BRINDISI - A quasi dodici anni dalla scomparsa del 27enne Giuliano Maglie, la prova del Dna sui resti ritrovati in Montenegro su indicazione del killer Vito Di Emidio, restituisce la verità ai familiari del giovane contrabbandiere ucciso per ordine di Bullone. I prelievi sui resti sono stati comparati geneticamente al Dna della mamma di Maglie, Michela Cosi. Il risultato è lampante. Lapidarie le conclusioni del maresciallo dei Ris Cristiano Franchi che il 21 marzo scorso ha depositato la perizia richiesta dalla corte d'assise di Brindisi, sulla scorta delle analisi condotte sia sul Dna nucleare che sul Dna mitocondriale: “Non solo non si può escludere che Michela Cosi sia la madre del soggetto cui appartenevano in vita i resti scheletrici oggetto della perizia ma si ritiene che tale ipotesi sia adeguatamente sostenuta dai dati genetici”.
BRINDISI - Il presidente della Corte d’Assise Gabriele Perna lo aveva annunciato: “Il professore Dell’Erba deve spiegarci non solo perché la perizia sul cadavere ritrovato in Montenegro non è stata depositata entro i termini previsti, ma soprattutto perché, addirittura, le operazioni peritali non sono nemmeno iniziate. E dovranno essere ottime ragioni, altrimenti questa corte provvederà a comminare il massimo dell’ammenda possibile”. Detto fatto. Il docente di Medicina legale dell’Università degli studi di Bari, Alessandro Dell’Erba, chiamato ad effettuare l’analisi comparata del Dna sui resti cadaveri che il pentito Vito Di Emidio attribuisce a Giuliano Maglie, è stato condannato a pagare il massimo dell’ammenda prevista dalla legge, 1.549 euro.
BRINDISI - Perché la giustizia italiana si muove a passi tardi e lenti? Una delle risposte è quella arrivata nel pomeriggio nel gelo dell’aula bunker del tribunale di Brindisi, dove otto imputati alla sbarra hanno ingollato tre mesi in surplus di custodia cautelare, attendendo invano il deposito della perizia che dovrebbe stabilire l’identità del cadavere ritrovato in Montenegro su indicazione del pentito Vito Di Emidio.
BRINDISI - Slitta il deposito della perizia genetica che dirà se quello ritrovato nel 2003 in Montenegro è il cadavere di Giuliano Maglie. Il perito chiede tempo fino a novembre, rinviando il verdetto atteso da uno su tutti gli imputati alla sbarra trascinati dal pentito-smemorato Vito Di Emidio, alias Bullone, primo accusatore del cognato Giuseppe Tedesco, additato come autore delitto consumato nel giugno 1999 a Bar, in Montenegro.
BRINDISI – Affidata la perizia sul Dna dei resti trovati tempo fa a Bar, in Montenegro, che vengono attribuiti a Giuliano Maglie, ucciso nel giugno del 1999, secondo l’accusa da Giuseppe Tedesco su incarico del cognato Vito Di Emidio. Dinanzi alla Corte di assise (presidente Perna, giudice Aliffi) questa mattina ha giurato il prof. Dell’Erba che effettuerà il prelievo del Dna sui resti scheletrici rinvenuti a Bar e sulla madre e i due fratelli di Giuliano Maglie. Dovrà quindi effettuare la comparazione e stabilire con certezza se si tratta dei resti di Maglie.
BRINDISI – I colpi di scena si susseguono nelle vicende della Scu brindisina. Dopo la vicenda dei resti dello slavo che secondo l’accusa sarebbe stato fatto ammazzare in Montenegro dall’ostunese Francesco Prudentino, il “dottore” del contrabbando di sigarette, ieri dal Montenegro è arrivata un’altra notizia bomba. E’ giunta a margine del processo che si sta svolgendo in Corte di Assise di Brindisi nel quale si giudicano dodici omicidi dei “diciannove, venti, forse ventuno”, nemmeno lui ricorda il numero preciso, che Vito Di Emidio, il “bullone” del quartiere Sant’Elia, killer feroce, spietato, ha commesso nel corso della sua carriera. Prima che, come gran parte dei capi della Scu, diventasse collaboratore di giustizia.