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Chemio: “In ospedale non c’è posto”

FRANCAVILLA FONTANA - Reparto pieno: e la chemioterapia è costretta a farla a casa. Incredibile e inaccettabile calvario, quello patito da una paziente ostunese di 46 anni, che denuncia il caso e chiede alla Direzione generale di fare chiarezza sulla vicenda. Insieme ad altri degenti, già costretti ad affrontare il peso di serissime patologie, si è vista negare, presso il Reparto oncologico dell’ospedale Camberlingo di Francavilla Fontana, il diritto di cura, per colpa degli annosi problemi tecnici e burocratici di una sanità alle pezze.

FRANCAVILLA FONTANA - Reparto pieno: e la chemioterapia è costretta a farla a casa. Incredibile e inaccettabile calvario, quello patito da una paziente ostunese di 46 anni, che denuncia il caso e chiede alla Direzione generale di fare chiarezza sulla vicenda. Insieme ad altri degenti, già costretti ad affrontare il peso di serissime patologie, si è vista negare,  presso il Reparto oncologico dell’ospedale Camberlingo di Francavilla Fontana, il diritto di cura, per colpa degli annosi problemi tecnici e burocratici di una sanità alle pezze.

Il reparto che dovrebbe prestare loro la necessaria assistenza non ha ora posti letto per ricoveri e si è trasformato in un ambulatorio, nonostante la legge regionale imponga di assegnare sei posti letto di oncologia medica per ogni reparto di medicina dove vi sia uno specialista oncologo. I posti sono occupati da pazienti ultraottantenni che non sempre soffrono di patologie da trattare in un reparto per acuti, mentre i più giovani sofferenti di tumore devono completare a casa i trattamenti di chemioterapia.

Il servizio di assistenza oncologica, attivo solo fino alle ore 14, rischia di essere soppresso nei fatti a causa dei lavori di consolidamento in cantiere presso l’ospedale. In ballo l’ipotesi di trasferimento in un altro reparto, nonostante l’ovvia  necessità di infermieri specializzati dedicati e di bagni e stanze di degenze oncologiche per trattamenti  complessi e chemioterapie  prolungate, per non parlare del rispetto della privacy in situazioni tanto delicate.

Una situazione che ha spinto alcuni pazienti ad uscire allo scoperto, come ha fatto la donna ostunese, alla quale è stato diagnosticato un sarcoma nell’addome, le cui metastasi avevano (ed hanno) colpito vari organi e tessuti. “Ora - scrive la paziente - se uno inizia la chemioterapia, sapete dirmi perché all’Ospedale di Francavilla Fontana quel malato oncologico non ha alcuna dignità di essere ricoverato? Il malato oncologico è tale solo fino alla chiusura dell’ambulatorio, alle ore 14?”.

“Per il malato oncologico- prosegue la lettera- il vomito, la diarrea, la nausea diventano terribili se devono essere affrontati a casa sin dai primi giorni di chemio. E invece il malato si aspetterebbe magari un ricovero formativo, sì da imparare a tener d’occhio le proprie reazioni. Il malato deve imparare a convivere con il proprio male in giorni ardui, ed è perciò necessaria la guida di personale competente. Non gli serve un ambulatorio”.

“L’ambulatorio- conclude amaramente la signora- serve solo a chi vuole risparmiare sulla pelle degli ammalati”.

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