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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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"Signor ministro, il salto culturale di cui lei parla fa paura"

Signor Ministro, Lei ha aperto il Suo intervento su “Il sole 24 ore” del 21 maggio scorso affermando che «la vicenda del rigassificatore di Brindisi è uno dei classici casi in cui il Sistema-Italia mostra tutti i suoi limiti» perché spesso «diversi livelli di governo (Stato centrale, Regioni, Province, Comuni), insieme ad altri organi dello Stato (magistratura, sovrintendenze, tribunali amministrativi), forze politiche e sociali, comitati e associazioni, invece di collaborare per ottenere un risultato utile all'interesse pubblico del Paese, si osteggino l'un l'altro bloccando tutto e producendo danni, talvolta, irreversibili». Dopo aver rilievi critici sulle verifiche e i controlli di legalità, Lei ha concluso dicendo che “serve un salto culturale” per sbloccare l’Italia dei veti.

Signor Ministro, Lei ha aperto il Suo intervento su “Il sole 24 ore” del 21 maggio scorso affermando che «la vicenda del rigassificatore di Brindisi è uno dei classici casi in cui il Sistema-Italia mostra tutti i suoi limiti» perché spesso «diversi livelli di governo (Stato centrale, Regioni, Province, Comuni), insieme ad altri organi dello Stato (magistratura, sovrintendenze, tribunali amministrativi), forze politiche e sociali, comitati e associazioni, invece di collaborare per ottenere un risultato utile all'interesse pubblico del Paese, si osteggino l'un l'altro bloccando tutto e producendo danni, talvolta, irreversibili». Dopo aver rilievi critici sulle verifiche e i controlli di legalità, Lei ha concluso dicendo che “serve un salto culturale” per sbloccare l’Italia dei veti.

È vero, Brindisi è uno (fra i più gravi) classici casi di quell’Italia che non va come dovrebbe andare ma lo è per ragioni opposte a quelle da Lei indicate. È un caso segnato dalla cecità della classe politica che guida il Paese, dall’arroganza di poteri forti e di interessi fortissimi, dalla pretesa di chi ritiene di poter prescindere dalle norme vigenti (il rigassificatore di Brindisi fu deciso in un famoso incontro fra Blair e Berlusconi in barba alle procedure, alle garanzie e agli assensi previsti dal nostro ordinamento), dalle irregolarità e dagli abusi che hanno caratterizzato l’iter autorizzativo divenendo poi oggetto di pesanti inchieste penali e dal disprezzo della volontà popolare e delle scelte delle Amministrazioni locali e della Regione Puglia con buona pace di tutti i proclami sul federalismo. Un caso nel quale la questione morale sfocia in una questione giudiziaria e l’una e l’altra pongono un’enorme questione politica; un caso insomma di inammissibilI arbitrii e di diritti violati che dovrebbe far riflettere chi come Lei è chiamato a svolgere un importante ruolo di governo nell’interesse del Paese.

Venga a Brindisi, signor Ministro - e se non ascolterà solo una campana come altri hanno fatto - si renderà conto che le cose sono diverse da come Le sono state raccontate. La nostra città, per scelte politiche ed economiche sbagliate, è diventata un territorio dove si può fare il peggio e di più, il ricettacolo delle più nefaste iniziative, una polveriera a rischio di esplosione. La nostra città e il nostro territorio hanno faticosamente avviato l’attuazione di un progetto innovativo rivolto a costruire un modello di economia locale diverso da quello che ha provocato enormi danni ambientali con gravi costi umani seminando disoccupazione e precarietà.

In un sistema-Italia libero da indebite ingerenze e da diffuse corruzioni il progetto per la realizzazione del rigassificatore non avrebbe neppure visto la luce o sarebbe stato subito definitivamente bocciato. Le lungaggini procedurali denunciate da chi vorrebbe disporre a piacimento del territorio sono state causate dalla palese inaccettabilità del progetto e sono anche l’ambiguo prodotto di uffici che non hanno voluto dire un doveroso “no” all’impianto (pericolosissimo per il sito prescelto e inconciliabile con gli indirizzi delle autonomie locali) ma neppure se la sono sentita, verosimilmente per non esporsi a fondati rilievi istituzionali, di dire un “si” incondizionato ad un disegno la cui perniciosità è sotto gli occhi di tutti.

Signor Ministro, il “salto culturale” di cui Lei parla fa paura perché potrebbe favorire, certo contro le Sue intenzioni, progetti rivolti a svuotare la nostra democrazia delle sue connotazioni essenziali trasformandola in un potere centralizzato e chiuso sia alle esigenze del pluralismo istituzionale e sia a quelle della partecipazione democratica.

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