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Storia di cozze, calamari e di un porto che vuole vivere

BRINDISI – Era considerato un porto perduto, insignificante dal punto di vista ambientale, sovrastato dagli interessi e dagli scarichi delle grandi industrie. Invece quello di Brindisi non solo è diventato un anfiteatro d’acqua per gli sport velici con pochi eguali, ma continua a dimostrarsi vitale anche dal punto di vista biologico. Molti dovrebbero cambiare i propri studi di impatto ambientale, e prima di gettare altro cemento in mare bisognerebbe pensarci due volte. Chissà se così sarà. Intanto la vita, sottacqua, continua: nel porto esterno, dalla parte opposta ai moli industriali, alla centrale Edipower e al Petrolchimico, in un settore abbandonato da due anni di un allevamento di mitili i calamari hanno deciso di deporre a milioni le loro uova.

BRINDISI – Era considerato un porto perduto, insignificante dal punto di vista ambientale, sovrastato dagli interessi e dagli scarichi delle grandi industrie. Invece quello di Brindisi non solo è diventato un anfiteatro d’acqua per gli sport velici con pochi eguali, ma continua a dimostrarsi vitale anche dal punto di vista biologico. Molti dovrebbero cambiare i propri studi di impatto ambientale, e prima di gettare altro cemento in mare bisognerebbe pensarci due volte. Chissà se così sarà. Intanto la vita, sottacqua, continua: nel porto esterno, dalla parte opposta ai moli industriali, alla centrale Edipower e al Petrolchimico, in un settore abbandonato da due anni di un allevamento di mitili i calamari hanno deciso di deporre a milioni le loro uova.

Lo hanno scoperto i ragazzi della cooperativa Europesca, la stessa che lo scorso anno fece causa a Brindisi Lng per difendere il proprio impianto di mitilicoltura dagli effetti della presenza di un gigantesco rigassificatore. E che ora si prepara a difendersi anche dal  progetto del molo crociere alla radice di Punta Riso, che dimezzerebbe la sua area vitale. Storie di una Brindisi minore, in cui è passato anche un protagonista di recenti vicende giudiziarie, quel Giuseppe Tedesco accusato dal cognato, l’ex killer della Scu e poi pentito, Vito Di Emidio.

Il settore dove i calamari hanno deposto le uova era quello curato da lui, che nell’ultimo periodo della sua vita da libero, prima della cattura su rivelazioni del cognato che gli attribuisce tre degli otto delitti di cui si sta occupando la Corte d’Assise di Brindisi in un processo in corso, si era messo a lavorare con la Europesca assieme ad un fratello. E, racconta il presidente della cooperativa, Michele Petracca, Tedesco non era certo tipo da tirarsi indietro se c’erano mare e vento forti, o pioggia. La sua forza fisica gli consentiva di stare in acqua senza troppi problemi.

L’arresto di Tedesco, qualche problema organizzativo della cooperativa hanno fatto sì che la concessione per gli impianti di mitili a Punta Riso, più vicina a terra di quello di un’altra azienda, rimanesse senza cure costanti per un paio d’anni. In questi mesi la ripresa, con altri ragazzi e altri progetti. Ma cominciando dalla guerra contro le orate, che nel frattempo avevano fatto a pezzi la maggior parte delle reste con i mitili destinati alla crescita. A Europesca hanno dovuto inventarsi una rete (quella che costituisce le reste e contiene i mitili) a prova di orate, trattata in maniera tale da respingere questi pregiati ma insaziabili pesci, capaci di creare danni seri agli impianti di Mytilus galloprovincialis.

Poi è cominciata la pulizia delle ventie, le cime subacquee sostenute da boe dove si appendono le reste con i mitili, che intanto si erano incrostate seriamente. E’ stato così che ci si è accorti che nel settore affidato alle cure di Giuseppe Tedesco le ventie e le reste erano ormai colonizzate totalmente da uova deposte dai calamari, che in questo punto a ridosso della Diga di Punta Riso avevano trovato corrente, temperatura e giusto livello di ossigenazione delle acque. Proprio lì, di fronte al porto industriale, come si trattasse di una riserva marina. Ha un cuore forte, questa parte del bacino portuale di Brindisi, cui si può aggiungere anche l’area occupata nel porto medio dal nuovo marina: orate, spigole, pesci serra, ricciole, lampughe, mitili, calamari.

Europesca non toccherà le uova. “Preferiamo rinviare il recupero del settore che curava Giuseppe Tedesco, sino a quando le uova saranno schiuse”, annuncia Michele Petracca. Di biologi marini, qui non se ne sono visti. Sopperisce la conoscenza del mare di chi ci lavora, che ormai non è più empirica come una volta, ma zeppa di cognizioni tecniche e soprattutto di convinzioni precise, in difesa degli equilibri ambientali.

La cooperativa vuole riorganizzare e rilanciare la piccola pesca a Brindisi, antichi mestieri come quello della mitilicoltura. E – questa è una anticipazione – è molto probabile che presto possa avere anche una mano dalla Marina Militare, che sarebbe disposta a cedere a Europesca una trentina di barchini d’assalto dei fucilieri del “San Marco” da dismettere, buoni scafi Boston Whaler che possono degnamente servire anche le attività lavorative. E intanto, auguri ai milioni di calamari che nasceranno nelle combattute acque brindisine.

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