"Barocco Festival": a San Vito i mottetti sacri di Leonardo Leo
Il «Barocco Festival Leonardo Leo» riprende il suo filo di concerti e lo fa in tema con il format di questa XVIII edizione, che alterna appuntamenti musicali a momenti di studio e di approfondimento: e così, dalla sala conferenze si torna ancora a quella musicale. Di nuovo protagonista, domenica 6 settembre alle ore 21, il Chiostro dei Domenicani a San Vito dei Normanni, sede del concerto «Divine bellezze. I mottetti sacri di Leonardo Leo».
L’orchestra baroque «La Confraternita de’ Musici» accompagna Paolo Lopez, sopranista tra i più celebri al mondo, per eseguire tre mottetti sacri del caposcuola di San Vito dei Normanni, proposti in prima esecuzione moderna e oggetto di una registrazione discografica. Nell’ensemble anche un primo violino d’eccezione, Francesco D’Orazio, apprezzato specialista di violino barocco e contemporaneo.
I mottetti sacri traggono ispirazione dai testi biblici, al punto che in un dato periodo storico, dalla seconda metà del Seicento fino agli inizi dell’Ottocento, la musica supera le arti figurative nel divenire interprete della Bibbia. Ma la vita musicale napoletana nel XVIII secolo, così come in ogni altra epoca della sua storia, si svolge in una mescolanza di sacro e profano, come testimoniano diversi studi che hanno approfondito la “spettacolarità” napoletana.
Così, la forma compositiva del mottetto porta gradualmente a privilegiare i testi in latino sempre meno aderenti alle Scritture. Scorrendo i cataloghi delle opere dei compositori di quel secolo si osserva che se agli inizi ancora erano riportati testi dei salmi, o di parti di messa da musicare in forma di mottetto secondo lo stile antico, più avanti si vanno diffondendo testi rimaneggiati con un latino ibrido che creano forte disappunto fra le alte sfere ecclesiastiche.
Disappunto che culmina in un decreto patriarcale, siamo nel 1628, con il quale la Chiesa fa viva raccomandazione affinché non fosse permesso «che nelle [...] Chiese, Oratorij, o Capelle, nelle Musiche che si faranno si cantino altre parole, che quelle della Sacra scrittura admesse dalla Santa Chiesa Cattolica Romana». Si giunge in questo modo alla proibizione di «cantar parole inventate da nuovo, et non descritte sopra Libri Sacri». Ma i divieti poco valgono ad arginare il fenomeno e a Napoli, come a Venezia, si diffondono presto i mottetti allegorici, che evocano suggestioni teatrali. In effetti col tempo i mottetti, scritti per cappelle e confraternite e non più vincolati ai testi liturgici, decadono contestualmente al predominio preso dall’opera teatrale, tantoché nell’Ottocento non vi è quasi più differenza con le arie melodrammatiche e con le romanze.
Tra il 1719 e il 1744, anno della sua morte, Leonardo Leo scrive oltre centotrenta lavori destinati al servizio divino, di questo periodo fanno parte i tre mottetti che saranno eseguiti nel corso della serata nel Chiostro dei Domenicani: «Cessat vani fragores», «Prata colles plante flores», «In summo coeli trhono», quest’ultimo mutilo e datato aprile 1728. Nelle due fughe emerge il Leo didatta, quello che risale alla carica di primo maestro in due dei quattro conservatori, Sant’Onofrio a Capuana e, negli ultimi anni della sua carriera, alla Pietà de’ Turchini.
DIVINE BELLEZZE
I mottetti sacri di Leonardo Leo
Paolo Lopez sopranista
Orchestra barocca
La Confraternita de’ Musici
direttore al cembalo Cosimo Prontera
violino principale Francesco D’Orazio
violino secondo Cristiano Brunella
viola Francesco Masi
violoncello Claudio Mastrangelo
tiorba Giuseppe Petrella
contrabbasso Maurizio Ria