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Barriere “salva-spiagge”: finanziato il progetto di una start up brindisina

I moduli anti erosione a impatto zero ideati da Giuseppe Tamburrano diventano realtà: “Speriamo di poter investire sul nostro territorio”

BRINDISI – “Siamo pronti per partire”. La start up “Teti srl” di Giuseppe Tamburrano ha ottenuto un doppio finanziamento per la realizzazione delle barriere rimuovibili anti erosione. E' un traguardo importante, che segna il punto di svolta di un percorso iniziato nel maggio 2016, quando venne presentata la domanda per il brevetto di questo sistema low cost ed ecosostenibile, concepito per salvare le spiagge dalle mareggiate. Giuseppe Tamburrano, amministratore unico della Teti, è l’ideatore del progetto. Il dottor Francesco Marchionna, dipendente della Teti, lo sta supportando nella fase operativa.

L’idea parte da lontano. Tamburrano, ex dipendente della Tecnomare, nel 1992 faceva parte dell’equipe di sub che scoprì i bronzi di Punta Serrone, al largo delle coste brindisine. L’ambiente marino lo conosce bene e nell’estate 2016 ha inventato della barriere di plastica da collocare lungo la battigia, a difesa dell’arenile. “Oltre a bloccare l’erosione – afferma Tamburrano – il sistema in qualche caso può favorire il ripascimento della spiaggia”. L'ancoraggio al fondale (un cavo d’acciaio si cui viene collocata la base del modulo) è stato ideato per agevolare il posizionamento e la rimozione del moduli, senza alcun impatto ambientale.

L’invenzione è stata brevettata nel novembre 2018. Un mese dopo, sul litorale di Paestum (Caserta), è avvenuta la prima sperimentazione, con ottimi risultati. Nel settembre 2019 il progetto è stato presentato al SunNext di Rimini, una delle più importanti fiere del settore balneare a livello internazionale. Circa un anno fa, Tamburrano presentato due richieste di finanziamento, rispettivamente a Puglia Sviluppo, per la parte operativa, e a UnionCamere, per quanto riguarda la parte scientifica e documentale. “Entrambe – spiega l’imprenditore – sono state accolte al 100 per cento. Stiamo inoltre partecipando al concorso per la designazione delle start up innovative per EcoMondo, la fiera europea dell’ambienta”. Adesso, con la collaborazione del Cetma (presso la Cittadella della ricerca), di Geocoste e di Enzo Pranzini, professore ordinario di Geografia fisica e Geomorfologia presso la Facoltà di Scienze dell'Università degli Studi di Firenze e consulente di Legambiente, il progetto è in rampa di lancio.

Torre Guaceto erosione spiagge-2-2

“Vorremmo realizzare il primo impianto pilota – dichiara Tamburrano – presso la riserva marina di Torre Guaceto, in un’area compresa fra il Centro velico e Canale Reale, che ora è soggetta al fenomeno dell’erosione. Nei mesi scorsi abbiamo formalizzato una richiesta al Consorzio di gestione. Speriamo possa arrivare un riscontro positivo, perché la riserva sarebbe una vetrina ideale per il progetto e inoltre si potrebbe partire da subito, in quanto l’area individuata (foto in alto) è interdetta alla balneazione”. Il sistema, fra l’altro, rientra in un concetto di economia circolare. “I moduli – spiega l’amministratore di Teti – sono composti al 75 per cento da plastica riciclata: un materiale in sovrapproduzione, perché ancora troppo poco utilizzato. Noi certificheremo il riutilizzo della plastica”.

Erosione spiagge-2

Tutto questo nel rispetto delle linee guida nazionali per la gestione della dinamica costiera fissate dal ministero dell’Ambiente e dall’Ispra. “Dopo tanti progetti – rimarca Tamburrano – adesso abbiamo l’opportunità di fare qualcosa di concreto per bloccare l’erosione, contribuendo al ripascimento della spiaggia con la propria sabbia. Questo sistema sgraverebbe gli enti pubblici da costi enormi, oltre a dare ai privati la possibilità di auto gestirsi”. Non sono da trascurare, inoltre, le ricadute occupazionali. “Il progetto - chiarisce l’ideatore – comporterebbe l’impiego di personale per la produzione dei moduli e la messa in posa. Io mi auguro di cuore che questo possa avvenire sul nostro territorio, perché è qui che vogliamo investire. Ma abbiamo la necessità di partire il prima possibile. Se non troveremo sbocchi nel Brindisino, saremo costretti a vagliare altre alternative”.  

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