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Gigante, documenti dalla clandestinità

BRINDISI - Per la bella mostra documentaria inaugurata a Palazzo Nervegna in occasione del 25 Aprile, è stato pubblicato dalla casa editrice Hobos in collaborazione con l’Archivio di Stato.

BRINDISI - Per la bella mostra documentaria inaugurata a Palazzo Nervegna in occasione del 25 Aprile, è stato pubblicato dalla casa editrice Hobos in collaborazione con l’Archivio di Stato, l’Anpi - Comitato provinciale e il Comune di Brindisi, un bel catalogo che ripercorre attraverso lettere private, foto segnaletiche, atti giudiziari e amministrativi spediti o ricevuti da Ministeri, consolati e questure, la vita e le persecuzioni subite dall’antifascista Antonio Vincenzo Gigante, operaio edile, dirigente sindacale e politico.

I preziosi documenti inediti datati 1923-1953 sono stati messi in mostra per la prima volta dopo il loro ritrovamento nell’Archivio storico della Questura di Brindisi. Essi costituiscono, infatti, il fascicolo dello schedario politico su Vincenzo Gigante. Il catalogo intitolato “Antonio Vincenzo Gigante nelle carte dell’Archivio di Stato di Brindisi” ha l’introduzione del sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, del direttore dell’Archivio di Stato, Francesca Casamassima e del presidente del Comitato provinciale Anpi di Brindisi, Donato Peccerillo.

La prefazione è stata curata invece dal prof. Vito Antonio Leuzzi, direttore dell’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea. Le funzionarie dell’Archivio di Stato di Brindisi, Anna Spagnolo e Maria Antonietta Ventricelli hanno curato invece la biografia.

Attraverso una lettera datata 10 febbraio 1931 e inviata da Nicoletti, nome di copertura sotto cui si celava in realtà il sindacalista di Cerignola, Giuseppe Di Vittorio, a Vincenzo Gigante, qui chiamato Baldi, il sindaco mette in evidenza oltre al saldo legame esistente tra il dirigente sindacale e la nostra città, anche quanto quest’ultima fosse importante per l’organizzazione clandestina dei comunisti. Brindisi rappresentava, infatti, un importante punto di riferimento per il Salento in quanto aveva un forte movimento sindacale e antifascista.

Consales ricorda, nella sua introduzione, i nomi di altri antifascisti brindisini, socialisti e comunisti. Tra questi Peppino e Giuseppe Sardelli, Santo Semeraro ed Eugenio Santacesaria, che “…pagarono con l’esilio, il carcere, il confino, la disoccupazione e, in qualche caso con la vita, il loro spirito libero, l’incrollabile fede in un’idea di società più giusta, più eguale, meno povera, senza oppressi”.

La prefazione del prof. Leuzzi evidenzia invece l’intensa e capillare attività investigativa messa in atto dal fascismo contro Vincenzo Gigante e visibile dalle note trasmesse dalla Direzione generale del Ministero dell’Interno ai Consoli d’Italia a Lussemburgo e Bruxelles e ai questori di Roma e Brindisi. Documenti che raccontano di una continua persecuzione .

Tra le immagini che aprono il catalogo Hobos quella dell’atto di nascita di Gigante, nato il 5 febbraio 1901 “…nella casa posta in via Seminario”, o quella di un numero del settimanale socialista “Uniamoci” o di una lettera di Tommaso Napolitano ai compagni della sezione comunista di Brindisi. Tra i documenti che riguardano il suo lavoro di organizzatore sindacale a Roma, vi sono invece le immagini dello schedario politico della Questura di Brindisi, della richiesta da parte dell’allora prefetto reggente la Questura di Roma al sottoprefetto di Brindisi di prendere informazioni sulla condotta morale e politica dell’antifascista brindisino e quella delle relative informazioni comunicate da un brigadiere al Commissario di P.S. di Brindisi e secondo le quali “…il Gigante ha idee sovversive appartenendo al Circolo Socialista di questa città”.

La militanza politica clandestina è invece testimoniata da una comunicazione del brigadiere Perrucci del 12 gennaio 1929 che così scrisse “…dagli atti esistenti…risulta fuoriuscito dal Regno ed è attivamente ricercato”, da un modulo di “segnalazione di persona da ricercarsi o da identificarsi” perché considerato pericoloso per l’ordine e la sicurezza dello Stato o dalla comunicazione tra il questore di Brindisi e quello di Roma sulle indagini eseguite a carico dei destinatari delle lettere inviate da Gigante.

Anche il matrimonio di Gigante con Wanda Fonti fu oggetto di attività investigativa. A testimoniarlo il documento trasmesso alla questura di Roma e ai prefetti di Reggio Calabria e Brindisi secondo il quale “… la pittrice Libera Caterina Fonti ha fatto richiesta di pubblicazioni di matrimonio col connazionale Antonio Vincenzo Gigante”, o quello che il 25 maggio del 1931 afferma “…sarebbe tornato in Svizzera ove il due corrente avrebbe contratto matrimonio a Lugano…viaggerebbe munito di falsi passaporti organizzando cellule comuniste…sarebbe munito di molto denaro e avrebbe l’ordine di uccidersi anziché farsi arrestare”.

Seguono poi i documenti che attestano le comunicazioni riguardanti le diverse false identità assunte da Gigante: i nomi usati per copertura furono Bovi, Tria, Aldo Lovati, Mario Piotti ecc., e i documenti che attestano invece il suo arresto del 6 ottobre 1933 e il trasferimento nelle carceri di Roma. Tra le lettere inviate da Gigante alla sua famiglia o ai suoi compagni di partito e sequestrate dalla questura di Roma, vi sono quelle scritte in codice e indirizzate a un certo Nino (Beniamino Andriani, muratore, socialista e confinato politico), o quelle per la madre inviate dopo essere giunto alle carceri di Roma.

La condanna a venti anni nel carcere di Civitavecchia con l’accusa di aver ricostituito il partito comunista a Milano nel 1929, avervi preso parte, averne fatto propaganda e per aver creato e usato carte d’identità e passaporti falsi è visibile da una copia della sentenza emessa dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato.

Notizie sul periodo trascorso nei campi di concentramento dell’isola di Ustica (cui seguirà il campo di Renicci di Anghiari dal quale poi fuggirà per recarsi in Dalmazia) e quelle che annunciano la sua morte a Trieste nel novembre 1944 per mano delle SS tedesche in seguito ad una delazione, chiudono, con la motivazione con cui fu conferita a Gigante la medaglia d’oro al valor militare nel 1949, con il testo della lapide dedicata alla sua memoria e le foto d’epoca (7 dicembre 1952) del suo scoprimento, insieme alle foto della cittadinanza presente alla cerimonia e alla bella lettera scritta dall’unica figlia avuta da Gigante, Miuccia, il bel catalogo edito dalla Hobos.

Tanti sono gli antifascisti locali le cui storie possono essere raccontate e lasciate in eredità alle giovani generazioni. Infatti, oltre ai documenti ritrovati su Vincenzo Gigante, ve ne sono molti altri di cui ci rende notizia il direttore dell’Archivio di Stato nella sua introduzione “…nel fondo Questura - Schedario politico sono conservati circa 500 fascicoli personali di socialisti, comunisti, fascisti e sospettati politici di Brindisi e provincia per il periodo 1894-1972, con documentazione sulla vita e l’attività politica di persone ritenute pericolose per l’ordine pubblico e la sicurezza sullo Stato che potrà essere oggetto di prossimi studi”.

 

 

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