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Sabato, 27 Aprile 2024
Salute

Asl Brindisi, ripristinati i "gruppi di lavoro": "Primo passo falso dei nuovi dirigenti"

Le organizzazioni sindacali criticano l'atto deliberativo del management dell'azienda sanitaria: "Nutrivamo ben altre aspettative sul modus operandi dell’intera sovrastruttura dirigenziale di nuova nomina"

BRINDISI - Reparto di Neonatologia e Utin “quasi del tutto smantellati”. “Insostenibile mancanza di angiografisti”. “Situazione sconvolgente nei presidi ospedalieri minori”. Queste alcune fra le gravi problematiche che affliggono la sanità nel Brindisino denunciate da alcuni sindacati che al contempo esprimono forte disappunto per una delle prime decisioni prese da Maurizio De Nuccio, neo direttore generale dell’Asl Brindisi. Ossia il ripristino dei “Gruppi di lavoro”. E’ tutto messo nero su bianco in una lettera a firma della Federazione Cimo-Fesmed-Anpo-Ascoti-Cimop (dottor Pierpaolo Peluso), dell’Anaao-Assomed (dottor Salvo Minniti) e dell’Aaroi-Emac (Fabrizio Picoco). 

I sindacati rimarcano “l’urgenza di una situazione drammatica che sta virando pericolosamente verso l’insostenibilità dell’intero Sistema Sanitario Provinciale”. “Se da una parte - si legge nella lettera indirizzata al direttore generale e agli organi di informazione - ci ha fatto piacere ricevere la comunicazione ufficiale di insediamento, dopo il breve ma intenso periodo di commissariamento, dall’altra nutrivamo ben altre aspettative sul modus operandi dell’intera sovrastruttura dirigenziale di nuova nomina. Siamo stati, purtroppo e con enorme disappunto, smentiti”. 

I sindacati fanno riferimento al primo atto deliberativo emanato dalla terna dirigenziale: cioè il ripristino dei “Gruppi di Lavoro”, “iniziativa già presa dall’ex direttore Roseto con la delibera dell’11 maggio 2022 - denunciano i sindacati - e aspramente criticata dalle scriventi organizzazioni sindacali perché, con le sue quattro pagine di gruppi di lavoro, fu ritenuta un ridondante e paludoso meccanismo votato solo ad accumulare parole laddove invece servono fatti”. I sindacati ricordano che “esistono già organi definiti contrattualmente e deputati giustappunto alla ricerca tramite confronto di soluzioni unitarie ai problemi che affliggono la Asl Brindisi”. 

Per questo “non si ravvede alcuna necessità di mettere in piedi un altro organo consultivo e propositivo”. I sindacati sostengono che “sia in atto un ennesimo tentativo di disintermediazione, mettendo in scena quanti più attori possibile, quasi per diluire la portata dei problemi e dilazionare ogni tentativo di soluzione”. 
“La sorpresa di fronte a un tale inizio mandato è stata enorme se si considera quanto sia in sofferenza (per usare un eufemismo) la Asl Brindisi”. 

“Per fare qualche esempio, il presidio ospedaliero Perrino sta vivendo un periodo drammatico: il reparto di Neonatologia e l’Utin quasi del tutto smantellate con tutte le conseguenze che coinvolgono il personale e soprattutto l’utenza, donne gravide costrette a viaggiare nonostante tutto per veder nascere il proprio figlio in sicurezza. Le comunicazioni più o meno disperate fatte dagli anestesisti, ob torto collo coinvolti nella valanga che sta travolgendo la sanità brindisina sono cadute nel vuoto siderale senza lasciare traccia”. 

“A questo  - si legge nella lettera - si aggiunge la problematica atavica dell’Angiografia e la mancanza insostenibile di angiografisti, che costringe i pazienti in gravi condizioni cliniche, spesso a rischio della vita, a viaggiare verso altre sedi per essere sottoposti a un trattamento che sarebbe fattibile in loco. 
Se si sposta l’attenzione verso i presidi ospedalieri minori, la situazione è altrettanto sconvolgente”. E ancora: “L’ospedale di Francavilla Fontana sta perdendo reparti e personale di giorno in giorno, a discapito dei cittadini, fino a situazioni paradossali e assurde come dover partorire in auto”. “A Ostuni, il presidio ospedaliero è diventato di pertinenza esclusivamente internistica, perdendo de facto anche l’etichetta di ospedale di base”. 

“E l’elenco potrebbe continuare a lungo – sostengono i sindacalisti - ma già questo dovrebbe bastare per mostrare quanto oscuro sia l’orizzonte che si profila: forse è venuto il momento di mettere da parte le parole, di non moltiplicare i momenti discorsivi, e di rimboccarsi le maniche per fare qualcosa di concreto che dia il segnale che l’azienda è attiva e pronta a combattere contro la tempesta che si sta abbattendo sul tutto il sistema sanitario”. 

“All’utenza e al personale serve un segnale che questa volta si farà di tutto per far cambiare le cose. E non si raggiunge questo traguardo solo con le parole. Abbiamo, tutti noi, bisogno di fatti, di qualcosa che sia misurabile, che abbia quel solido valore concreto che lascia il segno”.  “Per questo non possiamo accettare - insistono i sindacati - che il primo atto deliberativo sia quello che ci siamo trovati di fronte. Non abbiamo bisogno di gruppi di lavoro ulteriori, ma di costruire una roadmap per uscire (o almeno tentare) da questo campo minato che è diventata la Sanità. E ne abbiamo bisogno adesso”.  “E finora – concludono- non vediamo niente che ci faccia ben pensare”. 

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