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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cultura

La storia del Monumento entra a scuola

BRINDISI - Si è tenuta presso Liceo linguistico “Ettore Palumbo” la terza ed ultima sessione del convegno di studi dedicato all’ottantesimo anniversario del Monumento al Marinaio.

BRINDISI - Si è tenuta questa mattina presso l’auditorium del Liceo linguistico “Ettore Palumbo” di Brindisi, la terza ed ultima sessione del convegno di studi dedicato all’ottantesimo anniversario dall’inaugurazione del Monumento al Marinaio d’Italia. Nel corso delle prime due giornate del convegno, che ha avuto l’adesione del Presidente della Repubblica e che si tennero nei giorni 25-26 ottobre a Palazzo Nervegna, gli studiosi della Società di Storia patria per la Puglia- sezione di Brindisi e alcuni docenti provenienti dalle più importanti università italiane, misero in luce tanti aspetti legati alla maestosa opera di epoca fascista.

La giornata odierna del convegno è stata fortemente voluta dal presidente dell’associazione Italia Nostra - Brindisi, Domenico Saponaro, per avvicinare i giovani alla storia del Monumento al Marinaio d’Italia. A collaborare con l’associazione, la Società di Storia patria - Brindisi e l’Archivio di Stato. Oltre agli studenti del “Palumbo” in auditorium erano presenti anche gli studenti di alcuni istituti superiori di Brindisi: il liceo scientifico “Fermi-Monticelli”, il liceo classico “Benedetto Marzolla” e l’istituto tecnico industriale “G. Giorgi”.

“È una giornata per avvicinare i nostri ragazzi alla storia, per capire come mai proprio a Brindisi questo monumento, come si inserisce nel nostro territorio. È un’occasione per imparare, per ricordare”, afferma la dirigente scolastica del Liceo linguistico “Ettore Palumbo”, Maria Oliva. Anche per il professor Antonio Caputo “questa giornata è bella perché è dedicata ai giovani. La storia è un patrimonio che va coltivato. Questa è la terza sessione di un intenso clou di studi che terminiamo oggi con i giovani”. Nel suo intervento Caputo ha spiegato agli studenti le motivazioni che portarono alla scelta di Brindisi come sede del monumento, risultato ottenuto grazie al sostegno dell’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, ed ha concluso con il racconto del giorno dell’inaugurazione dell’opera e della raccolta fondi che si tenne per coprirne i costi.

Domenico Saponaro ha ricordato invece come il Monumento sia molto visitato dagli studenti che ogni tanto “saltano la scuola”. “Il Monumento fa parte dello skyline del nostro popolo. Ci appartiene, è il luogo cui siamo affezionati. È un esempio di bella architettura. Bisogna, oltre che apprezzarlo, anche rispettarlo, conoscerlo, capire perché è lì, perché fu scelto questo progetto e non altri”. Saponaro ha ricordato infine agli studenti l’importanza di tenere pulita la zona circostante il Monumento.

La conferenza si è aperta con la relazione del professor Antonello Alici dell’Università Politecnico delle Marche intitolata: “Modernità e tradizione nell’architettura italiana tra le due guerre”. Il professore ha mostrato una serie di immagini sull’Italia del Grand Tour, l’Italia del Settecento, mèta ambita dagli intellettuali del tempo che giungevano nel nostro Paese per i loro studi, in quanto lo ritenevano custode dell’eredità dell’architettura classica. Come ha ricordato il professor Alici, durante il Grand Tour, che partiva dalle Alpi e passava per città come Venezia, Milano, Ravenna, Napoli terminando in Sicilia, i viaggiatori disegnavano questi luoghi con grande cura e gli architetti stranieri traevano dai monumenti italiani dei suggerimenti per diventare architetti colti, capaci.

“La lezione che dobbiamo trarre da queste immagini è che la città, il territorio, devono mantenere un dialogo forte con il contesto”, sostiene il docente. Alici ha condotto poi gli studenti in un “tour” tra le strutture avveniristiche dell’Europa edificate tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, opere con le quali gli ingegneri del tempo ruppero con il passato, a differenza di ciò che invece cercavano gli architetti, cioè gli stili del passato.

E quindi passando da Londra con il suo Crystal Palace, che ospitava la prima esposizione universale nel 1852, per giungere poi a Parigi con la sua Torre Eiffel progettata dall’ingegner Gustave Eiffel, e terminando con i grattacieli americani edificati in verticale per un vantaggio economico, il professor Alici ha mostrato il quadro generale dell’architettura innovativa straniera del tempo cui l’Italia rispose aderendo ad un’arte nuova, moderna, lo stile Liberty, la cui prima esposizione internazionale si tenne a Torino nel 1902.

Il professor Alici ha parlato infine dell’architettura futurista che “vuole una frattura gravissima con il passato, con architetti rivoluzionari che urlano e vogliono la guerra”, mostrando poi una serie di immagini di opere futuriste e di ritratti di architetti del periodo in questione che con le loro opere portarono l’Italia alla modernità: Marcello Piacentini, Giuseppe Pagano, Giovanni Michelucci, Giò Ponti, Giuseppe Capponi.

Al termine della relazione di Antonello Alici, il professor Giacomo Carito ha relazionato sul “Monumento al Marinaio d’Italia nella storia di Brindisi”. Attraverso una bella serie di fotografie d’epoca e moderne (alcune della fotografa Valeria De Robertis) Carito ha raccontato agli studenti le discussioni piuttosto accese che si tennero prima che l’opera venisse edificata, lo sviluppo urbanistico che seguì la costruzione dell’opera nella zona Casale e l’alternanza di giudizi sul “timone”.

Uno sguardo alla struttura del Monumento e alla sua cripta che ospita la statua della Madonna Stella Maris, il ruolo della città come base navale della Marina Militare durante la grande guerra (e dell’Aeronautica con i suoi idrovolanti) e i passaggi più importanti che condussero all’edificazione e all’inaugurazione dell’opera fascista sono stati i punti toccati infine da Carito. Raggiungere i giovani nelle scuole e mostrare loro la Storia della città e dei suoi simboli è un’idea molto positiva, perché come affermato da Caputo al termine della conferenza: “La storia va continuata. Spetta ai giovani prendere lo scettro”.

 

 

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