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Giurgola non ha i soldi ma insiste col terminal crociere e fa causa alla Sovrintendenza

BRINDISI – Malgrado lo stop della Sovrintendenza, e malgrado i segnali non certo favorevoli giunti anche dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici, il presidente uscente dell’Autorità Portuale brindisina, Giuseppe Giurgola, insisterà per la realizzazione di un terminal crociere sul versante interno della Diga di Punta Riso. Di questo ha parlato nel corso della seduta del Comitato portuale dell’8 novembre scorso, e di questo parlerà anche nella seduta fissata per oggi in prima convocazione e per domani in seconda.

BRINDISI – Malgrado lo stop della Sovrintendenza, e malgrado i segnali non certo favorevoli giunti anche dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici, il presidente uscente dell’Autorità Portuale brindisina, Giuseppe Giurgola, insisterà per la realizzazione di un terminal crociere sul versante interno della Diga di Punta Riso. Di questo ha parlato nel corso della seduta del Comitato portuale dell’8 novembre scorso, e di questo parlerà anche nella seduta fissata per oggi in prima convocazione e per domani in seconda.

Giurgola ha deciso infatti di non ripiegare (come da noi stessi erroneamente supposto) su alcun altro approdo, ma di affrontare sia un contenzioso legale con la stessa Sovrintendenza, che tentare di forzare ogni ostacolo presso l’organo che dovrebbe valutare il progetto. Che, detto per inciso, stravolgerebbe gli assetti di quell’area del porto esterno e il contesto stesso in cui si trova l’antica fortezza alfonsina di Forte a Mare.

Intanto vanno dette subito tre cose: la prima è che un progetto con qualche chance ancora non c’è; la seconda è che non ci sono ancora i soldi; la terza è che Giurgola intende mettere nelle mani di due grandi compagnie, la Msc Crociere e la Royal Caribbean, il terminal eventualmente realizzato. Che il progetto non esista ancora lo ha dichiarato proprio il presidente al Comitato portuale l’8 novembre, quando ha parlato della parte finanziaria di questa operazione, affermando che l’Authority avrebbe fatto fronte con proprie risorse ai costi di progettazione; che non ci siano i soldi lo ha sempre indirettamente confermato Giurgola augurandosi che arrivino i 62 milioni di fondi dell’Area Vasta destinabili al terminal.

La terza, se è possibile, è una faccenda ancora più seria. Giurgola ha informato il Comitato portuale dell’esistenza di una richiesta per la gestione del terminal (o di una dichiarazione di intenti) da parte delle già citate compagnie, ma per aggiungere subito dopo che ovviamente l’affidamento avverrebbe attraverso una procedura di evidenza europea, e che tuttavia è legittimo nel frattempo stabilire “una collaborazione tecnica” con Msc e Royal Caribbean per utilizzarne la grande esperienza nel settore. Tanto più che le stesse sarebbero disposte a partecipare finanziariamente all’opera. In altre parole, ci sono – sempre secondo Giurgola – già due candidati alla gestione prima ancora che ci sia non solo un terminal, ma anche un progetto ed un regolare bando.

Ma non è detto che ci sarà mai un progetto, e quindi un bando, e perciò un terminal crociere malgrado l’appoggio che Giurgola vanta di avere da parte del sindaco Domenico Mennitti e del presidente della Provincia, Massimo Ferrarese. A parte i soldi che non ci sono, Giurgola dovrà vincere intanto davanti alla giustizia amministrativa (e non è detto che ciò avvenga) nei confronti del veto della Sovrintendenza ai Beni culturali e ambientali, alla quale ha annunciato di aver fatto causa affidandosi all’avvocato professoressa Gabriella De Giorgi Cezzi, direttore del Dipartimento di Diritto Amministrativo della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Salento. La Sovrintendenza, secondo Giurgola, avrebbe osato stropicciarsene del Protocollo d’intesa siglato da egli stesso, dal sindaco Mennitti e dal ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, nel maggio 2009, avviando invece l’iter per apporre il vincolo indiretto su tutte le aree a terra e in mare attorno al Castello Alfonsino e all’Isola di S.Andrea, bloccando anche la sola idea del terminal crociere.

