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Cultura

Genitorialità, convegno al "Ribezzo"

BRINDISI - Si è tenuto presso l’Auditorium del Museo Archeologico Provinciale “Ribezzo” di Brindisi, in piazza Duomo, il convegno “Figli si nasce, genitori si diventa” a cura del Centro Risorse Famiglia della Provincia di Brindisi. L’iniziativa è stata promossa dalla Provincia di Brindisi in collaborazione con Regione Puglia, Istituto Gestalt di Puglia e Cooperativa Aporti di Brindisi.

BRINDISI - Si è tenuto presso l’Auditorium del Museo Archeologico Provinciale “Ribezzo” di Brindisi, in piazza Duomo, il convegno “Figli si nasce, genitori si diventa” a cura del Centro Risorse Famiglia della Provincia di Brindisi. L’iniziativa è stata promossa dalla Provincia di Brindisi in collaborazione con Regione Puglia, Istituto Gestalt di Puglia e Cooperativa Aporti di Brindisi.

L’evento è stato aperto dai saluti del vice presidente della Provincia e assessore alle Politiche Sociali Francesco Mingolla, che ha sottolineato la necessità che i servizi, oggi, si orientino non più al singolo individuo, ma alle formazioni sociali nelle quali egli si esprime e, in primo luogo, la famiglia. Quest’ultima è da considerare sempre più come una risorsa che permette di accrescere la qualità della vita di ciascuno, attraverso la solidarietà intergenerazionale, che da un lato doni autostima alle giovani generazioni e dall’altro garantisca la cura da parte di queste ultime verso la generazione precedente nella delicata fase dell’esistenza umana in cui si necessita di particolari riguardi a causa di una intervenuta diminutio psico-fisica.

L’avvio dei lavori è stato curato da Paolo Danza, psicopedagogista e mediatore familiare che in qualità di coordinatore del Centro Risorse Famiglie, ne ha delineato i principali servizi offerti: dalla mediazione familiare, a quella penale e scolastica.

Ha fatto seguito l’intervento di Oliviero Rossi, psicologo, psicoterapeuta e direttore della rivista “Nuovi Arti Terapie”. In particolare, il dottore Rossi ha fatto visionare ai presenti alcune scene tratte dal film muto “Il monello” del 1921, scritto, diretto e interpretato da Charlie Chaplin. L’opera cinematografica narra di un vagabondo che, inizialmente a causa delle circostanze, poi in una sorta di narcisistico rivedere se stesso, si ritrova ad occuparsi di un trovatello. Con questo, egli instaura, una volta cresciuto, un rapporto “societario” di parità nell’arte quotidiana della sopravvivenza. Ma quando si paventa la circostanza che possa essergli “strappato” dai funzionari dell’orfanotrofio cittadino, egli si prodiga con ogni mezzo, affinché ciò non accada, riuscendo nell’impresa. Attraverso il film, il messaggio, insito nel nome stesso del convegno secondo cui “genitori si diventa”, è stato trasmesso agli astanti.

Il successivo intervento di Maria Mancarella, sociologa e psicologa, docente di Sociologia della Famiglia presso l’Università del Salento, riguardava “il tempo della genitorialità: la presenza dei figli nella vita dei genitori”. È stato messo in evidenza come l’istituzione famiglia abbia attraversato, e tuttora attraversi, degli innumerevoli cambiamenti, che la rendono instabile. Dal moltiplicarsi delle famiglie monoparentali, non più dovute, come in passato, a vedovanza, bensì a separazione, dunque, ad una consapevole scelta compiuta in piena autonomia; alla sindrome del ritardo, che conduce ad una genitorialità tardiva da attribuire alla priorità data all’investire dapprima sulla realizzazione personale-professionale e ad un forte legame con la famiglia d’origine.

Quanto al tempo dedicato dai genitori ai propri figli è certamente il caso di compiere un distinguo che tenga conto dei fattori di genere. Pertanto, ancora oggi sono principalmente le donne ad assumere i maggiori carichi familiari. Basti pensare che l’80% degli uomini dedica al lavoro familiare solo 2,10 ore alla settimana e che, in media, le donne lavorano circa 1 ora e mezza in più degli uomini al giorno. L’intervento dei padri è rivolto non verso l’economia domestica tout court, bensì verso la cura dei figli. Ed ecco che emergono le nuove figure dei “padri ludici” e dei “padri accudenti”. La strada da percorrere è certamente quella di promuovere una cultura della condivisione dei carichi domestici fra uomini e donne, che attribuisca un appropriato sostegno sociale al lavoro di cura dei primi.

Ha chiuso il convegno l’intervento di Ada Marseglia, presidente dell’Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e i Minori su “affidamento dei figli e bigenitorialità”. La legge numero 54 dell’8 febbraio 2006 ha introdotto, anche in Italia, l’istituto dell’affidamento condiviso dei figli in caso di separazione dei genitori. Ciò ha costituito un’importante segnale di civilizzazione per il Paese, che, in tal modo, si è allineato agli standard europei e ha, altresì, tenuto conto di quanto, già nel 1989, era stato propugnato dalla Convenzione dei diritti del fanciullo di New York. E cioè che “in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi.” Perché la piena genitorialità si realizzi concretamente, è necessario porre al centro dell’attenzione degli adulti l’interesse prevalente del minore. Questo, nel caso di due ex-coniugi, spesso troppo presi dallo scambio infruttuoso di reciproche accuse, si traduce nella capacità reciproca di “riconoscersi genitori”.

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