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Porto: il consiglio vota per la moratoria anche se la Carluccio traballa

Incredibile e kafkiana situazione. La seduta comincia senza numero legale, si chiedono le dimissioni del sindaco ma si vota a favore della sua proposta. Chi ci capisce è bravo. A La Spezia e Sicilia proteste per le ipotesi di rinvio

BRINDISI – Solo Pd, Area Popolare, Rinasce Brindisi, e Lista Nando Marino hanno votato contro la proposta di moratoria all’ingresso del porto di Brindisi nella riforma della portualità. Cinque voti contro 23 a favore della linea del sindaco Angela Carluccio, inclusi Movimento 5 Stelle e Brindisi Smart, ma anche Forza Italia che sino a pochi giorni prima aveva una posizione esattamente contraria (a detta di Mauro D’Attis). Politicamente e strategicamente, un suicidio, peraltro privo di motivazioni. Quelle vere non è dato conoscerle.

Ma la parola definitiva non tocca al consiglio comunale di Brindisi, che così stamani si è espresso, ma al governatore della Puglia, Michele Emiliano, che può anche rifiutarsi di inoltrare al ministro la richiesta, e allo stesso ministro Graziano Delrio. Beninteso, una moratoria vuol dire – come ha chiarito recentemente anche Delrio – restare fuori dalla stanza dei bottoni del coordinamento nazionale dei porti, e dai flussi dei finanziamenti. Allora qual è la convenienza per Brindisi? Tenere ancora il porto al servizio di qualche piccolo gruppo di potere? Eppure altrove si sono ribellati, contro le moratorie.

Anche se il governatore della Liguria, il berlusconiano Giovanni Toti, chiede tre anni di moratoria per le fusioni delle Autorità portuali in Liguria, cioè Genova con Savona e La Spezia con Marina di Carrara in Toscana, si trova contro proprio gli operatori portuali spezzini. E lo stesso accade in Sicilia, dove l’adombrata ipotesi che anche il governatore Crocetta chieda una moratoria fa arrabbiare i sindacati confederali.

Tutti temono l’esclusione dai finanziamenti per il rilancio di traffici e infrastrutture. Una preoccupazione che non passa neppure per l’anticamera del cervello al sindaco di Brindisi, Angela Carluccio, e anche a qualche settore dell’opposizione (vedi posizione assunta ieri dal consigliere regionale brindisino del M5S, Gianluca Bozzetti, presente oggi nell’aula del consiglio comunale).

Parlando di porti più importanti, contro la mossa di Toti, su cui comunque deve decidere il ministro Graziano Delrio, si schierano il sindaco della Spezia che la considera “incomprensibile”, e gli operatori al completo: “Chiedere a un porto come La Spezia di aspettare tre anni, o anche solo uno, prima di completare la fusione con Marina di Carrara, equivale a condannare un pilota di Formula Uno a partire dall’ultima fila. Questa si chiama penalizzazione», si legge su La Spezia Port Service, che riunisce le associazioni di spedizionieri, agenti marittimi e spedizionieri.

Inoltre la Regione Toscana non ha invece intenzione di chiedere alcuna proroga di autonomia per i propri porti e il governatore Enrico Rossi ha definito la riforma “una legge positiva”. In Toscana, oltre alla fusione di Marina di Carrara con La Spezia, è prevista la creazione dell’Autorità portuale di sistema di Livorno e Piombino.

Ma posizioni nettamente contrarie ad eventuali moratorie arrivano dal Sud, da chi si preoccupa di occupazione e sviluppo: “Se la Regione siciliana chiedesse, come si vocifera in queste ore, la proroga dell’avvio delle nuove Autorità portuali volute dalla legge nazionale di riordino del sistema varata il 31 agosto, sarà il colpo di grazia per i porti siciliani, che si troveranno tagliati fuori dal sistema che va a definirsi e dalla possibilità di partecipare alla richiesta di finanziamenti europei”, hanno dichiarato in una nota i segretari generali della Cgil Sicilia e della Filt regionale, Michele Pagliaro e Franco Spanò.

La Cgil parla di “biechi giochi di potere e di interessi legati alle poltrone”, che “ritardando accorpamenti e riordino renderebbero ancora più debole il sistema portuale siciliano”. “Ci auguriamo che ciò non accada perché sarebbe paradossale un danno di questa entità per una scelta autonoma della regione”, sostengono Pagliaro e Spanò. “Si deve invece procedere subito per evitare che i porti siciliani diventino porti di serie B. La proroga delle ex autorità determinando il mancato accesso ai finanziamenti nazionali ed europei e ai tavoli nazionali di coordinamento , avrebbe infatti effetti negativi sugli investimenti e sull’occupazione aumentando il gap competitivo del sistema portuale siciliano”.

“La decisione di ritardare la partecipazione alla nuova fase che si apre per i porti italiani e per la logistica collegata, sarebbe devastante per il sistema portuale siciliano e non possiamo consentire – sottolineano in Cgil - che questo accada dal momento che peraltro la sensazione è che a spingere per questa scelta ci sarebbero lobby e interessi che non quelli di tutti i siciliani”.

Per la cronaca, stamani il sindaco Carluccio ha cominciato a parlare in consiglio quando non c’era ancora il numero legale. Solo 14 i presenti, ma azzittiti i consiglieri del Pd che rilevavano il problema, mentre si svolgeva un concitato giro di telefonate che ha portato il numero a 17 a lavori già avviati. Poi è arrivato il grosso, inclusa la parte dell'opposizione che sperava appunto nella mancanza del numero legale.

I segnali sono tutt’altro che positivi. Infatti alla fine della seduta Angela Carluccio ha parlato anche di contatti non positivi avuti con Bari, di cui nessuno era ed è a conoscenza. Per saperne di più, Mauro D’Attis preannuncia una interrogazione. Riccardo Rossi ha votato la moratoria ma ha sollevato il problema della maggioranza in briciole della Carluccio, della quale ha chiesto le dimissioni. Chi ci capisce è bravo, tuttavia ora è importante che qualcuno dall'esterno salvi il porto di Brindisi. Malgrado Brindisi. 

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