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Aziende e crisi: «Segnali positivi da seguire»

BRINDISI – Sarà l’anno della svolta oppure continuerà la recessione? Il presidente provinciale della Cna, Emanuele Sternativo, preferisce essere ottimista e guardare al futuro, piuttosto che sottolineare i dati relativi alle aziende che hanno chiuso i battenti negli ultimi mesi.

BRINDISI – Sarà l’anno della svolta oppure continuerà la recessione? Il presidente provinciale della Cna, Emanuele Sternativo, preferisce essere ottimista e guardare al futuro, piuttosto che sottolineare i dati relativi alle aziende che hanno chiuso i battenti negli ultimi mesi.

«Non si può nascondere che il 2013 sia stato un anno molto negativo: tante aziende hanno chiuso e chi ha resistito lo ha fatto perché aveva un salvadanaio che ora però si è svuotato, eppure io vedo qualche segnale di cambiamento…»

Dove?

«Negli ultimi mesi del 2013 le imprese manifatturiere e le piccole botteghe che realizzano produzioni di qualità, come pure le aziende del settore turistico, hanno registrato leggeri ma importanti trend di crescita. E questi dati indicano qual è la strada da seguire».

Qual è?

«Nel 2014 bisognerà puntare su ciò che siamo capaci di fare: continuare ad investire nel settore turistico, perché lì la crescita dura da anni ed è destinata a continuare, puntando però su un marketing più qualificato e mirato, per far conoscere ancor meglio la nostra terra, le culture, le tradizioni e i prodotti. E poi bisogna puntare ancor di più

sul “Made in Italy”, che ha ancora una forte richiesta ed è ben pagato all’estero».

Lo fanno già in tanti…

«Lo devono fare tutti: anche le piccole botteghe devono puntare all’internazionalizzazione».

Ma Brindisi vive soprattutto di grande industria.

«E io ritengo che si debba fare quadrato intorno alla grande industria, troppo spesso attaccata con polemiche sterili e non costruttive, che non fanno altro che arrecare danno all’economia locale, perché si mette a rischio la produzione e si bloccano nuovi progetti di investimento».

Parla come un sindacalista o un’ambientalista.

«Io penso che bisogna evitare estremismi e divisioni inutili. Bisogna riconoscere che l’industria è sempre stata la locomotiva economica del territorio, e servono dei piani di sviluppo che vedano protagonisti la grande industria, le istituzioni e le associazioni di categoria. Piani di sviluppo chiari e che devono essere rispettati, senza mai trascurare l’attenzione all’ambiente, alla salute, all’occupazione».

Dunque nessun contrasto tra grande industria e piccola impresa.

«L’artigianato e la micro-impresa sono legati all’industria, così come l’indotto delle micro-imprese sostiene la grande industria, garantendo le micro-lavorazioni e i servizi».

Resta il fatto che con una Provincia commissariata, u Comune in crisi perenne e una Regione alla vigilia delle elezioni, l’impresa fa fatica a dialogare con la politica. Non è così?

«Una cosa è certa: l’instabilità politica non dà tranquillità agli operatori del settore. La politica dovrebbe dettare le linee guida dello sviluppo, ma in questo momento è impegnata a fare altro. Servono meno chiacchiere, anche personali, e più attenzione a quello di cui effettivamente abbiamo bisogno: una risposta imminente allo stato di forte crisi».

Del tipo?

«In questo momento noi imprenditori i sacrifici li stiamo facendo: abbiamo abbattuto tutti i costi, ci accontentiamo di lavorare anche senza utile o con utili limitati, ma anche la politica dovrebbe iniziare ad abbattere tutto ciò che è superfluo, fino ad arrivare agli enti di secondo grado. Non si può continuare ad aumentare le tasse trascurando un’analisi dei costi della politica».

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