L’altra faccia della grana è rappresentata dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici, terza sezione, quella che si occupa delle opere marittime. Una versione su come stiano le cose, mentre Giurgola in Comitato aveva detto che entro il 2010 tali problemi sarebbero stati risolti, l’ha offerta alcuni giorni fa su BrindisiReport.it Roberto Serafini, che di quella commissione è componente. Va bene che Serafini è uno dei concorrenti per il rinnovo della presidenza dell’Authority brindisina (in scadenza nell’aprile 2011), ma nel dire che l’impostazione data da Giurgola all’operazione è destinata al fallimento ha preso consapevolmente un bell’impegno. Ed ecco perché il progetto del terminal alla Diga di Punta Riso sarebbe destinato al respingimento

Giurgola lo ha presentato intanto come un adeguamento funzionale, assicurando che in tal modo lo stesso non necessita di variante al Piano regolatore portuale. Serafini invece ha spiegato che intanto la variante di piano regolatore è uno strumento impiegato quando la struttura che si vuole realizzare non è prevista dal piano  regolatore del porto in vigore, e che quindi molto semplicemente questo è il caso del terminal di Punta Riso. Secondo, che per gli  adeguamenti tecnico-funzionali il Consiglio superiore dei Lavori pubblici ha adottato lo scorso anno una metodologia che si rifà al caso del porto di Salerno. E cioè, per quanto riguarda l’opera interessata, deve essere una infrastruttura già esistente e prevista dal piano regolatore in vigore, da allungare o da ampliare; inoltre “è enfatizzato il fatto che è esplicitamente previsto quale dato progettuale il non incremento di traffico passeggeri e container”, bensì deve trattarsi di adeguamento ai fini della sicurezza e per la funzionalità delle banchine che tenga conto delle maggiori dimensioni delle maggiori dimensioni delle nuove navi.

Perciò, concludeva l’ingegnere Serafini, “per quanto riguarda la proposta di adeguamento tecnico-funzionale per la diga di Punta Riso, tenuto conto dei vincoli imposti a tale strumento (il caso Salerno docet) appare del tutto inverosimile che la proposta che la proposta possa ottenere il parere dalla terza sezione del Cslp”. Certo si tratta di un’opinione, ma per Giurgola se le cose stanno effettivamente così – e non vi è ragione di dubitarne – ecco un’altra bella porta da scardinare, se ci riesce. Un po’ troppo per dire che tutto va bene madama la marchesa. Comunque, il problema se lo pongano soprattutto i membri del Comitato portuale ai quali, oggi o domani, il presidente Giurgola riparlerà proprio delle dichiarazioni di intenti di Msc Crociere e Royal Caribbean, visto che i soldi che si spendono in procedure, ricorsi e progettazioni sono pubblici.

Comunque, una piccola anticipazione sulle dimensioni di questa opera, Giurgola l’ha già fatta l’8 novembre. Si tratta di portare alla larghezza di 100 metri un chilometro di banchinamento interno della Diga di Punta Riso, e di innestare perpendicolarmente ad esso due pontili, ciascuno della larghezza di cento metri e della lunghezza di 370 metri. Va da sé che il termine “adeguamento funzionale” per tutto ciò è davvero improprio: si tratterebbe di un’opera non solo dall’elevatissimo impatto sullo stato dei luoghi in relazione ai beni culturali, ma anche dal punto di vista ambientale, mutando radicalmente la situazione nel porto esterno. Per quali vantaggi economici, poi, spendere decine di milioni di euro?

Qualcuno ha mai condotto uno studio preliminare, una indagine sull’orientamento del mercato delle crociere in Mediterraneo? Cosa ne ricaverebbe Brindisi come città e come provincia, e non solo come porto del Salento? Quali sono le priorità di investimento? Una cosa importante, sempre in Comitato, l’ha detta Salvatore Pinto, rappresentante dei lavoratori portuali. Nel porto commerciale ormai si sta stretti, strettissimi. Si lavora con difficoltà. Va bene spostare le gasiere del gpl al molo Polimeri, ma bisogna assolutamente rilanciare anche il dimenticato progetto del pennello Enel nel porto esterno, per spostare fuori da Costa Morena la movimentazione del carbone ed essere in grado di lasciare spazi ad eventuali richieste da parte di società armatrici. Il porto di Brindisi, tra Costa Morena Ovest e la nuova banchina di Costa Morena Est, avrebbe così aree più che sufficienti.

Ma Giurgola progetta solo nuovo cemento, a Punta Riso e addirittura fuori dal porto, come la banchina container tra le Isole Pedagne e Capo di Torre Cavallo, di cui ha riparlato nelle scorse settimane. Opere che richiederebbero anni tra progettazioni, iter e realizzazione. Sarebbe molto meglio fare come dice Pinto, realizzare subito ciò che serve davvero: la nuova banchina di Costa Morena Est è in fase di completamento anche infrastrutturale, e col pennello Enel nel porto esterno, i cinque nuovi accosti a S.Apollinare (progetto finanziato) e il traffico da diporto e le navi da crociera di piccolo e medio tonnellaggio nel porto interno ci sarebbe abbastanza per rilanciare i traffici marittimi di Brindisi. Non resta che attendere aprile.

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