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Venerdì, 26 Aprile 2024
Ambiente

Forti contro il rigassificatore, deboli sulle centrali

BRINDISI – Preciso, completo, persino minuzioso il programma di opposizione al rigassificatore di Capo Bianco. Perfetta intesa tra fronte ambientalista e istituzioni, fatta eccezione per l’attuale posizione della Provincia. Chiarezza d’idee sugli scenari e sui ruoli, e su ciò che si può chiedere alla magistratura o alla Commissione Europea. Tutt’altro che una battaglia contro i mulini a vento. Al confronto, quella contro il carbone appare improvvisata, scoordinata, priva di chiarezza negli obiettivi. Contro il progetto della British Gas gli oppositori hanno, insomma, una politica. Contro il carbone vanno avanti a colpi di vuvuzelas, incluso chi avrebbe il compito di tracciare e proporre una iniziativa concreta a difesa sia dell’ambiente, che di un nuovo modello di sviluppo.

BRINDISI – Preciso, completo, persino minuzioso il programma di opposizione al rigassificatore di Capo Bianco. Perfetta intesa tra fronte ambientalista e istituzioni, fatta eccezione per l’attuale posizione della Provincia. Chiarezza d’idee sugli scenari e sui ruoli, e su ciò che si può chiedere alla magistratura o alla Commissione Europea. Tutt’altro che una battaglia contro i mulini a vento. Al confronto, quella contro il carbone appare improvvisata, scoordinata, priva di chiarezza negli obiettivi. Contro il progetto della British Gas gli oppositori hanno, insomma, una politica. Contro il carbone vanno avanti a colpi di vuvuzelas, incluso chi avrebbe il compito di tracciare e proporre una iniziativa concreta a difesa sia dell’ambiente, che di un nuovo modello di sviluppo.

La polemica sul concerto di sabato 7 agosto continua. I No Carbone dicono che è stato un flop dell’Enel perché c’erano meno spettatori che al concerto di Arbore lo scorso anno, l’Enel lo considera un grosso successo di pubblico, incomparabilmente più numeroso del gruppo di ambientalisti schierato all’esterno della centrale. Ma non può essere questo il terreno di confronto perché “Correnti Musicali 2010” è stata una rete di eventi che ha coinvolto molti altri impianti, incluso quello di Porto Tolle. E qui bisogna sottolineare che Cerano non è più sola, ma ha una sorella gemella alle foci del Po, di uguale potenza e dimensioni, e riconvertita a carbone.

E anche perché, per logica, si dovrebbe fare la stessa cosa fatta sabato a Cerano davanti al Palasport Pentassuglia, visto che Enel è il main sponsor  della New Basket Brindisi in A/1 come lo è stata in A/2. O forse non sarebbe molto popolare e vincente? E che dire dell’Edison, che come tutti sanno controlla Edipower, che ha il suo brand sulle magliette della nazionale femminile di pallavolo? Tutto ciò mentre ci si è quasi dimenticati, forse perché non è stato neppure spiegato bene, a quale punto si sono lasciati Regione Puglia, Comune e Provincia di Brindisi con Enel ormai parecchi mesi fa, e da quale punto si deve ricominciare per raggiungere un accordo di compatibilità ambientale.

Un fatto è certo: le cose non stavano bene e girava voce che la società elettrica fosse anche poco disposta – o per nulla – a concedere le stesse cose offerte nel 2007, tra le quali la costruzione di un nuovo molo combustibili nel porto esterno. Adesso sembra che sia Enel a distribuire le carte. Ha firmato l’Accordo di programma con lo Stato aderendo al progetto delle bonifiche nella zona industriale di Brindisi e a Cerano; ha sbloccato i pareri per la costruzione del gigantesco carbonile coperto che dovrebbe eliminare le dispersioni di polveri nella zona; sta già installando nuovi dispositivi di abbattimento delle emissioni man mano che procede con le manutenzioni straordinarie dei gruppi termoelettrici alla “Federico II”; ha passato la propria rete di centraline di monitoraggio all’Arpa. E da questa trincea difenderà il principio di un assetto produttivo che potrà avere solo due padroni: i bisogni di energia del Paese, e le scelte imposte dal mercato del kilowatt.

Molti non si sono accorti – anche perché l’Autorità Portuale con scarsa trasparenza si tiene i dati in cassaforte – che i quantitativi di carbone sbarcato quest’anno sono tutt’altro che aumentati. Ciò è accaduto perché probabilmente si vuole sgomberare progressivamente il carbonile attuale dalle riserve, perché c’è stata la fermata a turno di alcuni gruppi, perché il mercato ha considerato non competitivo il costo dei kilowatt prodotti dalla “Federico II”, che certamente – dato il peso della struttura e degli investimenti – non sono i più economici.

Allora, per cosa si deve battere il territorio brindisino? Per ridurre le emissioni di CO2, il famoso gas serra sul quale americani e cinesi giocano a rimpiattino? Oppure, soprattutto, sulla riduzione delle emissioni locali di ossidi di azoto e di zolfo, di polveri sottili, di Ipa e diossine? Dobbiamo tenerci ancora la movimentazione del carbone a Costa Morena ovest, o dobbiamo spostare tutto, incluse le gasiere di Costiero Adriatica, lontano dal porto commerciale, quindi nel porto esterno, a spese delle stesse società energetiche?

Le vuvuzelas fanno dimenticare che tutto ciò che è stato ottenuto sino ad oggi non sono regali di Enel, bensì anche frutto del pressing istituzionale e sociale degli ultimi anni. Ma non basta. Nel conto bisogna mettere Edipower, una centrale che doveva essere destinataria di un investimento di 400 milioni di euro per una riconversione parziale a ciclo combinato, ma che oggi punta tutto sul carbone. Il PD ne chiede la chiusura, con garanzie di reimpiego immediato del personale. Altri non si sono pronunciati perché è più facile aderire alle proteste come quella del 7 piuttosto che studiarsi le carte.

E le speculazioni in corso in tutto il territorio provinciale (in realtà, ormai quasi ovunque in Puglia) su fotovoltaico ed eolico, con intrecci tra interessi politici locali e quelli di società contractor esterne? E il rischio di ritrovarsi un gigantesco campo eolico in mare a due chilometri dalla costa tra Torre Mattarelle e Casalabate? Il fronte è grande, e non c’è la stessa compattezza e chiarezza dell’iniziativca contro il rigassificatore. Se è vero che tutti gli attori (Regione, Comune e Provincia) hanno chiesto ad Enel di riaprire il confronto dopo le ferie estive, con quali idee forza si tornerà al tavolo con la società elettrica?

E sul Petrolchimico, cosa bisogna fare? Perché dimenticare che solo una delle centraline di monitoraggio della rete cittadina (quella dell’ex Sisri) è in grado di misurare gli idrocarburi policiclici aromatici, mentre la famosa torcia non fa che accendersi in continuazione, e come le altre candele si sicurezza non ha mai avuto sensori che attestassero natura e quantitativi delle sostanze bruciate in atmosfera?

Questo ancora non si chiede a gran voce alla politica e alle istituzioni (e non a Patty Pravo e Irene Grandi): fare sapere subito quali saranno le richieste su cui riaprire la trattativa con Enel, ma poi anche con gli altri soggetti che sono fonti di emissioni locali a Brindisi. Poi si potrebbe decidere  come e dove andargliele a suonare, nel caso sia necessario.

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