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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Sanità, serve il decisionismo riformatore. Ma costruendo il consenso di cittadini e professioni

Gli accadimenti di questi ultimi mesi in materia sanitaria, impongono una riflessione, come si suol dire, a tutto tondo. A me spaventa il fatto che capisaldi dell’esercizio della professione, come la infungibilità della prescrizione medica, siano messi in discussione dalla “malpractice”. Tali pratiche non devono accadere e basta. Come appare patogeno il fatto che, il ricorso amministrativo, la proroga siano diventate la regola mentre l’affidamento alla scadenza la eccezione; un sistema ingessato quindi modificabile, incapace a valutare e premiare il merito la dedizione, la competenza.

Gli accadimenti di questi ultimi mesi in materia sanitaria, impongono una riflessione, come si suol dire, a tutto tondo. A me spaventa il fatto che capisaldi dell’esercizio della professione, come la infungibilità della prescrizione medica, siano messi in discussione dalla “malpractice”. Tali pratiche non devono accadere e basta. Come appare patogeno il fatto che,  il ricorso amministrativo, la proroga siano diventate la regola mentre l’affidamento alla scadenza la eccezione; un sistema ingessato quindi modificabile, incapace a valutare e premiare il merito la dedizione, la competenza.

Ma tutto ciò sono la risultante delle scelte di politica sanitaria compiute dal governo Vendola in questi anni o sono la criticità strutturale del sistema? Propendo per la seconda ipotesi e per ciò  ritengo miopi, strumentali e sfasciste le denunce generiche verso un sistema perso nella corruzione, privo di governance, allo sbando. Questo clima e queste denuncie un effetto lo hanno sortito: il ricorso esasperato alla “burocrazia difensiva”, ai meccanismi di autotutela.

Il sistema si difende, interpreta in modo restrittivo rinviando tutto alle “interpretazioni autentiche” (sempre più rare) o alle sentenze del Tar; e questo vale al centro (l’Assessorato) come in periferia (le Asl o le aziende). Se a questo costo vi aggiungiamo quello prodotto dalla “medicina difensiva” il quadro è completo non soltanto per le diseconomie, ma anche per la qualità della prestazione e per i tempi della sua erogazione.

Come uscirne ed avviare un processo virtuoso in grado di rimotivare il sistema o quantomeno i livelli apicali dello stesso? La risposta più immediata, e, se vogliamo giusta, è il decisionismo: decidere e andare avanti, confidando nel risultato finale. Ma il decisionismo ha due angoli visuali: quello “destruens” e quello “costruens”. Il primo è certamente meno responsabile, meno faticoso del secondo.  L’atto che riduce i posti letto del reparto o che contingenta i ricoveri di un presidio è meno responsabile della attivazione di una sala operatoria o di una prestazione sostitutiva della dismissione.

Va  anche detto che il “decisionismo destruens”, in questa fase convulsa, rischia di vanificare una disponibilità che dieci anni fa non era matura nella società: l’attenzione della persona a capire l’utilità di un sistema che lo metta in sicurezza sia  quando ha bisogno di cure che quando necessita di prevenzione. Aver sostenuto due termini, gradualità nelle dismissioni e contestualità nelle attivazioni, aveva ed ha questo obiettivo e non già certificare una irresponsabilità politica.

Ha ragione l’assessore nel rivendicare un sano riformismo che, a proposito degli stipendi del management sanitario, abbandoni la scorciatoia facile del populismo demagogico. Come abbiamo ragione noi quando poniamo il tema ineludibile delle alleanze con cui  intervenire in quel substrato di complicità/connivenza/apatia /deresponsabilizzazione di cui è pregno il sistema al suo interno, nel rapporto con gli interessi, nel suo interfacciarsi con la società. Questo è il senso profondo della proposta che, come Pd, abbiamo avanzato in aula sull’opportunità di insediare il Consiglio regionale delle professioni sanitarie che, sulla scorta delle esperienze toscana ed emiliana, divenga interlocutore importante per la costruzione delle politiche sanitarie.

Sbaglia l’assessore quando ammicca a questa visione di un Pd impegnato a sabotare il piano di rientro perchè critica il decisionismo “destruens” privo di un abbozzo di fase 2.

*consigliere regionale Pd

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