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Brindisi Lng taglia 22 posti di lavoro e accusa le istituzioni locali contrarie al rigassificatore

BRINDISI – Gli anni di stop al progetto del rigassificatore che British Gas vuole realizzare a Capo Bianco, nel porto industriale di Brindisi, provocano per la seconda volta un ridimensionamento drastico del personale negli uffici di Brindisi Lng, la società che il colosso energetico britannico ha costituito per gestire l’operazione. La notizia arriva dalla stessa Brindisi Lng, che scarica la responsabilità dei tagli sull’opposizione incontrata a Brindisi da parte delle amministrazioni locali, e ancora una volta bolla come minoritaria la posizione del fronte del no al progetto, parlando di !azione di poche persone”.

BRINDISI – Gli anni di stop al progetto del rigassificatore che British Gas vuole realizzare a Capo Bianco, nel porto industriale di Brindisi, provocano per la seconda volta un ridimensionamento drastico del personale negli uffici di Brindisi Lng, la società che il colosso energetico britannico ha costituito per gestire l’operazione. La notizia arriva dalla stessa Brindisi Lng, che scarica la responsabilità dei tagli sull’opposizione incontrata a Brindisi da parte delle amministrazioni locali, e ancora una volta bolla come minoritaria la posizione del fronte del no al progetto, parlando di azione di poche persone”.

E’ l’attuale direttore di Brindisi Lng, Enrico Monteleone, il protagonista della sortita che almeno presso la Regione Puglia e il Comune di Brindisi otterrà l’effetto esattamente opposto a quello dichiarato, cioè la ripresa di un dialogo. Anche perché Monteleone chiama all’azione i settori sia della politica che del mondo del lavoro favorevoli invece al progetto per sostenerlo, quindi anche contro la posizione espressa dalle assemblee elettive, cosa che mai alcuna azienda si è permessa di fare a Brindisi.

Tutto ciò avviene mentre dal 16 aprile sono visibili presso Comune, Provincia, Regione Puglia, ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali – il periodo di consultazione è di 45 giorni – i progetti delle integrazioni e modifiche imposte al progetto originario dalla Commissione Via nazionale, e principalmente quella dell’interramento per 30 metri dei due giganteschi serbatoi cilindrici del metano, altri poco meno di 60 metri per 80 di diametro. Costi e tempi di realizzazione, quindi, accresciuti di parecchio in caso di autorizzazione definitiva al progetto, che comunque Monteleone quantifica in quattro anni.

Non è ancora ufficiale invece la data della conferenza nazionale dei servizi, l’ultima, in cui tutti i soggetti interessati saranno chiamati ad esprimere nuovamente il proprio parere prima che il governo conceda o meno l’autorizzazione definitiva all’impianto che dovrebbe trattare 8 miliardi di metri cubi l’anno di gas naturale.

“Nel corso di un incontro con i sindacati, Brindisi Lng ha annunciato la necessità di dover fare a meno di 22 posti di lavoro, in maggioranza dipendenti locali che saranno posti in cassa integrazione. Tale numero corrisponde a quasi due terzi dei 35 addetti che oggi lavorano, a vario titolo, negli uffici di Brindisi Lng. Tale decisione – afferma Monteleone nel comunicato - è stata assunta in seguito alle continue azioni di ritardo messe in atto dalle amministrazioni locali per ostacolare la definitiva convalida del progetto del rigassificatore di Capo Bianco”.

“E’ con profondo rincrescimento che siamo costretti ad annunciare questa pesante riduzione di risorse. Abbiamo l’intenzione – prosegue Monteleone - di fare tutto il possibile per portare a termine il progetto del rigassificatore al più presto. Comunque, non potevamo continuare a lungo a sostenere le ingenti spese legate ad un investimento che sta subendo continui ritardi soprattutto a causa di azioni da parte delle amministrazioni locali che hanno l’obiettivo di bloccare un progetto che potrebbe portare concreti benefici economici e nuovi posti di lavoro a Brindisi e alla Puglia”.

“Una volta rimossi gli ostacoli irragionevoli che oggi ritardano lo sviluppo del progetto, Brindisi Lng – assicura il direttore generale - intende naturalmente recuperare i posti di lavoro oggi perduti e anzi accrescerli. Il terminale di rigassificazione di Brindisi creerà circa 1000 posti di lavoro per ognuno dei 4 anni di costruzione necessari per la realizzazione dell’impianto e dozzine di impieghi permanenti una volta che l’impianto entrerà nella fase di esercizio, senza menzionare le nuove opportunità di impiego legate alle ricadute  sull’indotto e al possibile sviluppo della catena del freddo”.

“Mi auguro che le autorità locali vogliano iniziare un dialogo con Brindisi Lng e si possa quindi aprire una chiara e franca discussione per sviluppare il nostro progetto a beneficio  della comunità locale, di Brindisi e della Puglia - ha aggiunto Monteleone – Ci aspettiamo inoltre che tale grave decisione faccia riflettere e sia di sprone a intervenire per tutti coloro, politici e non, che appoggiano il nostro progetto e sono interessati allo sviluppo della città e della Regione”.

“Sarebbe grave – conclude Monteleone – e causa di grande rammarico se le azioni di poche persone provocassero la perdita di così numerosi benefici locali.  Brindisi Lng rimane determinata nella sua volontà di realizzare questo progetto”. La nota porta in calce l’affermazione che il terminale di rigassificazione di Brindisi sarà in grado di importare circa il 10% dell’attuale domanda italiana di gas naturale e rappresenta quindi un significativo contributo alla sicurezza delle forniture energetiche dell’Italia.

Ancora una volta, quindi, un’operazione nata dall’esigenza di British Gas di dotarsi in Mediterraneo di un terminal di collegamento alla rete europea di metanodotti, viene proposta come esigenza strategica per l’Italia. Certo lo scenario non è più favorevole come nel 1999, quando l’operazione partì anche con iniziative attualmente all’esame del tribunale di Brindisi per casi di corruzione e falso che hanno determinato il sequestro del cantiere di Capo Bianco il 12 febbraio 2007.

In Egitto, dove si trovano le concessioni metanifere di British Gas, la situazione politica è incerta anche se ad interim governa una giunta militare. Il mercato internazionale del gas è fermo e con esso le grandi infrastrutture progettate. Il raddoppio del gasdotto tra il Sud e il Nord Italia (Brindisi-Minerbio) sta incontrando forti resistenze in Abruzzo, Marche ed Umbria dove attraversa zone da un lato ad elevato rischio sismico, dall’altro di pregio paesaggistico e ambientale.

Oltre al peso di congiunture varie, i tagli al personale degli uffici di Brindisi Lng a Brindisi quindi sono esattamente il risultato di scelte e strategie aziendali che non potevano non inserire nell’equazione dei tempi del nuovo iter autorizzativo la legittima opposizione dei governi locali. Le stesse che hanno indotto la società e British Gas a trasferire a suo tempo in Kazakistan il predecessore di Monteleone.

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