BRINDISI - Confisca del villaggio di Acque Chiare e condanna dei quattro imputati: il costruttore Vincenzo Romanazzi, il notaio Bruno Cafaro, il direttore dei lavori Severino Orsan e il dirigente dell’ufficio Urbanistica del Comune di Brindisi dell’epoca, l’architetto Carlo Cioffi. La doccia fredda arriva alla fine di una requisitoria durata quasi cinque ore. A formularla il pubblico ministero Antonio Costantini a conclusione del troncone d’inchiesta per la presunta lottizzazione abusiva.
BRINDISI - L’imprenditore aveva chiesto il dissequestro del solo albergo, l’unico pensato ed edificato per essere realmente utilizzato a scopo ricettivo. Il giudice monocratico ha detto no: “Acque Chiare è una lottizzazione che interessa l’intero complesso e la destinazione d’uso ha riguardato l’intera struttura”. L’ultimo atto della lunga vicenda del villaggio sulla litoranea che conduce ad Apani, in località Case Bianche, è stato il rigetto del giudice Francesco Aliffi, dinanzi al quale si sta celebrando il processo per lottizzazione abusiva a carico di quattro persone, dell’istanza presentata dalla “Acque Chiare srl”, le cui quote per il maggior numero sono di proprietà del costruttore del complesso Vincenzo Romanazzi, con cui si chiedeva la rimozione dei sigilli per il solo maxi hotel in costruzione.