"Mesagne non è ancora libera dalla Scu"
MESAGNE – Con il commento del capo della Direzione distrettuale antimafia sui livelli di inquinamento sociale che ristagnano a Mesagne, scorrono le sequenze dell’uccisione a bastonate di una persona odiata dal boss della Scu, omicidio radicato in un risentimento personale antico e commissionato finalmente grazie ad un pretesto “morale”. Poi anche l’ordine di eliminare i tre killer, perché non parlassero. Una vera e propria trama da reggia barbarica, andata in scena in quella che fu la culla della Sacra corona unita e dove esiste – dice il procuratore della Dda Cataldo Motta, e la politica locale dovrebbero credergli – il brodo di coltura di quel virus che tenta sempre di contaminare l’altra parte della società locale, quella dei non collusi e degli onesti (in difesa dei quali, in conferenza stampa, si è levata la voce della dirigente del commissariato, Sabrina Manzone).