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Porti/ Con Bari no: si rilanci l'idea dell'authority per il Salento e lo Ionio

Sarebbe davvero il danno finale, dal forte sapore di beffa, se la politica brindisina si scontrasse e si dividesse in fazioni sulla questione del futuro del porto di Brindisi, ora che il governo si appresta a varare, pare per decreto, l'attesa riforma del settore

Pubblichiamo una lettera inviata dal vicepresidente nazionale dei Propeller Club, e già presidente di quello di Brindisi, Nicola Zizzi, al sindaco del capoluogo, al presidiente della Camera di Commercio, ai sindacati, a Confindustria, alle Autorità Portuali di Brindisi e Taranto, e ovviamente alla stampa.

Sarebbe davvero il danno finale, dal forte sapore di beffa, se la politica brindisina si scontrasse e si dividesse in fazioni sulla questione del futuro del porto di Brindisi, ora che il governo si appresta a varare, pare per decreto, l’attesa riforma del settore.

Non hanno diversa spiegazione o natura le polemiche, tardive come tutte le polemiche, tra coloro che si mobilitano per “bloccare” l’annunciato accorpamento del porto di Brindisi con quello di Bari e coloro che, accusando i primi di voler solo salvare poltrone e relativa gestione di potere, sostengono i vantaggi dell’accorpamento con Bari, rinvenendovi una fonte di nuove opportunità, rispetto ai pessimi risultati delle gestioni locali precedenti.

Nel mentre si sviluppano queste  polemiche, le istituzioni locali aventi competenza in materia, Comune in testa, ma anche Camera di Commercio e le organizzazioni sindacali e datoriali sembrano non sapere o volere assumere alcuna posizione chiara o alcun ruolo utile a governare il problema. Sta di fatto che il decreto “Sblocca Italia” è già scritto e potrebbe essere varato il prossimo 29 agosto col contenuto, più volte anticipato, delle 15 autorità portuali (visto il salvataggio in extremis di Ravenna, Civitavecchia e Taranto).

E’ anche vero però che, come più volte dichiarato dalla stessa Serracchiani, e come previsto anche nella bozza di decreto circolata, fatto salvo il numero massimo fissato per le Autorità Portuali, i porti ed i relativi territori, con un metodo definito di concertazione dal basso, possono proporre differenti aggregazioni, rispetto a quelle indicate.

     E qui giova rammentare che il Propeller Club nei mesi scorsi si è fatto soggetto di proposta e di stimolo per dare un coordinamento istituzionale alla portualità Salentino-Ionica, riuscendo a far sottoscrivere un protocollo d’intesa in tal senso dai Sindaci di Brindisi, Lecce ed Otranto (Gallipoli non lo ha sottoscritto benché invitata). Quel cammino, che andrebbe ripreso, aveva, ed ha ancor più oggi, un significato diverso da quello, ritenuto dai tanti detrattori, di un semplice tentativo di sopravvivenza della Authority Brindisina.

La visione che c’è dietro quella proposta, elaborata (e ci si scusi per l’immodestia) da addetti ai lavori, che ben conoscono da mesi i piani governativi di accorpamento di Brindisi con Bari, non era  affatto quella di salvare l’Authority brindisina, con relative poltrone, bensì quella di dare un “territorio”, e dunque una valenza logistica ed economica, alla ipotesi di una alleanza sinergica e complementare tra tutti i porti della regione dello Ionio-Salento, compresi i porti di Taranto e Brindisi.

Si badi che una simile visione parte da una serie di dati economici e strutturali che vedono nei territori retrostanti, omogenei sotto diversi punti di vista,  un potenziale valore nella alimentazione dei flussi di persone e merci.

Insomma, una Autorità Portuale e Logistica del Salento e dell’Alto Ionio potrebbe costituire un fattore di sviluppo per gli stessi porti (compresi quelli minori, come Otranto e Gallipoli), e di crescita per i territori compresi in questa sotto-regione, e per perseguire un tale obiettivo la questione della sede degli uffici e delle poltrone assume una importanza decisamente minore.

