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Brindisi, polo energetico: "Non ci saranno imposizioni del governo"

Visita istituzionale del viceministro per lo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto Fratin, fra la Camera di commercio e la prefettura di Brindisi. Sul futuro industriale della città: "Il presupposto è la coesione fra i vari attori a livello territoriale"

BRINDISI – Coesione e accordo a livello territoriale. Su questo tasto ha più volte battuto il viceministro per lo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto Fratin, durante la visita istituzionale che si è svolta stamattina (lunedì 21 marzo) a Brindisi, in due tappe: la prima presso la sede della Camera di Commercio; la seconda in prefettura, dove ha incontrato i rappresentanti di istituzioni locali e parti sociali. Il mini tour del vice ministro si innesta nel dibattito sullo sviluppo industriale della città alla luce della dismissione della centrale Enel Federico II di Cerano e della rinuncia di Terna a realizzare al posto dell’attuale stabilimento, alimentato a carbone, un impianto a turbogas.  In quest'ottica assumono un peso particolare le dichiarazioni di Fratin, il quale ha rimarcato che il nodo dovrà innanzi tutto essere sciolto sul territorio, senza imposizioni da parte del governo centrale. 

Il viceministro è stato accolto dal commissario dell’ente camerale di Brindisi, Antonio D’Amore. Ad attenderlo anche il senatore Dario Damiani, commissario regionale di Forza Italia. Nel corso di un briefing con i giornalisti, Fratin ha confermato che la procedura di accorpamento della Camera di commercio di Brindisi con quella di Taranto è stata avviata ma non è ancora completata. Il numero di enti camerali deciso dal governo resterà dunque invariato, per fornire “un servizio forte, efficiente e moderno alle imprese”. 

Ma a tenere banco è stata principalmente la questione energetica, che nelle ultime settimane, a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina, ha assunto dei contorni impensabili fino a un mese fa. Gravata infatti dalla dipendenza dalla Russia per quanto riguarda gli approvvigionamento di gas, l’Italia ha bisogno di trovare nuovi sblocchi. Si tratta di un momento storico “fondamentale”, afferma Fratin. “E' stato un errore – afferma - non essersi dati una politica energetica con un po’ più di autosufficienza”.

Ed anche la città di Brindisi dovrà trovare una sua sistemazione nei nuovi scenari geopolitici scaturiti dall’invasione russa, nel pieno della transizione energetica. “Questo – dichiara Fratin – è un territorio che ha una storia, oltre agricola anche produttiva, con l’insediamento di grandi imprese e possibilità di sviluppo sul fronte energetico”. Inevitabile quindi il riferimento alla presenza del polo petrolchimico e a quello energetico, in cui Enel recita un ruolo centrale. Che ne sarà, dunque, del sito di Cerano? L’interrogativo non potrà essere sciolto unilateralmente dall’esecutivo. “Il presupposto – dichiara il viceministro – è l’accordo fra i vari attori. Sono convinto che prima di tutto debba esserci un accordo politico, perché poi la parte tecnica si trova”. E’ “fondamentale” quindi la ricerca del confronto e della mediazione, ma alla fine, insiste Fratin, andranno fatte delle scelte precise, che “non possono essere totalmente ideologiche”. “Ognuno deve lasciarci un pezzo per trovare punto di convergenza, ma va fatto territorialmente e non può essere imposto dal governo”.

Fratin ricorda il processo di sviluppo attivato peri territori di Brindisi e Lecce dal ministro Mara Carfagna, tramite lo strumento del contratto istituzionale di sviluppo. Questo però “viaggia – prosegue - se viaggiano le gambe del territorio. Le potenzialità ci sono tutte”. 

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