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Venerdì, 26 Aprile 2024
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La lettura sbagliata del libro "La città in coma" di Vittorio Bruno Stamerra

L'altra sera Vittorio Bruno Stamerra ha presentato la raccolta di alcuni suoi articoli pubblicati su BrindisiReport a cavallo della candidatura e della elezione di Consales a sindaco di Brindisi. Vittorio ha voluto dare provocatoriamente al libro il titolo "Una città in coma"

L'altra sera Vittorio Bruno Stamerra ha presentato  la raccolta di alcuni suoi articoli pubblicati su BrindisiReport a cavallo della candidatura e della elezione di Consales a sindaco di Brindisi.  Vittorio ha voluto dare provocatoriamente al libro il titolo "Una città in coma". Un titolo forte, tanto forte da farlo diventare agli occhi di qualcuno il "contenuto" dei suoi articoli. Non è così. Dalla lettura  non emerge assolutamente una città in coma, ma una città non governata e alle prese di una presunta classe dirigente divisa e divisiva, inadeguata se non incapace a fare scelte lungimiranti e ponderate.

Ho ascoltato invece solo commenti al titolo che molti hanno trovato comodo per criticarlo o per enfatizzarlo. Un atteggiamento che forse è anche figlio di un senso comune diffuso sui brindisini e su Brindisi, per me, sbagliato, ma proprio di chi si rifiuta di capire la realtà e lo stato in cui versa la città. Quel titolo rischia di negare il significato della riproposizione  degli articoli di Stamerra scritti a fine 2011 e maggio 2012, che per la loro attualità sembrano scritti in questi giorni.

Il titolo di "Città in coma" e il richiamo, inoltre, ai quattro sindaci arrestati negli ultimi 30 anni fa, a mio parere, un torto al libro. Se poi si aggiungono la superficialità, la pigrizia, la diffidenza, la supponenza, tipiche di quella parte di città che si ritiene classe dirigente e che preferisce confrontarsi con gli slogan o con i luoghi comuni e mai sui contenuti e sulle idee, dal torto si passa all'offesa all'intelligenza, e non solo a quella di Stamerra.

In città oltre ai luoghi comuni circolano troppi rancori, dietrologie, presunzioni, pregiudizi, divisioni, che stanno minando irreversibilmente il sentirsi parte di una comunità. A chi vuole leggere questi interventi di Stamerra consiglierei di farlo con occhi e cervello sgombri da pregiudizi e rancori e di leggerli per quelli che sono. Ritroveranno in essi riflessioni, giudizi, utili per capire quello che è successo in questi anni di esperienza Consales,come effetto non di una città in coma,ma amaro risultato di confusi e insostenibili progetti politici e amministrativi,di uomini,di liste,di dinamiche e alleanze sbagliati e nocivi e che qualcuno con una certa preveggenza aveva intravisto e sottolineato. 

In quegli articoli si  potranno leggere le dinamiche, i comportamenti e addirittura quasi gli stessi protagonisti che ieri dettero vita alla candidatura e alla elezione di Consales e che in questi giorni con una buona dose di disinvoltura e di prepotenza sono lì  a riproporre, sulla testa di una città sofferente, colpita e umiliata, progetti politici confusi e intercambiabili, alla ricerca solo di nomi e di voti e non di idee forti e coraggiose necessarie per chiedere ai brindisini di prendersi cura,da protagonisti, della propria città. Di questo si tratta e non certamente di "salvatori della patria" unti dal Signore.

Non a caso c'è un tentativo di mettere ipocritamente tra parentesi l'esperienza Consales e il suo traumatico epilogo o addirittura di addossare al solo sindaco le responsabilità della sua fine. Al netto di una propaganda utile solo per una stantia e insopportabile campagna elettorale, non si è letto o sentito una riflessione critica o autocritica sulla gestione politica e amministrativa della città, sulle gravi responsabilità di una struttura amministrativa incompetente e connivente, sulle maggioranze variabili e raccogliticce, mercanteggiate, volta per volta, anche con l'ausilio di autorevoli rappresentanti istituzionali regionali e nazionali e con il contributo di alleati e sostenitori "utilizzatori finali" di quella esperienza.

Per sottolineare l'attualità degli articoli di Stamerra, scritti tra il 2011 e il 2012,riporto i titoli di alcuni di essi: "PD in un vicolo cieco", "Se il sindaco devono sceglierlo gli altri, è meglio emigrare", "Il rischio è costringere la gente a non andare a votare", "I contorsionismi e gli imbarazzanti silenzi di Sel in salsa brindisina", "Chi vuole governare Brindisi sia trasparente: mostri redditi e fatture", "Maggioranza vera o solo combine vincente? Lo dirà la "prova giunta".

Questi, come altri, sono interventi di una sconcertante preveggenza e attualità, in essi si trovano gli stessi uomini, riti, dinamiche, divisioni, presunzioni, rancori, miserie culturali, che possono essere riscontrati in quanto si sta determinando in questi giorni di preparazione della prossima campagna elettorale. E la città frastornata e rassegnata assiste con disinteresse e una parte di essa con disgusto. Non voglio andare oltre anche per evitare di essere ancora una volta, ignaro, accomunato o interessato a queste dinamiche. Da vecchio uomo di sinistra credo ancora ai progetti politici e alle cose da fare e poi agli uomini in grado di rappresentarli.

Sono convinto, come Stamerra, che la città ha urgente bisogno di rompere con il passato (sia quello buono e sia quello cattivo).  Mi consento, per questo, di prendere a prestito un passaggio del primo articolo con cui Vittorio apre la sua raccolta: "..... la città, per come è ridotta, ha bisogno di energie giovani e che la politica, se vuole recuperare credibilità, non può essere rappresentata sempre dalle solite facce, soprattutto se erano le stesse che operavano in quel modello di città che la storia ha poi decretato fallimentare. Non si può essere dirigenti politici o amministratori a vita, c osì come anche i consiglieri comunali, provinciali, regionali dopo due o tre mandati devono lasciare lo spazio ai giovani. Non esistono uomini per tutte le stagioni, e la stagione che la nostra città sta vivendo è profondamente diversa da quella del passato. I primi a convincersene devono essere i partiti, a classe politica, le forze sociali."  

Stamerra scriveva questo a dicembre 2011. Rileggendo gli articoli di Vittorio mi sento di ribadire che la città ha bisogno di giovani e di donne, di freschezza, di serenità, di progettualità innovativa che i protagonisti di tante stagioni passate (me compreso, a scanso di equivoci), non sono in grado di garantire. Gli altri, noi, a dare con disinteresse e amore, una mano! Mi permetto infine di suggerire a tutti quelli che vogliono sinceramente prendersi cura della città, di diffidare e combattere soprattutto quanti si contraddistinguono per mancanza di umiltà, per ipocrisia o che sono autofagocitati, in qualche caso anche in termini patologici, da un "super ego", giovanile o senile che sia!

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