La soluzione “standard” prospettata dal governo, che tanti sostenitori anche locali sta incontrando, è invece quella di un accorpamento di Bari con Brindisi. Sostengono, coloro che vedono con favore questa soluzione, che la forza trainante del capoluogo di regione potrebbe trainare gli interessi di Brindisi, che, dopo anni di mala gestione, potrebbe anche condividere le gestioni efficienti sperimentate su Bari, e inoltre, non essendoci alcuna ufficiale proposta alternativa se non quella del salvataggio della sede brindisina, hanno buon gioco a bocciare come “strenuo difensore di potere e di poltrone” ogni portatore di differenti vedute.

Come la storia degli ultimi 20 anni insegna, a parte le colpe di chi ha gestito il porto di Brindisi, Bari ha conquistato a spese di Brindisi quote di mercato determinanti nel traffico per la Grecia e per l’Albania, nonché nelle crociere; in caso di accorpamento con Bari queste quote non saranno mai e poi mai recuperabili anche se Brindisi ha rotte più convenienti per Grecia ed Albania e migliori infrastrutture, ed è baricentrica per le escursioni dei crocieristi tra Salento e Valle d’Itria.

L'Europa Link a S.Apollinare-2Quanto alle merci, Bari sta cercando di porsi come terminale ferroviario, stradale e marittimo  per il basso Adriatico rispetto alle direttrici per Napoli, Basilicata e sud-Puglia: con i progetti dell’alta capacità ferroviaria Bari-Napoli e del nodo ferroviario di Bari, con gli accordi tra l’interporto di Bari-Lamasinata dei fratelli Degennaro ed il Porto di Taranto, con  le linee feeder  di portacontainers già operative con il nord-Africa, con tutto ciò Bari potrà essere il collettore unico per l’intera Puglia e parte della Basilicata delle merci in arrivo e partenza.

In realtà, poiché il decreto Sblocca Italia destinerà ai porti una parte del gettito dell’Iva sulle merci movimentate, a Bari interessa carpire la percentuale dell’Iva sul carbone sbarcato a Brindisi, visto che tale traffico, oltre ai danni ambientali,  genera un altissimo gettito di tale tassa: una volta assicuratasi queste entrate, sarebbe interessante capire come e dove  l’Autorità Portuale di Bari le destinerà.

Le ragioni che inducono a propendere per un accorpamento di Brindisi con Taranto sono, oltre che quelle di evitare di essere risucchiati nel modo descritto da Bari, in una complementarietà sinergica esistente tra i due porti ionico-salentini: Taranto continuerà ad alimentare il polo siderurgico e quello di idrocarburi per la propria raffineria e cercherà di mantenere il ruolo di hub del traffico container; Brindisi, oltre che continuare a sorbirsi il carbone,  dovrà invertire il trend negativo nel traffico merci e passeggeri per Grecia ed Albania (con quest’ultima, cercando di avere una linea anche per Durazzo, finora inibita per il veto barese), dovrà attrezzarsi per acquisire quote dei traffici crocieristici, dovrà migliorare il sistema dell’”ultimo miglio” nei collegamenti stradali e ferroviari da/per il territorio: in queste azioni, Brindisi potrà essere utile a Taranto, e viceversa, e insieme ad essi potranno fare la loro parte i territori del Salento, con le loro attrattive turistiche ed i loro distretti produttivi.

Nessuno vuol fare la guerra a Bari, ma questo non vuol dire doversi arrendere a fare la fine della striscia di Gaza. In coerenza con le linee del decreto “sblocca-Italia” e senza voler alzare barricate di campanile alle linee di azione del governo Renzi, la proposta del Propeller è quindi che le istituzioni Brindisine concertino con quelle di Taranto e col sostegno dell’intero Salento, Lecce in testa, una strategia alternativa all’accorpamento Bari-Brindisi, una strategia utile non solo a Brindisi, ma anche a Taranto ed al resto del territorio, e che formalizzino una tale decisione al governo.

In tale ottica, il fatto che la sede dell’Authority possa essere a Taranto e che nella scelta dei presidenti si debbano condividere poteri e ruoli appare una circostanza decisamente secondaria.

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