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Energia con i fanghi dei depuratori

BRINDISI – Conferenza dei servizi il 16 luglio, presso la Provincia di Brindisi che è responsabile del procedimento di Valutazione di impatto ambientale, per il nuovo impianto di trattamento dei fanghi dei depuratori civili che produrrà anche energia termica ed energia elettrica.

BRINDISI – Conferenza dei servizi il 16 luglio, presso la Provincia di Brindisi che è responsabile del procedimento di Valutazione di impatto ambientale, per il nuovo impianto di trattamento dei fanghi dei depuratori civili che produrrà anche energia termica ed energia elettrica. Proponenti, Termomeccanica Ambiente e il Consorzio Asi, sito interessato quello del termovalorizzatore di rifiuti pericolosi e non pericolosi gestito in convenzione dalla stessa Te.A. e di proprietà Asi, nel cuore della zona industriale brindisina sulla via per Pandi.

Secondo lo Studio di impatto ambientale presentato da Asi e Termomeccanica, l’impianto che sarà realizzato su un suolo alle spalle del termodistruttore, sarà in grado di trattare 42mila tonnellate di fanghi dei depuratori fognari (la Puglia, secondo il Sia presentato dai proponenti, ne produce circa 400mila l’anno), 16mila dei quali destinati alla valorizzazione termica, mentre la parte destinata alla produzione di energia elettrica da biomasse avrà la potenza installata di 0,9 megawatt .

Secondo il Sia su cui si basa la richiesta di Valutazione di impatto ambientale favorevole, l’impianto avrà un basso impatto di odori e fumi in tutta l’articolazione di emissioni prese in considerazione, e svolgerà un ruolo positivo nel liberare il territorio dalla presenza di discariche dove i fanghi dei depuratori vengono stoccati. I fanghi trattati ed essiccati nell’impianto che Asi e Termomeccanica vogliono realizzare nella zona industriale di Brindisi saranno essiccati, e la parte non termovalorizzata andrà nella discarica di servizio della Piattaforma di trattamento dei rifiuti pericolosi e non pericolosi, oppure sarà ceduta a richiesta per essere usata come combustibile per i cementifici.

Il business primario sembra essere quello della valorizzazione energetica, nell’ambito del processo di trattamento, mentre l’energia termica sprigionata sotto forma di aria riscaldata a processo avviato (lo start al ciclo è dato da un bruciatore a metano) servirà ad essiccare gli stessi fanghi. L’invio dei fanghi dei depuratori civili agli impianti di compostaggio è invece sconsigliato, si sottolinea nel Sia, per le concentrazioni di metalli pesanti in essi contenute. Quindi, l’alternativa migliore alla discarica sono l’essiccazione e la termovalorizzazione.

L’impianto prevede una capacità di ricezione di 400 metri cubi di fanghi ogni tre giorni, poiché quella è la capacità delle vasche di stoccaggio dei fanghi freschi, e una capacità di lavorazione di 50 tonnellate al giorno per il processo di termovalorizzazione, e di 138 per l’essiccazione. Per i processi, l’impianto utilizzerà 230mila Sm³/a¹ (unità di misura in condizioni standard), 33 tonnellate annue di ipoclorito di sodio, 21 di acido solforico, 21 di soda, 560 di bicarbonato di sodio, 21 di carbone attivo, 105 di ammoniaca, e 140 di magnesio.

Prodotti in uscita: 28mila tonnellate annue di acque di spurgo e condensati, 3500 di scorie al 30% di umidità, 770 di polveri postcombustione, 1260 tonnellate di ceneri mentre si prevede di produrre 6.300 megawatt annui di energia elettrica. Il progetto è già al centro dell'attenzione dei gruppi consiliari ambientalisti e delle associazioni ecologiste.

 

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