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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

"Ogni cambio di appalto lavoro a rischio"

BRINDISI – I cambi di appalto delle grandi aziende continuano a causare tensioni sociali. Lo dimostra quanto avvenuto stamane a Cerano, dove 18 lavoratori della Nubile Srl hanno bloccato l’ingresso della centrale Enel, e nella zona industriale dove 15 operai della Rendelin Spa picchettano il petrolchimico.

BRINDISI – I cambi di appalto all’interno delle grandi aziende continuano a causare notevoli tensioni sociali. Lo dimostra quanto avvenuto stamane a Cerano, dove 18 lavoratori della Nubile Srl hanno bloccato l’ingresso principale della centrale Enel “Federico II”, e nella zona industriale di Brindisi, dove 15 operai della Rendelin Spa hanno picchettato l’ingresso del petrolchimico, impedendo l’accesso ai camion.

I due gruppi di dimostranti lavorano per aziende con un appalto in scadenza (la Nubile garantirà fino al prossimo 17 luglio il servizio di trasporto dei prodotti di scarto della produzione Enel, per lo più fanghi, gessi e cenere; la Rendelin effettuerà fino al 31 luglio attività di verniciatura e sabbiatura per conto di Eni Versalis) e chiedono di essere riassorbiti dalle ditte subentranti (la Cannone Srl prenderà il posto della Nubile; la Bersud subentrerà alla Rendelin).

Ma le legittime rivendicazioni avanzate dai lavoratori si scontrano con un ostacolo di non poco conto: i bandi di gara emanati dalle committenze non prevedono l’obbligo, per l’impresa subentrante, di assumere gli operai della ditta uscente. I 18 lavoratori della Nubile (di cui16 con contratto di lavoro a tempo indeterminato e 2 con contratto a tempo determinato) si appellano all’articolo 42 bis del contratto collettivo nazionale di lavoro dell’autotrasporto merci e logistica.

La norma, piuttosto ambigua, prevede l’impegno dell’impresa appaltante di “dare preferenza ai lavoratori della gestione uscente”, tenendo però conto dei seguenti paletti: il “rispetto dell’autonomia imprenditoriale”; “la parità di condizioni d’appalto”; “obiettive necessità operative e produttive dell’impresa subentrante”. La Cannone, quindi, non sentendosi obbligata ad assorbire tutti e 18 i lavoratori della Nubile, ha proposto il reimpiego di 10-12 di essi. Ma i sindacati (stamane, davanti all’ingresso della Federico II, erano presenti i delegati di Cgil, Cisl, Uil e Ugl) chiedono la salvaguardia di tutti i posti di lavoro.

Il mancato raggiungimento di un accordo, ieri mattina, ha fatto saltare il tavolo di conciliazione convocato in Provincia. Oggi pomeriggio, a partire dalle 17, si terrà in Prefettura un nuovo incontro fra le parti. Nel frattempo, i manifestanti, tenuti d’occhio dai poliziotti della Digos e da una pattuglia dei carabinieri, hanno garantito l’espletamento dei servizi essenziali all’interno della centrale.

“Pochi giorni fa – dichiara uno di essi – abbiamo ricevuto un preavviso di licenziamento da parte della Nubile. Abbiamo figli da mantenere. Alcuni di noi stanno per sposarsi. Non possiamo essere lasciati in mezzo alla strada”. Non è ancora stato notificato il preavviso di mobilità, invece, ai lavoratori della Rendelin che hanno occupato l’ingresso della Versalis.

“L’appalto – dichiara Teodoro D’Amico, dipendente della Rendelin – scadrà il prossimo 31 luglio. La ditta subentrante (la Bersud, ndr) è disposta ad assorbire solo una parte dei lavoratori dell’impresa uscente, in base ai carichi di lavoro previsti dal nuovo contratto d’appalto. Lo stato d’agitazione proseguirà fino a quando non avremo garanzie occupazionali”.

Le vertenze occupazionali che puntualmente si rinnovano in occasione di ogni cambio d’appalto sono da tempo al centro di un vivace confronto fra i sindacati e le associazioni di rappresentanza imprenditoriali. Corradino De Pascalis, segretario generale della Cisl, propone a tal proposito la convocazione di un tavolo con le grandi e medie committenze.

“I nodi – dichiara De Pascalis – adesso vengono al pettine. Sosteniamo da tempo la necessità di firmare un accordo di area che consenta di mettere ordine alla gestione di alcuni appalti standardizzati, come quelli, ad esempio, che richiedono l’impiego di manodopera specializzata. Fare manutenzione su un generatore – spiega De Pascalis – non è come tagliare l’erba. Si tratta di un’attività che richiede conoscenza di quella macchina: una conoscenza che si acquisisce nel tempo. Credo sia anche interesse dell’azienda affidarsi a maestranze altamente qualificate che conoscono le fasi produttive”.

La priorità, insomma, è quella di garantire la continuità lavorativa. “Bisogna capire – dichiara il sindacalista – quale sia il futuro di questo territorio, quali investimenti si vogliono fare e cosa si intende progettare. E’ assurdo che a ogni cambio di appalto si metta in discussione la continuità lavorativa. Bisogna porre fine al grave disagio di tanti lavoratori, alle prese con la precarietà dei rinnovi continui degli appalti, con la mancanza di un dialogo con le committenti, con gli atteggiamenti degli appaltatori che, attraverso la ricerca del massimo ribasso, tendono a comprimere i costi per il personale e a tagliare nella sicurezza”.

“La situazione – conclude De Pascalis - sta degenerando, innescando una guerra tra poveri, francamente preoccupante per la stessa tenuta sociale e per le insite tensioni che si potrebbero generare”.

 

 

 

 

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