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Cultura

Se i ricordi profumano di mortadella

BRINDISI - "Viaggiare" nel mondo più intimo di un altro essere umano può essere un'esperienza coinvolgente, appagante, da fare però "in punta di piedi". Percorrendo i "sentieri" tracciati nell'animo altrui dai suoi ricordi personali, felici o tristi che siano, dalle sue emozioni, dalle sue passioni, il "viaggiatore" esce, al termine di questo cammino, arricchito nell'animo.

BRINDISI - "Viaggiare" nel mondo più intimo di un altro essere umano può essere un'esperienza coinvolgente, appagante, da fare però "in punta di piedi". Percorrendo i "sentieri" tracciati nell'animo altrui dai suoi ricordi personali, felici o tristi che siano, dalle sue emozioni, dalle sue passioni, il "viaggiatore" esce, al termine di questo cammino, arricchito nell'animo.

Leggere un epistolario equivale a questo, a un viaggio nell'universo di chi ci parla. Sì, di chi ci parla, perchè, come aveva ben compreso Cesare Pavese, "davanti a una pagina scritta non dobbiamo dimenticare che un uomo ci parla". In questo caso a parlarci è Adele de Iudicibus, insegnante elementare, classe 1927, nata a Molfetta ma residente a Brindisi ormai da quasi cinquant'anni.

E lo fa attraverso due libri, un epistolario appunto, intitolato "C'è posta per tutti" (Hobos, 2012-125 pagine) e un diario-racconto intitolato "Il panino con la mortadella" (Hobos, 2012- 83 pagine) presentati entrambi al Museo Mapri di Brindisi. Curatore delle belle prefazioni " è il professore Mimmo Tardio, che Adele de Iudicibus ha avuto come docente al laboratorio di scrittura autobiografica e creativa frequentato all'Università della Terza età"G. Palazzo" di Brindisi.

Un' esperienza dalla quale è nata anche una bella amicizia. Oltre al professore Tardio, tra i relatori vi erano il presidente dell'Associazione di volontariato "Jonathan" (che si occupa della tutela degli immigrati, delle badanti o di chi si trova in situazioni di svantaggio), Isabella Lettori, Clori Palazzo per l'Università della Terza età e a recitare alcuni brani dei due libri presentati, l'attrice e regista Sara Bevilacqua.

L'autrice, applaudita calorosamente dal numeroso pubblico presente in sala, ha spiegato il suo metodo di insegnamento che per quegli anni era una novità: "Era importante per me che i bambini  capissero qualcosa di più delle tabelline. Volevo conoscessero i valori veri. I bambini delle elementari sono aperti, perchè non farne dunque degli uomini che abbiano coscienza dei diritti e dei doveri? Dobbiamo abbassarci al loro livello per farci capire, dire con parole adatte a loro ciò che pensiamo."

Ed anche nei suoi libri, Adele de Iudicibus ha saputo "tradurre" i propri pensieri,i propri moti dell'animo, del cuore, e metterli "nero su bianco" con semplicità e garbo. Le sue lettere infatti sono state definite da Tardio "lettere d'amore inviate nella bottiglia del tempo". I destinatari sono,nella prima parte, le persone a lei più care: la madre che non c'è più, le figlie, i suoi nipoti e i ragazzi della Comunità Emmanuel.

Nella seconda parte invece sono indirizzate ad alcuni personaggi particolari: a Dante Alighieri, alla produzione di "Un posto al sole", al Presidente della Repubblica e al Signore. Ma ad aprire e chiudere l'epistolario sono due lettere particolari, indirizzate al lettore. Un destinatario di cui l'insegnante non sa nulla e al quale vorrebbe chiedere come si chiama, dove vive, qual è il colore della sua pelle, ma poi non lo fa perchè, come afferma nel libro, "dei miei lettori so già tutto, visto che,in genere, sono i parenti e pochissimi amici".

"C'è posta per tutti" è un intrecciarsi di ricordi personali e passato storico (come quando l'autrice rammenta il periodo della seconda guerra mondiale e la spesa fatta dalla madre al mercato nero),di passione per la cultura e il teatro (quando spiega ai nipoti il libro "Cuore"di De Amicis o quando descrive le rappresentazioni teatrali dell'Edipo re o Medea), di impegno sociale, di fede e umanità (quando incoraggia i ragazzi della Comunità Emmanuel ad andare avanti con speranza e fiducia nella vita. E lo fa citando le parole di S.Agostino e del Signore).

Il suo rapporto straordinario con i bambini e il suo amore per l'insegnamento sono invece al centro del volume "Il panino con la mortadella". Nelle prime pagine del libro l'autrice racconta i suoi primi due giorni di scuola più importanti: quello da alunna, con "grembiulino bianco e gran fiocco rosa" e quello da insegnante, con "tailleur leggero grigio e camicetta bianca". Ad attenderla ben 59 bambini! tutti nella stessa aula!

Molti sono i paesi pugliesi in cui Adele de Iudicibus ha insegnato, prima come maestra"assegnata provvisoriamente" poi come "titolare di sede definitiva": Ceglie del Campo, dove decise di adeguare il programma ministeriale alle capacità effettive dei suoi alunni, con il metodo innovativo del dialogo, per arrivare ai loro cuori, alle loro menti; o Molfetta, nel cui Preventorio (istituto dove venivano ospitati, curati e accuditi i bambini provenienti da quelle famiglie colpite dalla tubercolosi) la maestra insegnò a quindici bambini dei quali ricorda il senso di solitudine,il bisogno di amore da loro provato per essere stati allontanati, anche se solo provvisoriamente, dalle loro famiglie,dalle loro case.

O Locorotondo, che vide Adele de Iudicibus insegnare in un edificio particolare, un trullo. Un luogo sì inusuale per una scuola, ma in cui l'insegnante provò quello che nel libro definisce un "amore a prima vista" per quegli undici bambini che ogni giorno le facevano trovare, premurosamente, il fuoco del camino già acceso e dei fiori o delle castagne sul tavolo.

E poi tre anni a Locorotondo centro, prima di giungere definitivamente a Brindisi,dove insegnò nel plesso scolastico "S. Giovanni Bosco" di via Cicerone, dove ancora una volta fece una piccola "trasgressione"alle prassi del tempo, cioè eliminò la preghiera prima delle lezioni per la distrazione dei suoi alunni in quel frangente, per sostituirla con una quotidiana conversazione sul Signore e sul Creato. Continuò poi a svolgere il suo lavoro da educatrice presso il Circolo Didattico "Crudomonte", dove lavorò sino al termine della sua carriera.

Per la maestra Adele,che finalmente poté seguire i suoi alunni dalla prima alla quinta classe, questi furono anni in cui ebbe modo di veder crescere, a poco a poco, i suoi scolari, notare i loro più piccoli cambiamenti.

Anche il libro "Il panino con la mortadella" è quindi un "viaggio" da compiere. Un viaggio nell'Italia degli anni Sessanta, dello sbarco dell'uomo sulla luna, (evento che rappresentò una delusione per quei piccoli alunni perchè venne tolta loro la magia, la poesia, il mistero di quella che la loro maestra, per rincuorarli, definì dolcemente"una falce sottile che somiglia a una virgola messa tra una notte e l'altra").

Un viaggio in quella scuola che è andata un po’ persa e in cui i ragazzini, al suono della campanella, con un senso di liberazione correvano via felici e in gruppo, da soli, senza paure. Un viaggio tra tutti quei volti felici e sereni che "sbatacchiavano la cartella sui banchi" per fare "ricreazione". Una ricreazione che aveva un profumo speciale: quello di un fragrante panino con la mortadella.

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