della Memoria” non dovrà essere considerata mai un adempimento formale, più o meno automatico, della legge che l’ha istituita. Essa, tanto più in questi ultimi tempi che viviamo, ha ragione di essere un'occasione da non perdere per fare chiarezza e convincimento con chi vuole cancellare il ricordo di quegli eventi sia strumentalmente che solo per superficialità e indifferenza alle sofferenze dei propri simili. Essa deve diventare anche un'occasione per far conoscere e spiegare, attraverso la ricostruzione storica, quei fatti a chi vuole confonderli nella nebbia di una memoria generica insieme ad altri eccidi spregevoli dei quali nel corso della storia l'uomo si è reso protagonista.

Quest'ultima affermazione può sembrare impropria, ma non è certo così perché è necessario convincersi che il “Giorno della Memoria” debba rappresentare una ricorrenza simbolo contro ogni sopraffazione e violenza dell'uomo contro il suo simile, le quali hanno raggiunto nel secolo scorso livelli di efferatezza non degni del genere umano. A far comprendere bene l'importanza di questa ricorrenza possono servire le parole del teorico e saggista Tzvetan Todorov che nel 2001 ha scritto in un suo libro “Memoria del bene, tentazione del male”: “la singolarità del fatto non impedisce l’universalità della lezione che se ne trae”.

Poi, e non tanto poi, ci sono i valori! Essi sono il sale della Democrazia che aborrisce l'odio, l'intolleranza, l'aggressività, le violenze, ma che pone in primo piano principi come le libertà, la solidarietà, la dignità, l'uguaglianza, la sacralità della vita umana, la condivisione dei diritti universali e la consapevolezza che tutti gli esseri umani hanno diritto a vivere in pace su questa terra. Infine, appare importante sottolineare che, oltre agli altri eccidi verificatisi nel mondo riferiti in molti interventi, che senza alcun dubbio vanno ricordati e condannati, in Italia già esistono solennità nate con lo scopo di commemorare le vittime di tali scempi. Eccone solo alcune: la giornata europea in ricordo delle vittime del terrorismo (11 marzo); La giornata nazionale in ricordo delle vittime del terrorismo e delle stragi (9 maggio); La giornata delle vittime degli incidenti sul lavoro (seconda domenica di ottobre); il Giorno del ricordo degli istriani, fiumani e dalmati (10 febbraio); la giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni di pace (12 novembre); La giornata del ricordo dei marinai scomparsi in mare (9 settembre).

Ma...si potrebbe continuare a beneficio dei detrattori, dei negazionisti e degli amanti degli esercizi intellettuali inutili e dannosi.


 

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