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Per Marino il difficile arriva ora: alleanze, squadra, resistenza ai veti

La crisi di rigetto, e talvolta l'odio per la politica, a Brindisi sono stati d'animo ampiamente giustificati e bisogna ammettere che anche chi osserva e poi deve raccontare è preso da attacchi di questo genere, che deve saper gestire e accantonare per non perdere la lucidità necessaria

La crisi di rigetto, e talvolta l’odio per la politica, a Brindisi sono stati d’animo ampiamente giustificati e bisogna ammettere che anche chi osserva e poi deve raccontare è preso da attacchi di questo genere, che deve saper gestire e accantonare per non perdere la lucidità necessaria. Quest’ultimo esercizio ora devono farlo tutti i brindisini, perché non possono permettersi da un lato il lusso di restare fuori per altri anni dall’accesso ai finanziamenti per le infrastrutture dei trasporti, per la logistica, per i beni culturali, per il turismo, per l’agroalimentare, per l’alta formazione e per la ricerca, oltreché per il risanamento delle periferie, e dall’altro perché non devono restare da soli quando giungeranno (perché il rischio è molto alto) le ripercussioni dei grandi problemi che gravano sui settori della chimica e dell’energia, mettendo in gioco il ruolo industriale della città e il reddito di centinaia di famiglie.

Il primo giro lo ha vinto con ampio distacco Nando Marino. Il giudizio che abbia potuto fare ciò raccogliendo in un’area che va dai moderati di destra sino al Pd, e che nella stessa ci siano anche ex della turbolenta  maggioranza Consales è un dato di fatto. Ma è anche un dato di fatto che nel voto a Marino c’è pure quello di un ceto medio che vuole un taglio col passato, ma che non poteva per una serie di ragioni culturali e convincimenti politici, affidare questa esigenza alla sinistra di Riccardo Rossi, che ha colto un grande risultato diventando un interlocutore di primo piano, o al Movimento Cinque Stelle che paga una serie di errori strategici presentandosi diviso (gli elettori non sono disposti a passare sopra a tutto solo in nome della protesta contro le vecchie logiche politiche. Avrà tempo, il M5S di Brindisi, per crescere e diventare una costante fissa del quadro politico locale). Ci voleva una persona-ponte per mettere insieme quei voti. C'è comunque, in questo risultato complessivo, proprio per i consensi anche di Rossi e dei Cinque Stelle, una domanda di cambiamento che non va sottovalutata.

Ovviamente l’operazione si può non condividere, ma il fatto è che per ora sta andando in porto. Il Pd non aveva altre strade, probabilmente: doveva liberarsi della pesante sudditanza all’accordo tra il gruppo che fa capo a Massimo Ferrarese ed alcuni notabili del Partito democratico (che si sono guardati bene dallo scendere in campo accanto al candidato ufficiale del loro partito). Il Pd regionale ha la grande colpa, e lo abbiamo sempre sostenuto, di essere intervenuto con grande ritardo sia nel rompere con Mimmo Consales, che è stato l’uomo della saldatura dell’accordo di potere di cui sopra, sia nel commissariare un partito in preda agli equilibri determinati dal tesseramento di truppe cammellate. Fare il congresso sarà una vera e propria prova del fuoco, ma qui il partito regionale dovrà riscattarsi del tutto, con il nuovo segretario Marco Lacarra, e andare sino in fondo con chi, statuto alla mano, ha remato contro sostenendo altre liste e candidature.

Il bagno di sangue sarà necessario. Però non deve coinvolgere la città e neppure le relazioni tra Comune capoluogo e Regione Puglia, che adesso possono seguire strade ben separate. E perché questo non avvenga Nando Marino deve dimostrare che potrà reggere allo stress e spiegare in queste due settimane che tipo di amministrazione intende varare indipendentemente dalla necessaria pulizia anche etnica intera al Pd brindisino, con quali uomini, donne e qualità. Poi dovrà dimostrare di poter garantire stabilità di governo, trasparenza ed efficientamento della macchina comunale dichiarando per quali alleanze è disposto a lavorare ed a trattare, e come si comporterà di fronte ai veti interni, che non mancheranno. Lo stesso dovrà fare Angela Carluccio, la quale è la candidata della vera ex maggioranza Consales ultime edizioni, completa del controllo sulle società partecipate  e degli ex Pd (statuto alla mano, e lista più votata dell’alleanza). Ora ha due settimane per dimostrare che quel passato che non ha scartato – ma che invece ha selezionato lei – è davvero il migliore. Dalle apparizioni frequenti del duo Luperti-Consales non si direbbe, ma è una questione di opinioni degli elettori.

E il centrodestra? In caduta libera, come a Roma. Sarà una piccola opposizione in consiglio comunale se non sarà chiamato ad apparentamenti. E' stato svenato negli anni dalla altissima componente di trasformismo della gente che aveva accolto: transfughi dell'era Antonino soprattutto, che poi si sono riciclati, e riciclati ancora. Una diaspora che ha raggiunto le sponde di tutti i partiti tradizionali lasciando molto poco a Fratelli d'Italia, Forza Italia, ed infine è arrivata anche la scissione dei Conservatori e Riformisti. In questo scenario non si può che trattenere il fiato, mentre – lontani da traumi come quelli di Brindisi - a Cisternino vince il medico Luca Convertini  e San Pancrazio Salentino riconferma l’imprenditore agricolo Salvatore Ripa. Fasano continua invece a restare tabù per il centrosinistra almeno alle elezioni comunali. Va in testa invece un personaggio proveniente da una crepa della maggioranza dell’ex sindaco Lello Di Bari, Giacomo Rosato, con liste civiche di centro, con il 32-33 per cento, che al ballottaggio se la vedrà con il candidato del Pd e alleati, Francesco Zaccaria (25 per cento circa). Cinque Stelle al 21 con Raffaele Trisciuzzi, mentre lo scrutinio è quasi concluso.

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