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Cultura Francavilla Fontana

Due iniziative per Dino Clavica, artista "in punta di dita"

Le sue opere postate sulle storie di Instagram e una playlist di Spotify per ricordarlo a un anno esatto dalla scomparsa

FRANCAVILLA FONTANA – Lievi come il suo tocco, ma profonde come il suo mondo interiore: le opere di Dino Clavica sono ancora lì, testimoni della personalità dell'artista francavillese scomparso. Un maledetto malore lo ha strappato alla vita vissuta un anno fa, quel 5 dicembre 2019, a soli 43 anni. Tre luoghi fisici – Francavilla Fontana, Bari e Campomarino di Maruggio – sono segnati dalla sua assenza, ma un luogo metafisico lo vedrà sempre presente: l'arte, riempita dai suoi omini, quei tratti delineati con un dito sullo schermo del suo iPhone. Arte, dita e tecnologia. E cuore, il cuore tanto spesso disegnato su uno schermo.

Non è un caso che due iniziative, volute fortemente e organizzate dall'associazione Veluvre – di cui Dino era presidente – si svolgano oggi grazie ai social. La prima è già condivisa da alcuni giorni sulla piattaforma musicale Spotify. Qui è stata creata una playlist pubblica nella quale gli amici di Dino stanno già inserendo le canzoni che hanno un legame con lui. Da oggi, 5 dicembre, la playlist sarà diffusa sui social network. Poi, Veluvre invita, sempre per la giornata odierna, a condividere ognuno sulla propria storia di Instagram i post di Dino con le sue opere (condividendole dal suo profilo Instagram ancora aperto), “sì da realizzare una vera e propria invasione artistica on line in suo ricordo”. 

opera Dino Clavica 1-2

Dino accompagnava le sue opere con le strofe delle canzoni preferite. La notte di un anno fa è salito su un treno per non ritornare mai più, come nella canzone “Gli spietati” dei suoi amati Baustelle. Ma Dino spietato non lo era affatto, anzi. L'eleganza del suo tratto era il riflesso della sua personalità. Se il termine quasi desueto “gentiluomo” oggi ha ancora un senso, quel senso Dino lo incarnava nei gesti, nelle movenze, nei modi di fare. Era un ragazzo con cui chiunque si poteva aprire senza timore di sentirsi giudicato. Dino Clavica non ascoltava gli altri per attendere il proprio turno per parlare, ma semplicemente per sintonizzarsi su quanto gli veniva detto. Molti lo associano alla spiaggia di D'Ayala, a Campomarino di Maruggio. Camminando sulla battigia, inoltrandosi e perdendosi in quel tratto di mare, a un certo punto c'era Dino, con costume da bagno e camicia, sorridente. 

Il sorriso era aperto, sincero, ma a volte enigmatico. Un osservatore attento avrebbe potuto scrutare dietro la sua espressione e dietro i suoi occhi il mondo del Dino artista. Schivo e discreto. Si schermiva. Difficilmente accettava che lo si chiamasse “artista”. Eppure le sue opere, i suoi omini, i suoi soldatini, la sua "left hand" sono ancora lì a dimostrarlo. Così come è ancora lì l'associazione culturale di cui era presidente, Veluvre – Visioni culturali. “Mina”, così l'avevano ribattezzato scherzosamente le sue tre amiche Anna Pellegrino, Sonia Del Prete e Maria Grazia Rongo, le socie dell'associazione. Allo stesso modo è ancora lì il ricordo che Dino Clavica ha lasciato negli amici, nei semplici conoscenti. 

opera Dino Clavica 2-2

Associarlo a un cocktail sorseggiato in piazza a Francavilla Fontana, a una lenta passeggiata a Bari – dove si era trasferito da studente universitario per poi rimanerci – o a una chiacchierata sulla spiaggia di D'Ayala non è difficile neanche per chi non lo conosceva a fondo. Dava un'idea di ordine, di essenzialità, di attenzioni ai particolari che si riflettevano nelle sue opere. Aveva un lato nascosto, che non mostrava in pubblico, ma che disegnava e tratteggiava, che esprimeva con le dita sul suo iPhone. Metodico e attento fin quasi al parossismo, le sue opere sono ricche di particolari. E ogni singolo particolare è curato. Non è neanche il suo Dark Side of the Moon quello che si trova nella sua arte, è proprio il centro nascosto e inaccessibile della Luna, di sé. Per questo alcune opere hanno come oggetto la sua mano sinistra, quella che non usava mai per disegnare. Per questo per riuscire a organizzare una mostra c'è voluta la bonaria persuasione dell'amico fotografo Mario Brambilla (nella foto sotto, con Dino Clavica). 

Dino Clavica e Mario Brambilla-2

L'eleganza era la cifra della sua vita, il dettaglio quella della sua arte. Un'arte in punta di dita, quelle dita che dipingevano e scorrevano e tratteggiavano sullo schermo le sue emozioni, il suo vissuto. Perché le sue opere, i suoi lavori, parlavano e parlano ancora di lui. Parlavano dell'uomo-Dino Clavica. Non c'è solo il ricordo a mantenere viva la memoria di Dino nel cuore di chi lo ha amato, ci sono anche le sue opere, che ne tengono vivo il ricordo in un pubblico più ampio. Se chi ha conosciuto l'uomo e l'artista pensa a un Paradiso e lo immagina come una sconfinata spiaggia, lì da qualche parte immagina di trovare Dino, con la sua camicia e il sorriso discreto d'ordinanza. Pronto ad ascoltare.

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