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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

L'Ilva taglia pure i panettoni

Come si può dire ad un figlio che quest'anno Babbo Natale non arriverà? E' un'impresa difficile, forse impossibile per un genitore. Questo Natale sarà un Natale povero, senza luci, senza luminarie per 2mila e 500 operai dell'Ilva di Taranto, costretti dall'azienda alla cassa integrazione. In fabbrica quest'anno non mancano gli scambi di auguri fra colleghi ma non c'è la stessa atmosfera di quelli passati.

Come si può dire ad un figlio che quest'anno Babbo Natale non arriverà? E' un'impresa difficile, forse impossibile per un genitore. Questo Natale sarà un Natale povero, senza luci, senza luminarie per 2mila e 500 operai dell'Ilva di Taranto, costretti dall'azienda alla cassa integrazione. In fabbrica quest'anno non mancano gli scambi di auguri fra colleghi ma non c'è la stessa atmosfera di quelli passati.

Il Gruppo Riva per questo Natale 2012, che è crocevia di un anno segnato dalla bufera giudiziaria, ha anche eliminato il dono di fine anno: niente panettoni per i suoi dipendenti. Le lettere della Cig, l'azienda, le ha fatte recapitare con la scritta in oggetto "per eventi atmosferici eccezionali". Al sequestro giudiziario degli impianti si è aggiunta la crisi di mercato.

Poi come se non bastasse, si è aggiunta la tromba d'aria che ha devastato buona parte dello stabilimento siderurgico, soprattutto la zona del porto, proprio dove è morto Francesco Zaccaria, il giovane operaio rimasto intrappolato nella cabina di una gru inghiottita dal mare.

Nonostante il decreto "Salva Ilva" approvato la settimana scorsa, che ha ridato il via alla produzione dell'acciaieria tarantina, i lavoratori - anello debole della vicenda - hanno comunque paura per il futuro. Gli operai sono la parte della corda che si stacca e precipita, sempre.

Ognuno ha una storia da raccontare. Massimiliano Portulano è entrato in Ilva a 24 anni. Ora ne ha 39 e lavora nel Reparto Ril (Officina riparazione locomobili), proprio nell'area portuale devastata dal tornado del 28 novembre scorso. "Questo - sottolinea Massimiliano, in cassa integrazione per calamità - è un periodo davvero tragico e lo stiamo vivendo malissimo. Prenderemo l'80% dello stipendio perché il sindacato non è riuscito a farci avere l'integrazione salariale. La mia famiglia è monoreddito. Sono sposato e ho una figlia di 9 anni, a cui devo dare spiegazioni e non trovo le parole".

Il lavoratore si commuove. Vorrebbe urlare la sua rabbia, ma quando parla della bambina i suoi occhi si inumidiscono. "Lei è preoccupata per me. Per noi. Tra mutuo e bollette varie spendiamo 800 euro al mese". Un Natale che lascerà il segno. Un pranzo di Natale che non sarà facile affrontare con serenità. Ma si sa il Natale da speranza, e allora, questa è l'unica arma di salvezza associata al coraggio di sorridere.

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